Da Biden alla Harris, sulla strada di Obama
Commento di Antonio Donno
Kamala Harris sembra essere avanti nei sondaggi, anche negli stati in bilico, ma la partita è tutt'altro che chiusa. La recente fiducia di Kerry Kennedy a Trump potrebbe nuovamente spostare gli equilibri
Trump è in difficoltà. La candidata del Partito Democratico, Kamala Harris, sembra essere balzata al primo posto nei favori dell’elettorato americano. Nulla si può dire di certo per l’esito finale delle elezioni presidenziali, anche se i sondaggi danno la Harris in vantaggio. L’elettorato ebraico americano, sempre favorevole al Partito Democratico, con ogni probabilità si schiererà a favore della Harris. Il governo israeliano attende con preoccupazione l’esito di queste elezioni, perché sa che la candidata democratica è di fatto erede delle posizioni di Barack Obama più che di Joe Biden. La politica di Biden verso Israele è stata complessivamente oscillante. Biden ha criticato sempre l’azione militare di Israele nella Striscia di Gaza, anche se, in occasione dell’attacco iraniano a Israele del 13-14 aprile, il presidente americano non ha esitato a entrare nel cuore della battaglia, dando un sostegno militare sostanziale alla risposta di Gerusalemme a Teheran.
Tuttavia, l’Amministrazione Biden non ha mai preso posizione netta a favore del governo di Netanyahu; anzi, la posizione contraria di Washington alle risposta di Israele all’orrendo massacro del 7 ottobre 2023 è stata chiara. Insomma, appare chiaro che l’azione americana a favore di Israele in occasione dei fatti del 13-14 aprile contrasta chiaramente con la critica all’azione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Il massacro del 7 ottobre 2023 è stato letto dal governo di Biden come un fatto isolato, una debolezza delle difese di Israele ai confini della Striscia e non, come appare chiaro, come una fase di un’offensiva complessiva che Teheran, per mezzo dei gruppi terroristici di Hamas e di Hezbollah, intende portare con continuità contro le difese di Israele. Per fortuna, il fallimento clamoroso dell’attacco di Teheran del 13-14 aprile ha dimostrato all’Amministrazione Biden che il progetto di Iran e soci aveva un respiro complessivo, finalizzato alla crisi finale dello Stato di Israele.
Dopo questi eventi, Biden si è reso conto – si spera – che Sinwar è oggi il capo assoluto della guerra terroristica contro Israele e che l’Iran conta su di lui, e su Nasrallah, capo di Hezbollah, per assediare Israele. Da qui è scaturita la recente reazione, potente e analitica, di Israele contro i terroristi ai confini del Libano, un’azione frutto di attenta acquisizione di notizie da parte dei servizi segreti israeliani. Il che sta a dimostrare che Gerusalemme ha deciso non di reagire, ma di attaccare, ponendo quindi i suoi nemici in una situazione di continua preoccupazione. Se Teheran, attraverso i suoi scagnozzi, intende portare una guerra sistematica contro Israele, l’attacco di Israele ha dimostrato che il progetto iraniano può avere solo esiti negativi per lo Stato degli ayatollah. Occorre sottolineare, peraltro, che la situazione economica dell’Iran è molto grave e che l’opposizione è sempre attenta, anche se Russia e soprattutto Cina possono offrire garanzie di sopravvivenza a Teheran. Fino a quando?
Tornando alle elezioni presidenziali americane, se Kamala Harris dovesse vincere, i rapporti israelo-americani peggiorerebbero. Se Biden è stato ondivago nei confronti di Israele, la Harris assumerà posizioni ostili verso Gerusalemme. Kamala Harris si presenta come l’erede di Barack Obama, per quanto fino ad ora non abbia espresso alcuna opinione personale su rapporti fra Stati Uniti e Israele. (In effetti, sinora la candidata democratica non ha manifestato alcuna opinione politica su cui impostare una valutazione della sua candidatura). Tuttavia, è assai probabile che le sue posizioni su Israele non divergeranno nella sostanza da quelle espresse da Obama nei suoi due mandati presidenziali. È troppo presto, tuttavia, per andare al nocciolo della questione e capire in modo chiaro le prospettive di una eventuale presidenza della Harris.
Antonio Donno