Testata: Libero Data: 14 ottobre 2024 Pagina: 4 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Hezbollah va all'attacco: 67 feriti vicino a Haifa. Bibi a Unifil: 'Spostatevi! I jihadisti vi sfruttano'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/10/2024, a pag. 16, con il titolo "Hezbollah va all'attacco: 67 feriti vicino a Haifa. Bibi a Unifil: 'Spostatevi! I jihadisti vi sfruttano'", la cronaca di Amedeo Ardenza
Hezbollah è ferito ma non ucciso. Con ancora un terzo delle riserve missilistiche e di droni, il gruppo terrorista anche ieri ha attaccato la zona di Binyamina, nel distretto di Haifa causando 67 feriti di cui quattro gravi. È uno degli attacchi più pesanti mai condotti.
Per questo Israele non lascerà che Hezbollah ristabilisca la sua presenza nel sud del Libano, come ha promesso in una nota il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. I villaggi del sud del paese dei Cedri, ha spiegato il ministro, «sono obiettivi militari che nascondono tunnel sotterranei e depositi di armi: le nostre truppe vi hanno trovato centinaia di lanciarazzi (Rpg), munizioni e missili anticarro. Le Israel Defense Forces (Idf) stanno distruggendo queste armi sopra e sottoterra». L’eliminazione di Hezbollah dalla regione, ha spiegato Gallant, «è essenziale per garantire la sicurezza delle comunità settentrionali di Israele».
Il massacro di civili israeliani del 7 ottobre da parte di Hamas ha rotto quell’equilibrio armato con Hamas al sud e con Hezbollah al nord, convincendo Israele che con i due nemici non vi è possibilità di convivenza: la scelta è fra uccidere o essere uccisi. Ecco dunque spiegata l’insistenza con cui il governo israeliano preme sulle Nazioni Unite affinché ritirino il contingente di caschi blu Unifil dispiegato nel sud del Libano. La missione di peace-keeping esiste dal 1982 ma nel 2006, a seguito dalla fine della Seconda guerra del Libano tra Israele ed Hezbollah, il Palazzo di Vetro dette mandato al contingente di verificare il ritiro delle Idf al sud della Linea Blu e il disarmo della milizia sciita e il suo ridispiegamento a nord del fiume Litani (Leonte), nei pressi di Tiro.
Mentre Israele si è adeguato alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, Hezbollah ha continuato a violarla impunemente costruendo avamposti, depositi di armi e scavando tunnel sotto gli occhi un po’ impotenti e un po’ negligenti dei caschi blu.
Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rivolto al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres esortando le Nazioni Unite a evacuare il contingente Unifil dalle aree di combattimento in Libano spiegando che il rifiuto a sgomberarli ha fatto dei caschi blu «degli ostaggi di Hezbollah». Sconcertante la risposta di Guterres che ha parlato di crimini di guerra commessi da Israele.
Nel corso di una telefonata domenica pomeriggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito a Netanyahu «l’inaccettabilità che Unifil sia stata attaccata dalle forze armate israeliane», ricordando che la missione agisce su mandato Onu «per contribuire alla stabilità regionale». Meloni «ha sottolineato l’assoluta necessità che la sicurezza del personale di Unifil sia sempre garantita» e si è detta convinta che «attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese». Netanyahu ha poi scritto su X di aver espresso «rammarico per qualsiasi danno arrecato al personale dell’Unifil» in Libano e di aver assicurato Meloni che «Israele farà ogni sforzo per evitare vittime Unifil e farà tutto il necessario per vincere la guerra». Punti di vista divergenti: mentre valuta come replicare al doppio attacco missilistico subito dall’Iran, Israele vuole mano libera per debellare la minaccia di Hezbollah, il più temibile degli alleati di Teheran. L’Italia e gli altri Paesi che contribuiscono a Unifil cercano dal canto loro di salvare la faccia, consapevoli che la missione è stato un ventennale buco nell’acqua.
Ieri il comandante della 146esima divisione, il generale israeliano di brigata Yeftah Norkin, ha parlato dei recenti «incidenti» fra le Idf e i caschi blu assicurando che Israele «rispetta Unifil: non c’era alcuna intenzione di danneggiarla e stiamo indagando sugli incidenti. Si tratta di un ambiente di combattimento complesso e in un tale spazio con un nemico nell'area a volte accadono degli errori. Abbiamo trasmesso i messaggi a Unifil in uno spirito positivo». Ieri sera le Idf hanno dichiarato che uno dei loro carri armati è entrato per alcuni metri in una postazione dei caschi blu nel tentativo di evacuare un soldato ferito ma che l’azione non ha rappresentato alcun pericolo per la forza di pace. L’Unifil ha da parte sua denunciato la distruzione di un cancello.
In serata Daniel Hagari, portavoce delle IDF, in una intervista al Tg1 ha dichiarato che l’attacco alla base Unifil «è stato un errore» che non deve mettere in discussione il rapporto tra Israele e l’Italia, «un amico molto importante», di «una amicizia sincera e un’alleanza importante».
Il pericolo arriva invece dal cielo: come già sabato, giorno del Kippur, il più sacro del calendario ebraico, anche domenica il nord d’Israele è stato tempestato di missili esplosi da Hezbollah: i residenti di San Giovanni d’Acri, Nahariya e dell’Alta Gallilea sono dovuti correre più volte nei rifugi. Le Idf hanno anche reso che 25 effettivi sono rimasti feriti nei combattimenti nel sud del Libano.
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