L’odio contro gli ebrei dilaga. L’ipocrisia della sinistra Commento di Claudio Siniscalchi
Testata: Libero Data: 18 settembre 2024 Pagina: 25 Autore: Claudio Siniscalchi Titolo: «L'odio contro gli ebrei dilaga. E tutti zitti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 18/09/2024, a pag. 25, con il titolo "L'odio contro gli ebrei dilaga. E tutti zitti", il commento di Claudio Siniscalchi
Quanti hanno studiato l’antisemitismo europeo novecentesco, senza preconcetti di ogni sorta, è parso evidente come nei primi due decenni del XXI secolo, alla crescente attenzione prestata nell’Occidente al ricordo degli ebrei morti nell’Olocausto, corrisponda una recrudescenza di fastidio e intolleranza (in certi casi di puro odio) per gli ebrei viventi. In apertura del suo nuovo saggio «politicamente scorretto», La nuova caccia all’ebreo (Liberilibri, pagine 96, 14 euro, da oggi in libreria), Pierluigi Battista parte da questa constatazione. Ogni 27 gennaio (Giornata della Memoria), osserva, si versa qualche lacrima per poi riprendere la caccia all’ebreo.
IL CASO ANNA FRANK
Ma «non eravamo uniti - puntualizza- dal “mai più” declamato dai sepolcri imbiancati del Giorno della Memoria che oramai è soltanto un giorno senza più memoria? E' possibile che non si accorgano che siamo in un’atmosfera da “ancora una volta”»? Questo atteggiamento, rimasto nell’ombra, insabbiato, occultato e spesso persino negato dal mainstream culturale progressista, è esploso fragorosamente. Giustamente venne stigmatizzata l’effige di Anna Frank con una maglietta di una squadra di calcio. Ma qualcuno ha battuto ciglio, o sprecato un po’ di inchiostro, o fatto sentire la propria voce, anche flebile, per l’effige di Anna Frank con la kefiah agitata in una manifestazione a favore della Palestina? Battista sì.
Qualcosa la dice. E ci ricorda che Hamas a Gaza «vieta tassativamente la pubblicazione di brani tratti dal Diario di Anna Frank per non diffondere “l’infezione della campagna sionista”».
All’inizio di ottobre del 2023 ha preso avvio «una nuova, imprevista, sorprendente, terrificante storia in cui la cultura democratica ha abdicato al suo ruolo, accettando passivamente lo scatenamento di una nuova caccia all’ebreo».
L’antisionismo che covava sotto la cenere ha alimentato rapidamente un fuoco potente: antisemitismo e giudeofobia. La sinistra europea - compresa l’italiana – ha fatto orecchie da mercante. A ridosso della «mattanza di ottobre» la scrittrice ebrea Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah, si domanda sbigottita: ma dov’è la sinistra italiana? In piazza a protestare per i crimini contro gli ebrei la sinistra non c’è. Antisionismo, antigiudaismo, antisemitismo, giudeofobia. Cambiano le parole. Il significato resta lo stesso: odiare gli ebrei. La «vulgata» dell’estrema destra italiana ed europea (ma anche quella moderata non scherza!), una forza in campo ostile a Israele, con la «mattanza di ottobre» è evaporata. Ora la bandiera dell’opposizione a Israele e agli ebrei la impugnano a sinistra.
IL CORTOCIRCUITO
Naturalmente non partitica (con varie eccezioni). Movimentista. Universitaria. Intellettuale.
Globale. Etgar Keret, «scrittore israeliano orgogliosamente di sinistra, detestato dall’establishment israeliano di destra», come riporta Battista, ha invitato la sinistra europea a non dimenticare «che Hamas è un’organizzazione «fondamentalista, omofoba, misogina. Non persegue la visione di uno Stato palestinese ma di un impero islamista». Tornando al contesto italiano, è quantomai opportuno ricordare come l’antisemitismo fascista, varate le «leggi razziali» nel 1938, raccolse entusiastiche adesioni tra i giovani universitari e tra gli intellettuali. L’antisemitismo odierno (o come lo si preferisca chiamare, tanto sempre antiscientismo è) si manifesta in slogan, cortei, ingiurie, immagini oscene. Ragazzi e ragazze, che mostrano conoscenze approssimative di storia, relazioni internazionali e geografia, inveiscono, dileggiano, insultano, tolgono la parola, rifiutano e impediscono il libero confronto delle idee. La stella di David e la kippah sono bandite dall’università. Impossibile esibirle. Più opportuno nasconderle. La «brigata ebraica» il 25 aprile ha bisogno di un cordone di difesa per non essere aggredita.
E a stento si riesce a salvaguardarla. «Siamo nel pieno - scrive Battista - di una nuova barbarie oscurantista, penso che chi ha a cuore i valori della cultura, del libero dibattito, della libera circolazione delle idee, del conflitto civile tra opinioni diverse debba cominciare a rintuzzare con un piccolo ma significativo gesto le intimidazioni dei nemici della libertà. Volete impedire la presentazione di un libro? E noi lo compriamo. Volete mettere al bando un film, uno spettacolo teatrale? E noi andiamo a vederlo». Però si versano lacrime sincere alla proiezione dei film Schindler’s List e Il pianista «o per Benigni con il bambino annientato ad Auschwitz ne La vita è bella». Si commiserano gli ebrei morti e si dileggiano gli ebrei vivi. Battista redige un «decalogo» dei soggetti estremamente attivi e impegnati a far salire il termometro della febbre antisemita. La «capra collettiva»: quanti non sanno ma inveiscono. I «Rettori poco retti»: dovrebbero garantire la libera circolazione delle idee (e degli uomini) negli atenei ma in grande maggioranza non lo fanno. Le «carogne purissime»: non c’è bisogno di spiegazione! E poi i meritevoli dell’«Oscar da obiezione» (Hamas resiste all’Occupazione israeliana), i «non una di meno, non una ti meno» (il comico Daniele Luttazzi: le violenze subite dalle israeliane sono fake news, dunque «presunti stupri»), «lo slogan più truce», «profumo coloniale», «il fantasma dell’illibertà», «cattivi maestrini», «Intifada (anti)gay» («Essere omosessuale a Gaza è un reato punibile con la morte.
SVASTICA E STELLA DI DAVID
E' infatti in vigore l’ordinanza del Codice penale inglese del 1936, che criminalizza i rapporti omosessuali tra uomini adulti anche se consenzienti»: fonte Fanpage). Battista vede nero. La «identificazione di svastica e stella di David è moneta corrente (...) Ho chiesto a un fiero giovane democratico, progressista, colto, cosa ne pensasse del fatto (...) che il Diario di Anna Frank sia vietato nella Gaza sequestrata da Hamas (...) Mi ha guardato come se lo stessi provocando con una fake news.
Ed è passato ad altro: usurpazione, settantacinque anni di oppressione, genocidio, eccetera. Stop».
Appunto. Fermiamoci a riflettere!
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