venerdi 27 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Deborah Fait
Commenti & TG news watch
<< torna all'indice della rubrica
Gli LGBT internazionali discriminano i gay israeliani 02/11/2024

Gli LGBT internazionali discriminano i gay israeliani
Commento di Deborah Fait

Unico paese nel Medio Oriente a riconoscere i diritti dei gay, Israele viene discriminato dall'associazione internazionale lesbiche e gay ILGA che ha escluso Tel Aviv dal novero delle città dove tiene la sua conferenza annuale. E sospende Agudà, l'associazione israeliana della comunità LGBT israeliana. Anche in Italia, a sinistra, si diffondono atteggiamenti simili.

L’associazione internazionale lesbiche e gay, ILGA World, ha escluso Tel Aviv dalle possibili sedi per le prossime conferenze internazionali e ha, all’unanimità, sospeso l’adesione di Agudà, l’organizzazione ombrello della comunità LGBT israeliana. Attualmente ILGA World sostiene le organizzazioni LGBT in Russia, Iran e Uganda. La Russia è al 145° posto nella classifica di LGBT internazionale, l’Iran è al 192° posto, l’Uganda al 179°. Israele è al 44° posto su 193 paesi, cioè tra i paesi più gay friendly del mondo (Fonte Setteottobre). La Palestina è addirittura dietro la Russia, Arabia Saudita, il Congo, anni fa era al 160° posto su 170 paesi. Dal 7 Ottobre si sono scatenate ondate di odio antisemita mai viste prima, nemmeno negli anni 30 del secolo scorso, e tra i più fanatici odiatori possiamo mettere ai primi posti i gay, le lesbiche e tutta la comunità LGBT del mondo, oltre ai movimenti studenteschi e le femministe. Tutti contro l’unico paese del Medio Oriente gay friendly. Il movimento “Queer for Gaza” è molto attivo, il suo slogan è sempre quello, “Dal fiume al mare- Palestina libera”, cioè un Medio Oriente senza Israele. Durante l’anno sono state fatte migliaia di manifestazioni dove si urlavano slogan antisemiti, si bruciavano bandiere di Israele, non si permetteva a ebrei di partecipare, pestandoli all’occorrenza, e in ogni corteo, con le bandiere dalla Palestina, non mancavano mai quelle arcobaleno. È molto triste dirlo ma nelle manifestazioni cui abbiamo assistito in quello che dovrebbe essere un mondo civile e colto, i movimenti antisemiti sempre presenti erano: Lgbt, Black Lives Matter, i gruppi femministi e altri che inneggiavano alla resistenza del 7 Ottobre e condannavano come genocidio la reazione israeliana ai pogrom bestiali che hanno devastato 22 kibbutzim. Gli odiatori di Israele arrivano a negare la fobia araba verso gli omosessuali, non parlano mai del gran numero di gay che Hamas, appena preso il potere a Gaza,  ha scaraventato giù dai tetti dei palazzi. Non parlano, ma in verità non lo fa nessuno,  delle persecuzioni che subiscono dai palestinesi. Nemmeno il Papa accusa gli arabi di perseguitare le minoranze religiose. Non accennano ai gay che per salvarsi la vita devono scappare in Israele dove possono vivere protetti. Gli arabi non si toccano e i palestinesi, in particolare, si santificano. Gli fai notare che Israele è un’oasi di pace e sicurezza per omosessuali e lesbiche ma non ascoltano, è come parlare al muro. I fanatici dell’odio anti-israeliano e anti-ebraico provano fastidio se messi di fronte a questa verità e, siccome sono dei vigliacchi bugiardi, dicono che Israele fa finta, pink washing lo chiamano, per dare al mondo un’ immagine buona di sé nonostante i suoi “crimini” contro i palestinesi. Sembra di vivere in un mondo molto strano, siamo attaccati da tutte le parti e i benpensanti ci dicono che non dobbiamo difenderci perché allargheremmo il conflitto e allora chissà cosa potrebbe accadere. Hamas da una parte e Hezbollah dall’altra, dettano le condizioni per eventuali impossibili tregue e le grandi potenze, America e Europa,  si inchinano ai loro voleri. Dei morti israeliani non parla nessuno, degli sfollati israeliani ancora meno, delle terre bruciate e delle case distrutte nessuno fa cenno. Cavoli nostri, purchè si stia buoni ad aspettare il grande attacco iraniano promesso da Khamenei. Parlano solo della fame a Gaza: insistente, nemmeno una parola sul fatto che Hamas requisisce i Tir dell’ONU e poi vende i prodotti al mercato nero. E poi i morti! Secondo loro, i giornalisti i politici, e tutti quelli che condannano Israele, sembra che tutti i morti siano civili. E i terroristi allora dove sono? Hamas era composta da decine di migliaia di adepti, ne sono rimasti qualche centinaio. Dove sono gli altri se Israele ammazza solo i civili, in special modo, non dimentichiamolo mai,  solo donne e bambini? Non abbiamo mai visto un cimitero, mai una tomba, solo numeri sparati a caso da Hamas cui evidentemente tutti credono ciecamente. Il Gay pride si è trasformato in Gaza pride e, l’onorevole Zan, politico padovano e esponente di LGBT, era andato a Gaza per portare la sua personale solidarietà ( e fare una figuraccia)all’organizzazione che gli omosessuali li ammazza. Una cosa è certa, arriverà il giorno in cui tutti coloro che hanno bestemmiato le peggiori cose contro Israele, si pentiranno della solidarietà data ai tagliagole assassini di Gaza. Io faccio come il cinese lungo il fiume e aspetto.

Deborah Fait
Deborah Fait


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT