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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.06.2002 18/6/02 Un muro visto da una parte sola
Al via la costruzione di 110 km di vallo di sicurezza

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 giugno 2002
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Nel villaggio di Salem il primo solco del Muro d’Israele»
Corriere della Sera, 17 giugno

Nel villaggio di Salem il primo solco del Muro d’Israele

Al via la costruzione di 110 km di «vallo di sicurezza». Costerà un milione di dollari a chilometro. Ma i palestinesi promettono: «Possono innalzarlo fino al cielo, noi lo scavalcheremo»
di Guido Olimpio

Nell'articolo di oggi non ci sono lampanti scorrettezze - anche perché i fatti non ne forniscono il pretesto - e tuttavia non si può non notare la costante attenzione di Olimpio alle ragioni e alle sofferenze di una parte, trascurando totalmente quelle dell'altra.


DAL NOSTRO INVIATO
SALEM - Il gruppetto di ufficiali e geometri israeliani controlla la linea di terra che taglia la campagna. Stanno dietro a una transenna pitturata di fresco. All’orizzonte, dietro le colline di ulivi, c’è Jenin, la città da dove vengono molti kamikaze. Terminata l’ispezione, la pattuglia se ne va. E allora da un boschetto emergono due figure. Due uomini. Camminano bassi, spiano gli israeliani che si allontanano, guardano verso di noi per capire chi siamo. E si fermano.

L'immancabile, patetico quadretto dei palestinesi che per sopravvivere devono guardarsi dagli israeliani che li terrorizzano.

Ricompaiono qualche minuto più tardi nel cortile di una casa di Salem, il villaggio arabo-israeliano che domina questa piana ed è seduto sulla linea verde che divide Israele dai territori palestinesi. La coppia ha superato il confine invisibile. «Abbiamo provato questa mattina. Ma c’erano soldati ed elicotteri. Ora ci siamo riusciti», racconta Bassam, 38 anni, 4 figli. Il palestinese ha sfidato i controlli per cercare lavoro. «Devo far mangiare la mia famiglia e qui in Israele posso guadagnare qualcosa. Quando va bene riesco a entrare due-tre volte alla settimana e porto a casa 300 shekels (circa 80 euro, ndr )». Ma Bassam sa che tra qualche giorno sarà più dura. A 50 metri da dove è seduto sorgerà un vallo di sicurezza. I lavori per realizzarlo sono cominciati ieri, proprio a Salem, alla presenza del ministro della Difesa israeliano Beniamin Ben Eliezer. Per ora il governo ha autorizzato 110 chilometri di vallo, che potranno arrivare a 315 raggiungendo anche Gerusalemme. Costo: 1 milione di dollari a chilometro.

Ogni volta che parla del muro Olimpio non riesce a resistere alla tentazione di raccontarci quanto costerà: le vite umane che potrà salvare, evidentemente, per Olimpio hanno molto meno valore.

Metteranno reti elettrificate, torrette, sensori e unità speciali. «E’ un’opera di difesa - si premura di spiegare Ben Eliezer -. Non un confine». Precisazione per placare le contestazioni dei coloni israeliani che temono di restare isolati nei territori palestinesi. E in parte per replicare alle accuse di Arafat: «E’ un nuovo apartheid».

E questa è una cosa davvero interessante: tutti gli stati di questo mondo hanno dei confini, ma se li crea Israele diventa "apartheid". Arafat continua a ripeterlo, e i giornalisti continuano a riportarlo senza una sola parola di commento, come se fosse una cosa ovvia.

Bassam e il suo compagno Diab non sono contenti e non si rassegnano. «Possono fare una rete che arriva sino al cielo e noi la scavalcheremo», promette Diab. I due amici assicurano che la maggior parte di coloro che passano in Israele lo fanno per necessità. «Il Muro non garantirà la sicurezza. Se la desiderano veramente lascino i nostri territori». Soluzione impraticabile per il premier Sharon che ha escluso, per ora, la nascita di uno Stato palestinese.

Soluzione impraticabile, più che altro, perché oltre la metà dei palestinesi si dichiara decisa a continuare la lotta fino alla "completa liberazione della Palestina dal fiume al mare", ossia alla distruzione di Israele.

Neppure in forma «temporanea» come hanno suggerito gli Usa.

E rabbiosamente rifiutato da Arafat: e dunque perché preoccuparsi di che cosa ne pensi Sharon?

Tensioni che possono sconvolgere Barta, località distante una quindicina di chilometri. La storia ha voluto che la linea verde dividesse il paese in due.

Non la storia, bensì le guerre volute dagli arabi: un po' di precisione non guasterebbe.

Un fiume secco, trasformato in latrina, è l’ipotetico confine.

Qualche giorno fa, come rivelato da giornali arabi che ne hanno pubblicato la documentazione, Arafat ha versato sui suoi conti privati oltre cinque miliardi di dollari: quante latrine vere, quante fognature si sarebbero potute costruire con quei soldi, rubati ai palestinesi?

Sulla via principale si affacciano botteghe e banchetti di frutta. Nella parte israeliana tutto costa qualche spicciolo di più. Prendi un cartone di uova. Dal lato palestinese Mohammed Yacub lo vende a circa 2 euro. Fai dieci passi e le paghi tre euro. Sulla linea verde c’è anche un macellaio. Nel negozio senza vetrine, quarti di carne appesi e una mucca viva. Siamo dal lato palestinese, quindi nessun problema. Se fosse tre metri più in basso non potrebbe: l’autorità israeliana lo proibisce.

Proibisce che cosa? L'animale vivo in mezzo alla carne macellata? Ma in tutti i paesi civili è proibito!

Per anni si è vissuto così. Arrangiandosi. Adesso tutti aspettano con ansia dove i cartografi dell’esercito israeliano decideranno di far passare il Muro. In teoria dovrebbe tagliare a metà Barta. Ma sarebbe la fine. Quelli che vivono dalla parte israeliana, pur essendo arabi, sperano di restare sotto il controllo di Gerusalemme. «E’ una questione di lavoro, di economia. La politica non c’entra».

Naturalmente: perché se dichiarassero che è proprio per ragioni politiche che preferiscono vivere in Israele invece che sotto Arafat, finirebbero macellati come tanti altri palestinesi di cui abbiamo visto le foto.

Quelli del lato palestinese sono più titubanti. Non amano gli israeliani, ma rimanere fuori dalla rete significherebbe fine di qualsiasi attività. Per non parlare dei guai familiari. Salam Salam, 32 anni, è una palestinese che lavora nell’ospedale di Hadera e vive nel lato israeliano: «Però mia sorella e mio cugino hanno la casa dall’altra parte. Cosa succederà con la recinzione?»
Preoccupazioni minori per i militari che devono garantire sicurezza a Israele.
Mentre per Olimpio è proprio la sicurezza ad essere la preoccupazione minore.

L’importante è fermare i kamikaze. A Gerusalemme ne hanno catturati due pronti a farsi esplodere e altri cinque sono ricercati. La separazione totale è l’unica soluzione, ripetono gli israeliani. Ma come dice Diab è impossibile fermare chi ha fame e chi odia.

Soprattutto se fame e odio sono stati amorevolmente coltivati giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, generazione dopo generazione ...




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