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Libero Rassegna Stampa
16.10.2024 Ci mancava Erdogan
Commento di Mauro Zanon

Testata: Libero
Data: 16 ottobre 2024
Pagina: 8
Autore: Mauro Zanon
Titolo: «Ci mancava Erdogan: Turchia pronta a fermare Bibi»

Riprendiamo LIBERO di oggi, 16/10/2024, pag. 8, con il titolo "Ci mancava Erdogan: Turchia pronta a fermare Bibi", la cronaca di Mauro Zanon

Mauro Zanon
Mauro Zanon

Erdogan, alla "Conferenza per il futuro della Palestina", minaccia la guerra contro Israele. Dopo vari tentativi di disgelo, il presidente turco continua a sposare la causa islamica. Ed è un membro della Nato, questo è l'aspetto più incredibile. Noi, come suoi alleati ufficiali, non abbiamo nulla da dire?

Dopo vari tentativi di disgelo che lasciavano intravedere uno spiraglio di normalizzazione, i rapporti tra il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sono ai minimi storici. Dall’incursione terrestre dell’esercito dello Stato ebraico (Idf) in Libano, la retorica anti-israeliana di Erdogan è diventata sempre più violenta. «La Turchia ha preso tutte le misure necessarie contro la minaccia imminente rappresentata da Israele», ha dichiarato Erdogan durante la Conferenza sul Futuro della Palestina tenutasi ad Ankara. Nel suo discorso, il presidente turco ha affermato che «la politica di genocidio» di Israele, iniziata a Gaza il 7 ottobre dello scorso anno e ora estesasi al Libano, ha mostrato all’umanità il «vero volto del sionismo». «Gaza è come un enorme campo di concentramento con una popolazione di 2 milioni di persone, a causa degli attacchi violenti di Israele», ha affermato Erdogan. I bombardamenti sulla popolazione civile hanno inasprito la retorica di Erdogan, presidente di un Paese fortemente filopalestinese. «Diremo apertamente al mondo i crimini commessi da Israele sionista. Al momento, stiamo monitorando ogni passo che Israele ha compiuto o potrebbe compiere nei confronti della Turchia attraverso la nostra agenzia di intelligence, dalla A alla Z», aveva dichiarato domenica parlando con i giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale mentre rientrava dalle sue visite in Serbia e Albania.
Per il leader turco, è ora chiaro che Israele stia puntando a espandersi in Medio Oriente e «ha già messo gli occhi sull’Anatolia». Il presidente turco, in questi giorni, ha alzato la voce anche contro le organizzazioni internazionali, a partire dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si sono rivelati impotenti dinanzi a Netanyahu.
«Gli attacchi e le minacce da parte di Israele a soldati schierati per una missione di pace sono sufficienti a far capire la gravità della situazione. Il fatto che l’Onu non sia in grado nemmeno di proteggere i propri militari è motivo di vergogna e preoccupazione. I tank israeliani entrano in una zona sotto il controllo Unifil e aprono il fuoco, ferendo anche dei soldati mentre il Consiglio di Sicurezza sta seduto in poltrona a guardare. Torno a dire che è l’intero sistema che andrebbe cambiato», ha attaccato.
La scorsa settimana, in occasione del primo anniversario dei massacri di Hamas in Israele del 7 ottobre, Erdogan aveva già utilizzato parole incendiarie contro Israele. «Non bisogna dimenticare che Israele prima o poi pagherà il prezzo di questo genocidio che sta portando avanti da un anno e che continua tuttora», aveva scritto sul suo account X. «Così come l’alleanza comune dell’umanità ha fermato (Adolf) Hitler, (Benjamin) Netanyahu e la sua rete omicida saranno fermati allo stesso modo», aveva aggiunto l’autocrate turco, tornando a paragonare il premier israeliano al dittatore nazista.
Erdogan aveva già fatto allusione a un conflitto armato con Israele quest’estate. A una conferenza del suo partito, Giustizia e Sviluppo (Akp), tenutasi lo scorso 28 luglio, Erdogan aveva dichiarato che per prevenire questa eventualità «noi turchi dobbiamo essere molto forti per indurre Israele a smettere di colpire Hamas ed Hezbollah. Proprio come siamo entrati nel Nagorno Karabakh, proprio come siamo entrati in Libia, potremmo fare lo stesso con lo Stato ebraico. Non c’è nulla che non possiamo fare. Dobbiamo solo essere forti e uniti per procedere in questa direzione».

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