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Avvenire Rassegna Stampa
28.08.2003 Conaca equilibrata, ottimo articolo
Arafat si mette contro Abu Mazen, mettendo a repentaglio tutto ciò che è stato costruito in questi mesi per la Road Map

Testata: Avvenire
Data: 28 agosto 2003
Pagina: 15
Autore: Graziano Motta
Titolo: «Arafat torna in scena:»
Riportiamo l'articolo di Graziano Motta pubblicato su Avvenire giovedì 28 agosto 2003. Corretto ed equilibrato come sempre.
E' ormai questione di giorni. Il dissidio tra Arafat e Abu Mazen sembra avviato a conclusione. A sfavore di quest'ultimo, perchè lunedì prossimo il Consiglio legislativo palestinese, convocato a Ramallah, è chiamato a votare una mozione di sfiducia al governo del premier con fortissime possibilità di riuscita. E con immediate negative ripercussioni sul processo di pace, tanto è che in corso di convocazione un incontro di emergenza tra rappresentanti del "quartetto" per il Medio Oriente (Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite) patrocinatori della Road Map. E stretti collaboratori di Sharon si sono affrettati a mettere in chiaro che Israele non tratterà mai nè con Arafat nè con un governo guidato da suoi uomini. Tanti i segni premonitori della probabile fine del governo di Abu Mazen: a partire dalla presentazione della mozione di sfiducia da parte di deputati fedelissimi ad Arafat, che dovrebbe porre fine alle tensioni accumulatesi tra i due sul controllo dell'apparato di sicurezza e sfociate l'altro giorno nella nomina di Jibril Rajub a consigliere per la sicurezza nazionale con poteri che non solo hanno esautorato quelli del ministro Mohamed Dahlan (uomo di fiducia di Abu Mazen) ma che hanno previsto contatti permanenti di Rajub con i rappresentanti del "quartetto". Ieri, poi, per le vie di Ramallah le manifestazioni contro Abu Mazen, evidentemente promosse ed effettuate con il beneplacito di Arafat, e l'appello lanciato da Arafat ad Hamas e alla Jihad islamica affinchè pongano fine alle attività antiisraeliane e tornino alla hudna, alla tregua; come se egli dovesse gestire ormai il processo di pace.
Appello considerato negativamente, ma non respinto, dal portavoce di Hamas, Abdel Aziz Rantisi, e guardato con una certa apertura dalla Jihad. Entrambi i movimenti fondamentalisti hanno trovato infatti sempre sostegno in Arafat. Il quale ha però ricordato, nel comunicato con cui divulgava l'appello, di aver ordinato in passato gli arresti di esponenti di Hamas e di altri gruppi radicali. "Non sono disposto -ha dichiarato- ad alimentare una guerra civile tra i palestinesi. Sono disposto a far rispettare la legge, a condizione che Israele cessi i propri attacchi". Israele ha reagito affermando di attendere soltanto l'effettivo disarmo dei membri delle due organizzazioni, i cui esponenti più in vista si stanno nascondendo per sfuggire a nuove "uccisioni mirate" israeliane. Le ha annunciate lo Stato Maggiore e ribadite ancora ieri il ministro della difesa Mofaz, che ha lanciato un ultimo avvertimento al braccio militare di Hamas; cessare immediatamente i lanci di missili Qassem sul territorio dello stato ebraico, altrimenti entreranno in azione unità speciali. Dopo il missile perfezionato di questo tipo che ha raggiunto l'altra mattina la spiaggia di Asheqelon, un altro ha colpito ieri la località di Eskol nel Negev occidentale.
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