Unrwa e Onu devono essere smantellati Analisi di Ben-Dror Yemini
Testata: israele.net Data: 26 ottobre 2024 Pagina: 1 Autore: Ben-Dror Yemini Titolo: «Il mondo non capisce che l’UNRWA è dannosa e deve essere smantellata»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Ben-Dror Yemini tradotta da YnetNews dal titolo "Il mondo non capisce che l’UNRWA è dannosa e deve essere smantellata".
Una volta, tanto tempo fa, le Nazioni Unite lanciarono un’agenzia per i profughi chiamata UNKRA, cosa diversa dall’UNRWA benché ad essa simile.
L’UNKRA venne istituita nell’ottobre 1950 come Agenzia delle Nazioni Unite per la Ricostruzione della Corea, con l’obiettivo di aiutare la ripresa della Corea e rispondere alle esigenze di tre milioni di profughi sfollati a causa della guerra.
In pratica, l’UNKRA iniziò le sue operazioni solo nel 1953 dopo la fine della guerra, con un budget inferiore a 200 milioni di dollari (meno di 2 miliardi di dollari in valuta odierna) e concluse la sua missione nel 1958.
Nel frattempo, un anno prima dell’UNKRA, era nata l’UNRWA, l’agenzia per i profughi palestinesi, in base alla risoluzione 302 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvata nel dicembre 1949. Questa risoluzione si basava in parte sulla risoluzione 194, quella che conferirebbe ai profughi palestinesi un “diritto al ritorno” (in realtà, nel testo della 194 non compare mai la locuzione right of return “diritto al ritorno” ndr).
Vale la pena ricordare che tutti i paesi arabi si opposero sia alla risoluzione di spartizione (che prevedeva due stati, uno ebraico e uno arabo ndr), sia alla risoluzione 194 perché rifiutavano dell’esistenza stessa di un qualunque stato ebraico, e dunque anche il ritorno dei profughi che era condizionato al riconoscimento di tale stato.
Ciò non ha impedito ai palestinesi di continuare a sostenere con zelo la risoluzione 194, concentrandosi solo sugli articoli del testo che fanno loro comodo.
In ogni caso l’UNRWA avrebbe dovuto riabilitare i profughi e risolvere il problema, sulla base di ripetute risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La maggior parte dei profughi, sia quelli fuggiti che quelli espulsi, erano finiti in regioni di cui condividevano la lingua, la cultura, la religione e spesso legami familiari. Inoltre, la maggior parte di loro si ritrovava nelle stesse aree, la striscia di Gaza e la Cisgiordania, che erano destinate dal piano di spartizione delle Nazioni Unite allo stato arabo (che solo anni dopo sarebbe diventato noto come “palestinese”).
Eppure, nessuna delle risoluzioni originarie delle Nazioni Unite si è concretizzata. Oggi i profughi sono diventati una questione di discendenza ereditaria invece che una crisi immediata. Gli stati arabi si sono opposti a qualsiasi tentativo di integrare questi arabi, che erano loro parenti. La decisione presa divenne di fatto quella di perpetuare all’infinto il loro status di profughi.
Qua e là ci furono alcuni tentativi di riabilitazione. Nel loro illuminante libro The War of Return, Einat Wilf e Adi Schwartz raccontano l’iniziativa di Musa Alami, una figura di spicco tra gli arabi palestinesi che nei primi anni ’50 fondò una prospera fattoria vicino a Gerico. Questa fattoria sosteneva centinaia di famiglie, ospitava una scuola e un centro per bambini orfani e ottenne persino accordi di esportazione internazionali.
Tuttavia, la creazione di una fiorente fattoria fu vista come un tradimento della narrazione basata sulla vittimizzazione. Adeguatamente aizzata, una folla di arabi la assalì, lasciando dietro di sé distruzione e rovina.
La fattoria, in forma molto ridotta, esiste ancora oggi. Ma l’UNRWA cedette alla pressione araba e non ci furono più riabilitazione, reinsediamento o iniziative economiche, e nessuna uscita dai campi profughi.
Anzi, tutto il contrario. Il giornalista David Bedein ha condotto numerose indagini che dimostrano come le istituzioni educative dell’UNRWA siano diventate terreno fertile per indottrinare all’odio contro Israele, continuando ad alimentare illusioni sul “diritto al ritorno”.
Decine di milioni di persone sono diventate profughe nel secolo scorso. Non hanno avuto alcun “diritto al ritorno”. Anche gli ebrei subirono una dura nakba dall’Europa e un’altra dai paesi arabi. Sono stati espulsi, le loro proprietà confiscate. Ma non avevano un’agenzia Onu specifica per loro, dedita ad alimentare l’odio sostenendo distruzione e terrorismo. I palestinesi, invece, hanno avuto proprio questo.
Non c’era bisogno di aspettare il 7 ottobre per rendersi conto che sotto l’egida dell’UNRWA era stato creato un mostro a supporto del terrorismo.
Sono state raccolte una serie di testimonianze sul coinvolgimento di dipendenti dell’UNRWA sia nel massacro del 7 ottobre, sia nelle attività terroristiche di Hamas, nonché sull’uso da parte di Hamas delle strutture dell’UNRWA.
A settembre, Israele ha neutralizzato Fathi Al-Sharif, un uomo che svolgeva il ruolo di coordinatore tra Hamas e Hezbollah in Libano benché il suo stipendio fosse pagato dall’UNRWA, dalla quale era magnanimamente definito “preside” di una scuola dell’UNRWA nonché presidente dell’Unione degli insegnanti dell’UNRWA in Libano. Davvero un educatore esemplare.
E’ in questo contesto che ora vengono avanzate due proposte di legge dai parlamentari israeliani Boaz Bismuth e Yulia Malinovsky, volte a recidere i legami di Israele con l’UNRWA e revocare l’immunità internazionale dell’agenzia. Anche membri dell’opposizione hanno sottoscritto la seconda proposta.
Tuttavia, c’è da dubitare che queste leggi verranno approvate poiché sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea stanno esercitando pressioni insostenibili per impedire che passino. Anche in una lettera dei Segretari di Stato e della Difesa degli Stati Uniti, Blinken e Austin, che minacciano un embargo, compare la chiara richiesta di congelare i processi legislativi contro l’UNRWA.
Una vera sventura, giacché troppe volte non solo i circoli estremisti, ma anche i leader dei paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, contribuiscono a perpetuare il problema dei profughi e la propaganda contro Israele e, in sostanza, a finanziare un’agenzia delle Nazioni Unite che alimenta e aiuta il terrorismo.
I paesi occidentali sostengono una soluzione di pace con due stati per due popoli. Ma come si può raggiungere questa pace quando le istituzioni dell’UNRWA educano all’eliminazione di Israele? Come si può sostenere un’agenzia delle Nazioni Unite le cui strutture vengono utilizzate da Hamas? Come si può sostenere un’agenzia che programmaticamente perpetua la miseria?
Questa agenzia che sostiene il terrorismo merita di essere smantellata: non per ostacolare le prospettive di un accordo di pace, ma piuttosto per eliminare uno dei principali ostacoli a qualsiasi accordo e aprire la strada a un’agenzia come l’UNKRA che sostituisca definitivamente l’UNRWA.
(Da: YnetNews, 22.10.24)
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