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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.09.2024 Hezbollah, razzi fino ad Haifa, ma Netanyahu: capiranno qual è il messaggio
Cronaca di Marta Serafini

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 settembre 2024
Pagina: 2
Autore: Marta Serafini
Titolo: «Hezbollah apre «la resa dei conti». Israele, dubbi sulla sorte di Sinwar»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/09/2024, a pag. 2, con il titolo "Hezbollah apre «la resa dei conti». Israele, dubbi sulla sorte di Sinwar" la cronaca di Marta Serafini

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Marta Serafini

Hezbollah prepara l'assalto finale a Israele. Per questo i bombardamenti dell'aviazione stanno cercando di distruggere preventivamente le sue infrastrutture. Intanto l'intelligence israeliana indaga su Sinwar: e se fosse stato ucciso nell'ultimo bombardamento?

«Quello là davanti è il Golan e, non la puoi vedere, ma c’è anche Majdal Shams». Castello di Beaufort, confine sud-est del Libano con Israele. Fortezza dei crociati, sopravvissuta per secoli, danneggiata sia da Hezbollah che dall’Idf, è di nuovo al centro della battaglia.

«Non potete fare foto», avvertono da Hezbollah. Le regole sono severe. Nessuno lo dice ad alta voce ma è qui che potrebbero trovarsi i tunnel scavati dalle milizie del partito di Dio — narra la leggenda — con l’aiuto della Corea del Nord. La foschia copre tutto, compreso il villaggio druso, dove a fine luglio 14 ragazzini morirono su un campo da calcio uccisi da un missile di fabbricazione iraniana, del quale Hezbollah ancora nega la responsabilità. All’orizzonte, ovunque nella regione, le colonne di fumo si stagliano su una domenica che non è come le altre. «Stanotte ci hanno bombardato senza sosta, chissà cosa vogliono fare ora gli israeliani? Ucciderci tutti? Io vorrei solo occuparmi delle mie piante», si domanda la signora Rana, mentre prepara l’ennesimo caffè.

È mattina quando Hezbollah risponde lanciando oltre 100 razzi nel nord di Israele costringendo migliaia di civili a scendere nei rifugi. In campo ora sono stati schierati anche i Fadi-1 e Fadi-2, gittata maggiore rispetto ai Katiuscia, versione elaborata degli iraniani Kheibar M220. Un modello tirato fuori dalle casse arrivate dalla Siria, dopo una settimana di batoste. E utilizzato — dice Hezbollah — contro la base aerea di Ramat David, a sud-est di Haifa. Ad essere colpito anche un edificio residenziale a Kiryat Bialik, dove quattro persone sono rimaste ferite. A Beirut, nel pomeriggio, il traffico impazzisce di nuovo, intorno a Dahieh spuntano altri posti di blocco, è il giorno del funerale di Ibrahim Aqil, comandante della Forza Radwan, le unità d’élite del gruppo, ucciso insieme ad altri del leader del partito di Dio nel raid di venerdì su Beirut costato la vita a 50 tra civili e miliziani. L’intera roccaforte si stringe intorno alla bara coperta dal drappo giallo, mentre il vice di Hassan Nasrallah, Naim Kassem, promette che Benjamin Netanyahu «non raggiungerà» i suoi «obiettivi» fino a quando non verrà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza impedendo così il ritorno nelle proprie case delle decine di migliaia di persone sfollate dal nord di Israele.

L’intelligence israeliana comincia a chiedersi se Yahya Sinwar, il capo dei capi di Hamas, possa essere rimasto ucciso o ferito: sarebbe stato presente in una galleria bombardata, senza che l’esercito ne fosse consapevole. Il telegiornale del canale pubblico, che ha rivelato la notizia, precisa che «non ci sono riscontri» e nei servizi segreti si è aperta una discussione, mentre gli analisti fanno notare che già in passato il leader non ha comunicato con l’esterno per un lungo periodo.

Il Libano rischia di diventare una nuova Gaza, come teme il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres? Qualche spiraglio di speranza squarcia il cielo al tramonto su Beirut. Una «escalation» militare non è «nell’interesse» di Israele, avverte il portavoce della Casa Bianca John Kirby in una conferenza stampa a Washington. E se in pubblico Bibi sibila «qualora Hezbollah non abbia ricevuto il messaggio, vi prometto che lo farà» mentre il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, annuncia che le operazioni contro Hezbollah saranno «intensificate e potenziate», in una seduta a porte chiuse della Commissione Esteri e Sicurezza della Knesset, riferisce Channel 12, il premier israeliano non prende un impegno diretto per un’operazione su vasta scala in Libano. E non solo.

Parlando degli ostaggi, il cui destino è appeso al filo sempre più debole delle trattative per il futuro della Striscia, scandisce: «Sulla base delle informazioni che abbiamo, metà sono vivi». Piccoli segnali cui si aggrappano i parenti a Tel Aviv, stretti nella paura che una guerra in Libano possa portare l’attenzione ancora più lontano.

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