martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
28.08.2003 Parigi sta con Hamas,Israele e Roma,Onu, Arafat
un numero del Foglio tutto da leggere

Testata: Il Foglio
Data: 28 agosto 2003
Pagina: 1
Autore: diversi giornalisti
Titolo: «cinque articoli da Il Foglio»
Riportiamo l'editoriale pubblicato sulla terza pagina de Il Foglio, dal titolo: "Torna Arafat, si ferma la road map"
A leggere le ultime dichiarazioni di Yasser Arafat sembra di essere tornati a due anni fa. Si chiede agli estremisti di confermare la tregua (senza far parola del fatto che l’hanno già violata più volte con attentati ferocissimi) con l’argomento specioso che ciò renderebbe evidente che è Israele a non voler
avanzare sulla road map. Si afferma che si potrebbe anche intervenire contro i
terroristi, ma senza rischiare una guerra civile, e intanto si è esautorato il responsabile della sicurezza di Abu Mazen, proprio perchè aveva mostrato di
essere disposto a fare qualcosa in questo senso. Insomma, appena ha trovato
uno spiraglio (forse nell’appello che gli ha rivolto Colin Powell perchè contribuisse a fermare la ripresa terroristica), Arafat lo ha sfruttato con la consueta abilità e il solito spregiudicato cinismo per cercare di rimettersi al centro della scena, anche se sa benissimo che in questo modo rende impossibile ogni avanzamento sulla via delle trattative.
Intanto il primo obiettivo del rais sembra a portata di mano. Abu Mazen, nominato nell’aprile scorso, allo scadere dell’ultimatum americano, dopo quattro mesi è ridotto pressochè all’impotenza e rischia persino di essere sfiduciato dal Parlamento dell’Autorità nazionale palestinese. Non si sa ancora se Arafat spingerà al Fatah fino a questo passo estremo, o si accontenterà di aver dimostrato che senza il suo consenso non esiste un potere in grado di condurre le trattative con Israele. Comunque a doversi discolpare di fronte al consesso palestinese non saranno gli assassini di Hamas e delle varie Jihad, che con i loro attentati cercano di impedire ogni evoluzione del confronto, ma il premier di un governo che in quel confronto aveva mostrato di credere. Si torna così alla situazione di stallo, in cui la difficile ricerca di concreti approdi politici scompare e conta solo la propaganda vittimistica,
che in realtà protegge il ricatto terroristico. Arafat ha sempre fatto così,
ed è una sciagura che sia di nuovo in condizione di ritentare il suo gioco.
E a pagina 2 il primo articolo è intitolato: "Parigi frena su Hamas e non partecipa alla guerra al terrorismo", firmato da Carlo Panella

Il rifiuto del governo francese di sequestrare la finanziaria di Hamas che movimenta da Parigi i fondi per le attività terroristiche contro i civili inermi in Israele è gravissimo. E’ una prova in più del vero asse portante della politica di Jacques Chirac, che non partecipa di fatto alla guerra contro il terrorismo, nella lucida prospettiva di lucrare spazi autonomi – soprattutto in campo petrolifero – nei paesi arabi. E’ una strategia gollista, figlia della sconfitta, con onta, che la Francia subì a opera del primo terrorismo di massa contro civili inermi del Fln algerino negli anni Cinquanta.
E’ una strategia che divide la politica francese, come si vide nel ’99 quando
il premier Lionel Jospin in visita in Israele auspicò la messa fuorilegge di Hezbollah e Jacques Chirac aprì una crisi istituzionale, dichiarando che avrebbe impedito quella scelta.
Ma se si va a vedere cosa effettivamente Hamas sia, se si legge il suo Statuto, si apre subito un problema più vasto e drammatico. Hamas altri non è che la sigla dell’organizzazione dei Fratelli musulmani in Palestina, di Harakat al Muqawama al Islamiyya (Movimento di resistenza islamico), esattamente come in Italia la filialale della fratellanza musulmana è l’Ucoii (Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia). Il punto è che i Fratelli musulmani, propagandano l’odio contro gli ebrei – non gli israeliani, gli ebrei – perché hanno una visione della storia identica a quella hitleriana, in cui gli ebrei sono agenti di un complotto tendente a conquistare il mondo, complotto di cui la fondazione di Israele è soltanto la prima tappa.
Questa propaganda antigiudaica e antisemita è parte integrante di una visione totalitaria e integralista dei Fratelli musulmani, secondo cui soltanto la vittoria universale dell’Islam, la sua egemonia politica, può garantire la convivenza tra le tre religioni, con le altre due nella posizione subordinata
– con minori diritti civili e politici – stabilita dal Corano: "Pace e sicurezza ai seguaci delle tre religioni – Islam, cristianesimo ed ebraismo – sono possibili solo all’interno dell’Islam (articolo 31, da "Hamas" di Massimo Introvigne). E’ un vero e proprio delirio antiebraico, così riassunto nell’articolo 22 dello Statuto: "Il nemico ha programmato per lungo tempo quanto poi è riuscito a compiere, tenendo conto di tutti gli elementi che hanno storicamente determinato il corso degli eventi. Ha accumulato un’enorme ricchezza materiale, fonte di influenza, che ha consacrato a realizzare il
suo sogno. Con questo denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione del mondo, per esempio le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radiotelevisive. Con questo denaro ha fatto scoppiare rivoluzioni in varie parti del mondo, con lo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. Questi nostri nemici erano dietro la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa e molte rivoluzioni di cui abbiamo sentito parlare, di qua e di là nel mondo. E’ con il denaro che hanno formato organizzazioni segrete nel mondo, per distruggere la società e promuovere gli interessi sionisti. Queste organizzazioni sono la massoneria, il Rotary Club, i Lions Club, il B’nai B’rith e altre. Sono tutte organizzazioni distruttive dedite allo spionaggio. Con il denaro il nemico ha
preso il controllo degli Stati imperialisti e li ha persuasi a colonizzare molti paesi per sfruttare le loro risorse e diffondervi la corruzione. A proposito delle guerre locali e mondiali tutti sanno che i nostri nemici hanno organizzato la Prima guerra mondiale per distruggere il califfato islamico. Il
nemico ne ha approfittato finanziariamente e ha preso il controllo di molte fonti di ricchezza; ha ottenuto la Dichiarazione Balfour e ha fondato la Società delle Nazioni come strumento per dominare il mondo. Gli stessi nemici hanno organizzato la Seconda guerra mondiale, nella quale sono diventati favolosamente ricchi grazie al commercio delle armi e del materiale bellico e si sono preparati a fondare il loro Stato. Hanno ordinato che fosse formata
l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di sicurezza all’interno di tale organizzazione, per mezzo della quale dominano il mondo. Nessuna guerra è mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali. ‘Ogni volta che i giudei accendono il fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla Terra, ma Allah non ama i corruttori’" (Corano 5,64).
"I poteri imperialisti, sia nell’Ovest capitalistico sia nell’Est comunista, sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l’Islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perché la nazione dei miscredenti è
una". Per completare questa paranoica analisi politica, l’articolo 32, riprende, parola per parola, la definizione hitleriana della strategia ebraica: "Oggi si tratta della Palestina, domani di uno o più altri paesi. Perché lo schema sionista non ha limiti e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti, verso una nuova espansione e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion…".
Il problema politico che qui si apre è quindi evidente e drammatico: è possibile che la Francia, l’Italia, l’Europa, permettano non solo che queste idee (che si trasformano in bombe in Israele) vengano finanziate dal loro territorio, ma che vengano anche diffuse nelle loro moschee? La maggioranza
delle moschee italiane è controllata da imam legati ai Fratelli musulmani che si riconoscono in pieno nelle tesi dello Statuto di Hamas. E’ giusto, è possibile che queste tesi siano diffuse in Italia? E’ giusto, è possibile che lo Stato italiano, prima di stipulare qualsiasi tipo di intesa con tutte o alcune tra le organizzazioni musulmane, non imponga, non soltanto il rifiuto della violenza o del terrorismo, ma anche il ripudio esplicito, inequivocabile di queste idee e tesi antiebraiche, di questa propaganda antisemita?
E se si chiede questo ripudio dell’antisemitismo, quanti imam in Italia e in
Europa sono disposti a sottoscriverlo? La risposta è nota. Ed è la peggiore.
E nel riquadro, sempre a pagina 2: "Sostiene Rantisi, Chirac sottoscrive?"

E il dottor Abd Al-Aziz Al-Rantisi, leader di Hamas ricercato da Israele e spesso intervistato come un capo politico più o meno ordinario dalla stampa europea, che cosa pensa? Grazie al sito del The Middle East Media Research Institute (memri.org) si può leggere in inglese il suo articolo intitolato "Che cosa è peggio – il Sionismo o il Nazismo?" scritto per il settimanale del suo "movimento" Al-Risala. Ovviamente per Rantisi è peggio il Sionismo, anche perché c’è di mezzo, a suo dire, quel "Falso Olocausto: La più grande delle bugie". I sionisti – sostiene Rantisi – "sono riusciti a presentare se stessi al mondo come le uniche vittime dei nazisti…", "fino a trasformare la più grande delle bugie in una verità storica". E l’Occidente – spiega Rantisi – si è fatto convincere perché "i suoi interessi s’intersecano con quelli dell’impresa sionista". In più, "molti pensatori e storici che hanno esposto le bugie dei sionisti, stanno diventando obiettivi della persecuzione sionista. Alcuni sono stati uccisi, altri arrestati…". Mentre – è convinto Rantisi – "non è un segreto che i sionisti erano dietro agli assassini nazisti di molti ebrei". Il tutto perché poi si poteva organizzare
la propaganda. Prima invece – spiega l’ordinario leader di Hamas – "i nazisti
ricevettero ingenti aiuti finanziari da banche e monopoli sionisti, e questo (aiuto, ndr) contribuì alla loro ascesa al potere". Secondo i calcoli del capo di Hamas i nazisti ricevettero più di cento milioni di dollari dai sionisti. Dunque, per Rantisi anche il solo paragone tra sionismo e nazismo è un insulto, nei confronti dei nazisti, perché "i crimini commessi dai nazisti contro l’umanità, con tutte le loro atrocità, non sono altro che una piccola particella paragonata al terrore sionista contro il popolo palestinese". Tutto ciò sostiene Rantisi, c’è ancora bisogno d’intervistarlo?
Menachem Gantz firma questo articolo dal titolo: "Israele si fida di Roma e spera che si possa superare il veto francese"

Roma non aveva bisogno dell’ultimo attentato a Gerusalemme per capire che si deve fare di tutto per includere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche con cui l’Europa non può dialogare. L’Europa finora ha fatto una distinzione fra l’Hamas "buono", quello politico, e l’Hamas "cattivo", l’ala militare. Fonti della Farnesina confermano che la posizione italiana è chiara da oltre un anno: "Secondo noi non c’è nessun modo in cui sarebbe possibile
dialogare con Hamas, organizzazione che invoca la distruzione totale di Israele. Intendiamo riaprire la questione già la prossima settimana al vertice informale fra i ministri degli Esteri dell’Unione".
La posizione italiana si è poi trasformata in una promessa a Israele, fatta a seguito di una telefonata fra i due ministri degli Esteri, Franco Frattini e Silvan Shalom, la settimana scorsa. Frattini ha assicurato il suo collega: l’Italia, presidente di turno dell’Ue, si impegnerà a aggiungere un accordo
europeo sul tema. "L’Italia può suggerire, può sottolineare, può indicare e dare un suo parere – spiega un alto funzionario della Farnesina che segue i rapporti tra Italia e Israele – ma se non ci sarà una maggioranza, Roma deve stare attenta a non correre il rischio di una bocciatura, per difendere interessi anche israeliani".
Misrad Hachutz, il ministero degli Esteri di Gerusalemme, apprezza il modo in cui l’Italia conduce la sua presidenza. "Nell’arco del ultimi vent’anni non mi ricordo una presidenza di turno che, a due mesi dalla sua entrata in carica, non avesse ancora criticato Israele – dice un alto diplomatico israeliano – è importante che a Roma sappiano che Israele si è accorto di questo cambiamento che l’Italia cerca di apportare. Non è detto che l’Europa si debba svegliare ogni mattina e criticare Israele, come era finora". Certo, i diplomatici israeliani si aspettano anche risultati concreti e sottolineano che "i paesi europei non devono nascondersi dietro il veto francese. C’e bisogno di attivarsi affinché sia Hamas sia Hezbollah facciano parte della lista europea
delle organizzazioni terroristiche". A questo riguardo l’impegno israeliano è continuo.
Il "tradimento francese", per gli israeliani, anche se non è sorprendente, dimostra il doppio binario, i due pesi e le due misure, con cui i francesi conducono la loro politica in Medio Oriente. "I francesi erano fra quelli che sostenevano la richiesta spagnola di aggiungere l’Eta fra le organizzazioni
terroristiche, anche la sua ala politica – spiegano gli israeliani – perché
allora non si comportano nella stessa maniera quando si parla di Hamas?", si chiedono, e con rabbia affermano: "Quali altre indagini e ricerche la Francia intende fare, non sono bastate le foto dell’ultimo attentao a Gerusalemme?".
Secondo le informazioni che arrivano a Gerusalemme, Grecia, Svezia e Irlanda potrebbero aggiungersi al veto francese. Ogni paese con una sua ragione. Ma non c’è modo di uscirne: l’Europa dovrà decidere prossimamente. Per la prima volta, sembra che Israele possa contare su una maggioranza di paesi dell’Unione disposti a votare una decisione auspicata da Gerusalemme. Anche se la decisione deve essere presa con una voce sola, e quindi c’è sempre il rischio che il veto francese faccia fallire la linea che l’Italia cerca di seguire. Se così accadrà, il prezzo sarà ancora una volta una divisione evidente all’interno dell’Europa, e un costo politico e di opinione pubblica in Israele, dove la Francia sarà ricordata come "l’ultimo difensore di Hamas in Europa".
Mentre la diplomazia europea è al lavoro sulla questione della messa al bando totale di Hamas, i leader europei sanno che la vera guerra contro Hamas continua nella kasbah di Nablus e di Jenin, nei cieli di Gaza e nelle vie di Israele. I rapporti d’intelligence che arrivano a Palazzo Chigi parlano di un futuro conflitto militare inevitabile fra Israele e Hamas. Fonti vicine a Palazzo Chigi confermano che "gli analisti in campo militare e politico si chiedono perché Israele continui a condurre una lotta diplomatica, presentando richieste di iniziative politiche, invece di usare la sua forza militare per sconfiggere Hamas". Sarà una battaglia drammatica, con feriti e un prezzo alto da pagare in termini di vittime, ma secondo le pessimistiche analisi che arrivano a Roma da Israele, "si tratta di un conflitto armato inevitabile".
e per finire:
Dershowitz contro l'Onu "terrorista"

Quando Alan Dershowitz, la star dell’avvocatura liberal americana, prende carta e penna per scrivere quel che pensa c’è sempre da stare all’erta. Il suo penultimo libro sosteneva, da sinistra, le ragioni per una regolamentazione
della tortura, nel caso in cui servisse a evitare un attentato già programmato.
L’ultimo libro del professore di legge di Harvard, cioè della centrale Usa del pensiero liberal, è una difesa "attiva" delle ragioni di Israele. "The Case for Israel" è suddiviso in capitoli ciascuno dei quali si apre con un pregiudizio anti israeliano che l’avvocato immortalato nel film "Il mistero von Bulow" abilmente smonta.
Ma a far notizia è l’opinione che l’ex difensore di O.J. Simpson e Mike Tyson ha scritto ieri sul Los Angeles Times: "Il terrorismo colpisce il suo compare, l’Onu". Le Nazioni Unite condividono la responsabilità delle stragi terroristiche: "Per più di 25 anni l’Onu ha attivamente incoraggiato il terrorismo gratificando i suoi principali militanti, legittimandolo come tattica, condannando le sue vittime quando cercano di difendersi e descrivendo gli assassini di bambini innocenti come combattenti per la libertà. Nessuno più dell’Onu ha dato così tanta legittimazione al terrorismo". Le prove?Esistono parecchi popoli "occupati", i tibetani, i curdi, gli armeni e i palestinesi, ma solo uno ha ricevuto un riconoscimento ufficiale ed "è quello che ha inventato e perfezionato il moderno terrorismo". L’Onu ha sempre rifiutato di condannare il terrorismo in modo chiaro, mentre ha più volte incoraggiato la lotta dei movimenti nazionali di liberazione. Dall’altra parte ha sempre condannato gli sforzi israeliani per prevenire e sconfiggere la mattanza terroristica. E che cosa dire del fatto che la Siria, paese che finanzia il terrorismo, presiede il Consiglio di sicurezza e altre importanti
commissioni, mentre lo stesso diritto è negato a Israele? Ora che a Baghdad le vittime di queste politica sono stati i funzionari Onu invece che i bambini israeliani, Dershowitz spera che le Nazioni Unite si accorgano del mostro che hanno creato: "Se non ci sarà un cambiamento nessuno sarà al sicuro da questo mostro creato, alimentato e premiato dall’Onu".
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT