Testata: Corriere della Sera Data: 09 aprile 2002 Pagina: 1 Autore: Sergio Romano Titolo: «IL PRIGIONIERO DI SE STESSO»
Sul Corriere della Sera del 9-4-2002, l'editoriale è di Sergio Romano. Non da oggi Sergio Romano è socio onorario del club più affollato di questo mondo. Bias ! Bias! Bias!, pregiudizio, direbbero in America. Gli altri soci del club, Igorman, Viola, Bartoli, Valli & C. sentitamente applaudono. Uno stupendo pezzo di fantapolitica, da leggere tutto d'un fiato. Fin dove può osare il leader israeliano IL PRIGIONIERO DI SE STESSO di SERGIO ROMANO
Ariel Sharon è un uomo politico brusco, imperioso
è un reato? e tenacemente convinto che la sicurezza di Israele sia incompatibile con l’esistenza di uno Stato palestinese.
Lo ha detto? Dove? Quando? Io non ho sentito!
Dichiara di volere sradicare il terrorismo nei territori occupati, ma si propone in realtà di stroncare sul nascere le proposte di pace del principe regnante saudita. Intende dire che è stato Sharon a organizzare il massacro di Netanya per dare la colpa ai palestinesi e poterli attaccare? Come i nazisti che hanno incendiato il Reichstag per dare la colpa ai comunisti? O come gli ebrei che si sono inventati l'Olocausto per poter rubare la terra ai palestinesi?
Ogni altra considerazione - il prezzo del petrolio, le reazioni dell’opinione pubblica internazionale, i rimbrotti della Chiesa e le critiche europee - gli appare irrilevante. Che creda davvero alla storiella del terrorismo palestinese? Davvero Sharon è così babbeo?
Chiunque abbia qualche familiarità con la cultura politica di Sharon e non abbia dimenticato la sua parte nell’invasione israeliana del Libano 20 anni fa, non è sorpreso da ciò che sta accadendo in queste ore. Scusi Romano, ma questa non l'abbiamo capita, forse è troppo intelligente per noi: ce la potrebbe spiegare? Ma non può non chiedersi perché Sharon, sinora, abbia sfidato gli Stati Uniti. Come può permettersi di ignorare gli inviti di un alleato che contribuisce ogni anno, con 4 miliardi di dollari, alla prosperità e alla sicurezza di Israele? Come può essere così stupido da pensare che la sopravvivenza di Israele e degli israeliani sia più importante dell'opinione del suo alleato? Siamo allibiti! Come può permettersi di intralciare con la sua politica la strategia anti-irachena che il vicepresidente americano, Dick Cheney, ha cercato di esporre ai suoi interlocutori arabi durante un recente viaggio in Medio Oriente? Sharon! Se ci fosse ancora Craxi ti beccheresti un sonoro: mariuolo!
Le ragioni sono due, una israeliana, l’altra americana. In Israele Sharon è ancora, nonostante il dissenso di una parte della classe politica e di alcuni gruppi sociali, saldamente in sella. Come le rappresaglie israeliane hanno puntellato la posizione di Arafat, così gli attentati terroristici delle scorse settimane hanno rafforzato il primo ministro israeliano. Ecco perché si è fatto fare gli attentati contro la sua gente, la vecchia volpe! Il dolore, l’indignazione e la volontà di rivalsa la necessità di difendersi no, eh? hanno creato un fronte anti-Arafat che assicura a Sharon, per il momento, il consenso di cui ha bisogno. Non è certo che questo consenso possa durare a lungo, ma gli permette di continuare un’operazione militare da cui spera, quantomeno, il fallimento di qualsiasi ragionevole prospettiva negoziale. Il Nostro non solo sa quello che Sharon fa, non solo sa quello che pensa: sa addirittura quello che spera! Negli Stati Uniti il fronte è meno unito. Una parte dell’Amministrazione desidera un accordo, anche e soprattutto perché difficilmente potrebbe contare, in caso contrario, sulla collaborazione o sul consenso passivo del mondo islamico per una eventuale operazione militare contro Saddam. Ma Bush deve tener conto di altri fattori. Non può ignorare le pressioni delle comunità ebraiche. Ah già, la famosa, famigerata lobby ebraca che condizionano l'intera politica estera degli Stati Uniti!
Non può dimenticare che esiste fra i suoi maggiori collaboratori un «partito dell’azione», intende dire che ha dei collaboratori ebrei? per cui Israele resta, soprattutto nell’eventualità di una nuova guerra irachena, l’amico fidato su cui gli Stati Uniti possono contare. Ed è vittima infine della sua stessa propaganda. Dopo avere dichiarato guerra al terrorismo non può permettersi di spiegare al suo Paese che i sicari di Osama Bin Laden e i kamikaze palestinesi appartengono a due categorie diverse. I primi sono gli accoliti di una società segreta che colpisce e fugge; i secondi, piaccia o no, sono i rappresentanti di un popolo che combatte per la sua terra e subisce ogni giorno le umiliazioni inflitte dall’avversario.
Il famoso "terrorismo buono"! È questa la ragione per cui Sharon, almeno fino a ieri, ha ignorato gli inviti dell’America. È convinto che Bush non possa andare al di là delle proprie invocazioni retoriche, e combatterà quindi sino al giorno in cui il presidente degli Stati Uniti non gli avrà lasciato comprendere che non è più disposto a tollerare la sua disobbedienza. Disobbedienza? Ma siamo all'asilo? Romano, qui si sta parlando di una tragedia, non sarebbe il caso di essere un po' più seri? Dopo il brusco richiamo di Washington delle ultime ore, la visita di Powell, venerdì prossimo, potrebbe essere a tal fine rivelatrice. La politica di Sharon, nel frattempo, produce un altro risultato negativo: allarga ogni giorno di più il fossato che separa la politica americana da quella dell’Europa.
Scusi, ma anche questa non l'abbiamo capita: è Sharon che allarga il fossato fra la politica americana e quella europea? In che modo? Con quali sotterfugi? E, soprattutto, a che scopo? Le opere pubbliche e le infrastrutture distrutte dai bombardamenti israeliani sono state costruite in buona parte con il denaro dell’Unione Europea. E i libri scolastici antisemiti che invitano alla distruzione di Israele? E i programmi televisivi per i più piccoli che fanno il lavaggio del cervello per istigarli al cosiddetto martirio? E i campi militari in cui bambini a partire dai sette anni vengono addestrati a usare le armi e a sgozzare israeliani, con quale denaro vengono pagati? Le armi con cui vengono colpite sono state comprate in buona parte con il denaro dell’America. Nonostante la loro alleanza e la loro amicizia, l’Europa e gli Usa sono ormai in campi opposti. Una ragione di più per mettere fine, con una azione concertata, a questa tragedia. E che la pace eterna accompagni il ricordo di israele.
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