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Panorama Rassegna Stampa
29.08.2003 La Road Map: un'altra Oslo
e intanto i terroristi continuano con le loro attività per far fuori Israele

Testata: Panorama
Data: 29 agosto 2003
Pagina: 35
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Road map, si ricomincia da zero»
Riportiamo l'articolo di Fiamma Nirenstei pubblicato su Panorama del 4 settembre 2003.
Anche la televisione palestinese è tornata, con il feroce risveglio del conflitto, alla casella di partenza, prima dell'hudna, prima della Road map: da qualche giorno trasmette senza sosta un clip in cui una bimba felice corre dalla mamma con un mazzo di fiori, ma la mamma muore trucidata sotto i suoi occhi da un soldato israeliano. Dopo il sangue, la tomba su cui la bambina canta la disperazione per la mamma perduta. Fino a che la tregua resisteva, questo video veniva ignorato. Adesso, anche i giornali palestiensi di Arafat e Abu MAzen esaltano in prima pagina i morti di Hamas, lodano di nuovo come l'unica vera via e santa quella del "martirio". L'incitamento, che come il terrorismo non si era mai interrotto sul serio (i bambini, per esempio, sono stati inquadrati in campi estivi intitolati a nomi dei terroristi suicidi), ora riprende l'enorme spazio mentale quotidiano che occupa da tre anni nella psiche palestinese nonostante la buona volontà di alcuni come Abu MAzen e il suo gruppo, tanto ostacolato da Arafat oltre che dagli integralisti: il terrorismo predicato come pratica eroica resta, nonostante ogni tentativo di pacificazione, l'unica indicazione onorevole a livello individuale per gran parte dei giovani. Questa è una delle lezioni, fra tante, che si possono ricavare dalla guerra che fa di Gerusalemme il tragico avamposto mondiale dello scontro col terrore catastrofico: la mentalità terrorista, l'assuefazione al suo universo culturale ed epico si autoriproducono come un cancro, proiettano spore impazzite ovunque, al di là di qualsiasi logica politica. La Road map rischia di chiudere bottega sul rifiuto del terrorismo a fermarsi e dei palestinesi interessati alla pace a fermarlo. Nel momento in cui Abu Mazen dice che non può farlo (come del resto fecero i talebani con Bin Laden) lo sussume di fatto all'interno del consenso della sua società, e lo rafforza; al momento in cui dichiara che non affronterà una guerra civile contro Hamas, lo recupera dalla zona criminale, gli permette di fatto l'impunità.
La guerra obbligata col terrorismo ha preso il posto dello scontro israelo-palestinese per la terra, ed è per questo che si torna a casella zero. Perchè l'oggetto di una possibile pace, appunto la terra, è assente. Arafat già a Camp David rifiutò proposte convenienti riguardanti la terra: lo fece per salvaguiardare il diritto a guerreggiare fino alla disfatat totale di Israele, e alla sua sparizione.
La Road map nasce col segno di Oslo e dell'ambiguità arafattiana, finchè il rasi a Camp Davuid non fu messo alle strette: al momento di firmare egli decise che non poteva esserci nessuna pace se essa si presentava come definitiva. La guerra irachena ha indotto un'altra IOslo, la Road map: un tentativo di sedersi di nuovo al tavolo negoziale fra due leadership stanche della guerra e ultimamente sotto lo schiaffo americano. Ma ecco che, oscurato dal terrorismo, di nuovo l'oggetto della pace è assente.
Hamas e la Jihad islamica ambiscono a un califfato, non a uno stato. Lo sceicco Yassin in base ai suoi calcoli dà a Israele 24 anni di vita: lo sceicco e medico Mahmud Zahar dice che ci vorranno massimo 40 anni a far fuori Israele. I francesi, date le attività umanitarie di Hamas non vogliono classificarla fra le organizzazioni terroriste. E anche se Hamas ha proprio come scopo sociale quello di uccidere gli ebrei facendoli saltare per aria, pure nel caso della crisi attuale, spesso si biasima Israele quando reagisce agli attentati: è un altro tratto strategico della scelta dei fautori del terrore. Dipingersi come vittime e farsi consegnare prebende territoriali o ecoomiche senza pastoie di impegni, così da tenersi le mani libere per il futuro.
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rossella@mondadori.it

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