Il cinema come strumeto di propaganda così pensa e dichiara Oliver Stone
Testata: La Repubblica Data: 28 agosto 2003 Pagina: 48 Autore: Silvia Bizio Titolo: «Stone: io, regista di guerra»
Non rientra nelle nostre abitudini e nei nostri compiti criticare le opinioni espresse da personaggi illustri, correttamente riportate nel contesto di una intervista, a meno che esse non siano scandalosamente false o faziose. Rientra invece nei nostri compiti e nelle nostre abitudini riflettere su quanto leggiamo, e formarci un'opinione a proposito della credibilità e serietà degli intervistati.
Questo è quanto facciamo riguardo al celebre registra cinematografico americano, Oliver Stone, che usa Hollywood per fare miliardi con film eccellenti esteticamente, ma sicuramente non nei contenuti. Nell'intervista rilasciata a Repubblica Stone trincia giudizi negativi su Israele, ed esprime opinioni taglienti. E, nella sua conclusione, afferma il falso: il documentario "è uno strumento di ricerca e di espressione meraviglioso. Il documentario è una forma di discussione e dialogo...". Peccato che sia stato intervistato anche dal Corriere della Sera, al quale ha dichiarato: "Ho cercato di essere il più equilirato possibile...Ma (il mio documentario) non è obiettivo. Nessuno dei miei film lo è. Posso capire gli estremisti palestinesi: cosa faremmo noi se qualcuno entrasse in casa nostra e uccidesse i nostri figli?". Niente male, per una creatura di Hollywood. Ebbene, se "il documentario è una forma di discussione e di dialogo" , con chi discute e dialoga adesso su quanto afferma, signor Stone? La verità è un' altra, piaccia o non piaccia. Noi viviamo nel mondo delle comunicazioni di massa. Alcuni degli strumenti attraverso i quali comunichiamo sono idonei a recepire anche un parere in disaccordo rispetto a quello che essi portano nelle nostre case: i giornali, ad esempio, e la radio. Ma altri sono strutturati in modo da non consentire parità di diritti al dissenso: il cinema, la televisione, internet. La realtà che noi possiamo facilmente constatare è che i primi sono minoritari e si rivolgono a poche elites culturali e sociali,e richiedono una forma di attenzione attiva e consapevole a chi usufruisce dell'informazione che essi veicolano; il cinema , la televisione ed internet, invece, sono strumenti di comunicazione incontrollabili e fortemente suggestivi, perché la loro forma espressiva è quella dell'immagine, che colpisce e coinvolge anche l'utente passivo. Un utente in condizione di inferiorità anche perché non può rispondere, non può fare domande ed ottenere risposte, può solo subire. Altro che forma democratica di discussione e dialogo! Non è colpa di Oliver Stone che le cose stiano così, beninteso, ma è sua la responsabilità etica e culturale di pretendere di farci credere il contrario. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compiata e spedita.