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Michelle Mazel
Europa/Medio Oriente
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Dovremmo salvare il soldato Nasrallah? 20/09/2024

Dovremmo salvare il soldato Nasrallah?
Commento di Michelle Mazel 
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2024/09/faudrait-il-sauver-le-soldat-nasrallah-303059.html

Israele non ha mai cercato la guerra con Hezbollah. Semmai è vero il contrario. Hezbollah, in "solidarietà" con Hamas, sta continuando a lanciare migliaia di razzi e droni contro il Nord di Israele. Per questo ogni colpo che Israele infligge a Hezbollah è da considerarsi come una risposta ad un'aggressione continua.

L’8 ottobre 2023 una pioggia di razzi e proiettili si è abbattuta sul nord di Israele. Non si tratta  di un nuovo conflitto con il Libano, nato da una disputa territoriale. Hassan Nasrallah, fedele vassallo dell'Iran, agisce agli ordini del suo capo. Ma per giustificare questo attacco a sorpresa, afferma di agire “per solidarietà con Hamas.”  Hamas, che il giorno prima aveva perpetrato un terribile massacro contro civili indifesi e lanciato decine di missili contro Israele. Ci si poteva aspettare un coro di condanne sia per il sostegno dato da Hezbollah ai terroristi di Hamas, sia per il pericolo che questi attacchi rappresentano per il Libano, vista l'inevitabile risposta israeliana.

Ora lo sappiamo, non è successo niente del genere. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite stava già cercando delle giustificazioni per Hamas; quanto agli amici del Libano, effettivamente molto preoccupati per la fragile economia di questo Paese ma privi di qualsiasi influenza su Hezbollah, è sullo Stato ebraico che hanno esercitato pressioni per cercare di limitare la sua risposta. E si arriva ad una situazione paradossale. Israele, che non ha né avviato né voluto l'attuale conflitto con Hezbollah, da undici mesi fa i massimi sforzi pur di risparmiare la popolazione civile e le infrastrutture, prendendo di mira esclusivamente i leader e i militanti dell'organizzazione terroristica e distruggendo le scorte di munizioni e i depositi missilistici. Hezbollah, lui, non ha gli stessi vincoli. La Galilea, il Golan e tutto il nord di Israele da undici mesi vivono giorno e notte al ritmo di sirene d'allarme e di esplosioni. Gli allarmi notturni.

I bambini terrorizzati corrono verso i rifugi. Ovunque lo stesso spettacolo di desolazione. Foreste devastate dagli incendi provocati dalle bombe, villaggi devastati, case sventrate. I residenti delle città, dei villaggi e dei kibbutz vicino al confine sono stati invitati ad allontanarsi . Alcuni sono rimasti a rischio della vita per salvaguardare il lavoro di un’esistenza, prendersi cura del bestiame, garantire i raccolti. Ma quasi 70.000 persone hanno scelto di seguire le direttive del governo e trovare riparo altrove con le proprie famiglie. Trasferiti in alberghi a spese dello Stato, vivono in una precarietà insopportabile. Come organizzarsi quando non si sa quanto durerà l'incubo? Come consolare dei bambini traumatizzati che non capiscono cosa sta succedendo? Sono state trovate soluzioni di ripiego per organizzare l'istruzione dei bambini che in questi giorni iniziano un nuovo anno scolastico. Ma cosa fanno i genitori? Lavoro ? Studi? Tutto è in sospeso. E a chi importa di questa tragedia? Chi ne parla? In questo periodo ogni attacco, ogni operazione attribuita a Israele viene riportata dai media, commentata e spesso criticata. Guardiamo gli eventi degli ultimi due giorni. Un attacco senza precedenti ha preso di mira alti ufficiali e militanti di Hezbollah con straordinaria precisione. Già piovono condanne su Israele che non l’ha rivendicato.

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Michelle Mazel


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