Riprendiamo da LIBERO del 28/08/2024, a pag. 1/9, con il titolo "Antisemitismo: Parodi indagata" la cronaca di Daniele Dell'Orco.
Daniele Dell'Orco
L’effetto talvolta collaterale talaltra ricercato delle polemiche social è che, per paradosso, rendono popolari anche gli inadeguati. Cecilia Parodi, ad esempio, dopo il video antisemita comparso sul suo profilo Instagram lo scorso luglio, è passata dall’essere una totale sconosciuta a inadeguata del web.
In quel video, poi rimosso, diceva in lacrime: «Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono, tutti i giornalisti, tutti i politici, tutti i paraculi. Spero di vederli tutti impiccati! Giuro che sarò la prima della fila a sputargli addosso!». Il motivo? La guerra in corso nella Striscia di Gaza e le immagini dei palestinesi morti a causa del conflitto. Parodi, che non era praticamente nessuno, dopo qualche giorno di silenzio per far passare l’indignazione generale non solo tornò a vergare sui social come e più di prima, ma potendo contare su migliaia nuovi adepti.
Proprio quando pensava di aver battuto il banco, però, è arrivata la doccia fredda. Una bella denuncia dalla senatrice a vita Liliana Segre. È di ieri infatti la notizia che Parodi è indagata a Milano dal pm Leonardo Lesti della Procura guidata da Marcello Viola per «istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa» e per diffamazione aggravata dall’odio razziale, in relazione al famoso video e a degli insulti che avrebbe rivolto a Segre.
Per i meno attenti, ecco un breve sunto del curricula di Parodi, anche perché non c’è molto da dire: è una modesta scrittrice che ha pubblicato un paio di volumi con case editrici minuscole (una delle quali risulta fallita) ed è cofondatrice di un (misterioso) progetto Yohzer Gaza, grazie al quale prima del pogrom del 7 ottobre visitò la Striscia. Da lì tornò pubblicando un nuovo libro, “Bahar Gaza”, diventato per alcuni interessante con la guerra tra Israele e Hamas.
Gli “alcuni” in questione sono le sigle della sinistra radicale studentesca, i Giovani democratici e diversi consiglieri municipali milanesi del Pd. Il 15 febbraio scorso la invitarono come ospite in uno dei grandi eventi che misero in imbarazzo i dem meneghini per la presenza di relatori pro-Hamas. Tra cui lei. Sono gli stessi eventi che portarono all’uscita del consigliere ebreo Daniele Nahum (ora in Azione). Ai Gd Parodi piacque così tanto che la invitarono anche a replicare in un’aula dell’Università Statale di Milano, a margine del quale venne recitato un passo del Corano, la sura della Giovenca, che dice: «Il vero Allah è con coloro che perseverano (...). Vi metteremo alla prova con terrore, fame e diminuzione dei beni delle persone e dei raccolti. Ebbene, dai la buona novella a coloro che perseverano». Nella sura, che alcuni interpretano come portatrice di un messaggio pacifico, si parla della guerra giusta (jihad) e della necessità di combattere per la giustizia e la difesa della fede. Viene raccontata la storia di Talut (Saul) e Jalut (Golia), evidenziando la vittoria dei pii sui miscredenti. Per altri, quindi, come i fondamentalisti wahhabiti, è usata come giustificazione morale del terrorismo.
Più di recente, il 30 giugno, Parodi si esibì anche a Roma nei “Dialogues for Gaza”, giornata pro-Pal promossa da Culture Roma insieme a Oxfam e Medici Senza Frontiere. Dell’indirizzo degli eventi se n’è occupato, tra gli altri, l’Assessorato alla Cultura guidato dal dem Miguel Gotor.
Sui social, invece, oltre ad aver continuato la sua retorica pro-Hamas fino ad ora, si disse tra le altre cose ammiratrice di Yaya Sinwar, nuovo leader dei miliziani palestinesi, e postò un cuore spezzato all’arrivo della notizia della morte del predecessore di Sinwar: Ismail Haniyeh.
Libero, per primo, mise in risalto il profilo di Cecilia Parodi e il gradimento che ha raccolto nel corso dei mesi nei circoli della sinistra anti-Israele con una serie di articoli iniziati il 6 luglio. Così come l’assoluto silenzio sul tema da parte del segretario Pd Elly Schlein. I componenti di Fratelli d’Italia decisero allora di utilizzare il materiale giornalistico per segnalare il caso proprio alla Commissione Segre.
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