Incominciamo a capire l'islam Commento di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 24 agosto 2024 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Incominciamo a capire l'islam»
Incominciamo a capire l'islam Commento di Deborah Fait
Gli occidentali, europei e americani, conoscono veramente la mentalità araba e musulmana? La risposta è no, diversamente starebbero più attenti nel giudicare e soprattutto nel prendere sempre le difese di gente lontana anni luce dalla nostra civiltà e dalla nostra cultura. Scommetto che pochi conoscono il vero significato di ‘taqiyya’, una dottrina islamica molto importante e pericolosa che coinvolge la vita di tutto il mondo islamico devoto e sottomesso (islam significa sottomissione). ‘Taqiyya’ è sinonimo di ‘sacro inganno’, è l’arte della menzogna islamica. Questa dottrina obbliga il musulmano devoto a mentire e ingannare gli infedeli (che saremmo tutti noi non musulmani), in nome di Allah e di Maometto, suo profeta, per l’avanzata e la diffusione dell’islam. Corano 3:28 “ I credenti [musulmani] non prendano gli infedeli [i non musulmani] come amici e alleati al posto dei credenti. Chiunque lo faccia non avrà più alcun rapporto con Allah, a meno che non vi guardiate da loro, prendendo precauzioni”. È uno dei fondamenti della dottrina islamica secondo cui, in determinate circostanze, ingannare i miscredenti non solo è lecito ma addirittura necessario. La ‘taqiyya’ è considerata come concetto teologico: “Chi non ha la taqiyya non ha fede… chi rinuncia alla taqiyya è come chi rinuncia alla preghiera…chi non aderisce alla taqiyya e non ci protegge dall'ignobile gente comune non fa parte di noi…nove decimi della fede rientrano nella taqiyya…la taqiyya è lo scudo del credente”
Come la maggior parte delle pratiche islamiche, la ‘taqiyya’ viene fatta risalire a Maometto il quale dialogava dell’importanza di questa dottrina con Allah. Questo dovrebbe fa capire meglio l’islam e dovrebbe renderci più attenti perché, in sintesi, le regole più importanti che i musulmani devono seguire sono nient’altro che l’uso dell’inganno e della menzogna. La rottura degli impegni e dei giuramenti da parte dei leader arabi, da Arafat in poi, è un chiaro esempio della loro maniera di pensare e della nostra ingenuità nel credere alla loro parola. La conoscenza di questa parte importante dell’islam dovrebbe faci comprendere come il pericolo che la loro tanto invidiata ( da noi sionisti) capacità di fare propaganda, mentendo, conquisti simpatie per i terroristi e odio per Israele. Questa è la realtà che tocchiamo con mano da 10 mesi a questa parte. Il loro cinismo unito alla loro abilità di ingannare fanno sì che abbiano una facilità estrema, complice la nostra ingenuità, di prendere per il naso il mondo intero. Così si vedono finti morti, bambini finti feriti e sanguinanti, un sangue troppo rosso ma non fa niente, gli occidentali credono a tutto. Donne urlanti davanti alle telecamere che, appena queste girano l’angolo, ridono a crepapelle con chi era fuori dalla scena. I fotoreporter lo sanno, vedono, filmano, ma, muti come pesci, sanno che tutto serve alla propaganda pro palestinesi di cui molti sono complici.
Alla ‘taqiyya’ va aggiunta la ‘tawriya’ che significa rottura dei patti di alleanza stretti con chiunque. Dopo aver negoziato un trattato di pace con Israele, Arafat era stato criticato dai suoi per aver concesso troppo. La sua risposta fu “Considero questo patto come l’accordo firmato dal profeta Maometto con i quraishiti alla Mecca” Maometto , 1400 anni fa, firmò l’alleanza con la tribù dei quraishiti, poi la abrogò e li attaccò in guerra. Anche Arafat ruppe il patto (accordi di Oslo) e attaccò Israele con il terrorismo. Il Corano dunque prescrive le regole per rendere l’islam supremo e sempre vincente sui kafir, gli infedeli, cioè tutti noi. Cerchiamo di capirlo per poterci difendere. Qui un video (grazie a Moshe Bumaguin) di alcune scenette sul modo palestinese, chiamato Pallywood, di fare propaganda, cioè come costruiscono le loro gigantesche palle che poi vengono bevute dal mondo intero. Da guardare con attenzione.