Testata: Io Donna Data: 01 marzo 2002 Pagina: 13 Autore: Gloria Sala Titolo: «TAAYUSH, I COSTRUTTORI DI PACE»
L'articolo inizia con una "fotografia" della situazione:
I palestinesi balbettano il linguaggio della disperazione, gli israeliani dispiegano la sintassi dell'intransigenza.
Chiaro, dunque, da che parte sta il torto e da quale la ragione. Scopo dell'articolo è esaminare le reazioni in Israele a questo spaventoso aumento della violenza: alcuni rispondono opponendosi con ogni mezzo alla guerra, altri al contrario, prima "colombe", sono diventati molto meno disponibili al dialogo. E vediamo come vengono descritti questi ultimi:
C'è chi agli attentati dei kamikaze risponde consegnandosi mani, piedi e voti al governo delle rappresaglie e delle stragi preventive. Il caso più clamoroso è quello di Benny Morris, che dopo essere stato il primo storico israeliano a documentare la tragedia dei palestinesi è ora affetto da "pessimismo cosmico", convinto che l'ora della pace sia ormai definitivamente tramontata. Bruciante metamorfosi, che ha segnato l'ironico incipit di un suo recente e clamoroso articolo per l'inglese The Guardian: "Le voci secondo cui mi sarei sottoposto a trapianto cerebrale sono, per quanto io ne sappia, infondate".Sulle spalle la stessa testa, quindi, ma sulla pagina un'inversione a U per rispondere all'urgenza di una domanda: per quale politica fare il tifo in tempi di disincanto? Essenzialmente per quella del più forte, sostiene la fu colomba Morris, secondo il quale i palestinesi si distinguono per l'abilità di recitare "simultaneamente il ruolo dell'aggressore e, di fronte ai media occidentali, quello della vittima". Parole pesanti, che sullo stesso Guardian il collega Avi Shlaim non ha avuto difficoltà a confutare a parole. Innanzitutto va ricordato che il celebre libro di Morris, da cui tutti estrapolano sempre e solo ciò che fa loro comodo, pur documentando errori e torti israeliani, ne cita molti di più da parte araba e palestinese. In secondo luogo non risulta che Morris abbia mai dichiarato di schierarsi "dalla parte del più forte": questa è pura invenzione della giornalista (Morris sta con Israele, militarmente Israele è più forte, dunque Morris si schiera con Israele PERCHE' Israele è più forte). Inoltre sembra che la giornalista sia un po' distratta, dato che, a quanto pare, che non ha mai visto i palestinesi aggredire e attribuisce questa affermazione all'inventiva di Morris, né li ha mai visti recitare la parte della vittima davanti ai nostri mass media. Infine ci racconta che "Avi Shlaim non ha avuto difficoltà a confutare a parole" quanto detto da Morris, ma non ci dice in che modo lo abbia confutato, affiché possiamo giudicare se tale confutazione sia convincente. Seguono poi due fitte pagine in cui ci vengono raccontate azioni e parole dei membri di Taayush, nuova organizzazione pacifista, senza alcun contraddittorio se non le parole, ridicolizzate, di Benny Morris riportate più sopra. E così si riportano affermazioni secondo cui gli arabi di Israele non si integrano e vivono in una società separata anche a livello giuridico senza mai dare la parola a qualcuno che abbia da offrire una visione diversa della situazione, e senza mai accennare al fatto che certe misure preventive che vengono effettivamente prese nei confronti degli arabi sono dettate dal costante allarme terrorismo presente in Israele.
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