Mentre il mondo libero pensa ai suoi interessi economici, a Israele si chiede di stare fermo in attesa degli annunciati attacchi di Iran e Hezbollah Analisi di Ben-Dror Yemini
Testata: israele.net Data: 13 agosto 2024 Pagina: 1 Autore: Ben-Dror Yemini Titolo: «Mentre il mondo libero pensa ai suoi interessi economici, a Israele si chiede di stare fermo in attesa degli annunciati attacchi di Iran e Hezbollah»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Ben-Dror Yemini tradotta da YnetNews dal titolo "Mentre il mondo libero pensa ai suoi interessi economici, a Israele si chiede di stare fermo in attesa degli annunciati attacchi di Iran e Hezbollah".
Questi sono tempi in cui l’assurdità globale raggiunge livelli senza precedenti. Gli israeliani, in nervosa attesa, si stanno rifornendo di acqua, cibo in scatola e, i più cauti, generatori. Intanto i membri del cosiddetto “Asse del Male”, capeggiato dall’Iran, si crogiolano nelle loro minacce di pesanti ritorsioni, che vanno ad aggiungersi ad anni di proclami per l’annientamento dello stato ebraico. Eppure i ministri degli esteri del G7, che rappresentano le nazioni occidentali più forti del mondo, l’altro giorno hanno rilasciato una dichiarazione conciliatoria, rivolgendosi “alle parti interessate”. La parola Iran non compare nemmeno. Questo avviene dopo che, di recente, si è tenuto un incontro a Teheran tra il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e l’ayatollah Ali Khamenei durante il quale la Guida Suprema dell’Iran ha ribadito l’obiettivo di eliminare Israele. Quando i più potenti paesi occidentali restano in silenzio di fronte alle esplicite minacce provenienti dall’asse del male, di fatto lo incoraggiano. Israele non ha mai minacciato l’Iran di distruzione. Ma i potenti paesi occidentali sono paralizzati dalla loro stessa paura. Se ne stanno in disparte. E la neutralità in questo momento è un regalo all’asse del male. Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, una volta dichiarò di preferire che tutti gli ebrei si concentrassero in un unico posto poiché così sarebbe stato più facile eliminarli. Nasrallah è un fautore della “soluzione finale”. Per tutti gli ebrei. Il suo vessillo è l’ideologia dello sterminio. Gli Houthi sventolano orgogliosamente una bandiera con la scritta “morte a Israele”, oltre a “morte all’America”, e “maledetti gli ebrei”. Per Hamas, questa è la politica apertamente proclamata da molti suoi leader: “Dobbiamo eliminare gli ebrei e i cristiani fino all’ultimo”, trasmettono ripetutamente sul canale ufficiale di Al-Aqsa. E il capo della coalizione, l’Iran, proclama mattina e sera il suo obiettivo di eliminare Israele. È politicamente scorrettissimo dire che questi sono i nuovi nazisti. Ma coloro che parlano incessantemente di sterminare gli ebrei e lo stato ebraico sono nazisti. E la coalizione del male è nazista. Ma a Israele viene chiesto di starsene tranquillo. Non provocarli. Non farli arrabbiare. Di non fargli del male. E invece di un boicottaggio totale e di una guerra dell’intero mondo libero contro questa coalizione del male, sono gli israeliani che, in questi giorni, devono aspettare in ansia perché i malvagi hanno promesso un colpo pesante. Ed è il mondo libero, non solo Russia e Cina, che continua a mantenere normali relazioni economiche con l’asse del male. Negli anni 2021, 2022 e 2023 le esportazioni europee verso l’Iran si sono attestate a circa 4 miliardi di euro all’anno, con importazioni a circa un miliardo all’anno. Perché? Perché un paese animato da un’ideologia di sterminio riceve anche solo un euro in esportazioni o importazioni? Peggio ancora, sono i paesi del mondo libero che impongono restrizioni alle forniture di armi a Israele che, nella sua grande impudenza, osa mettere in chiaro quel “mai più”. Non riescono a capire che stanno solo incoraggiando l’asse del male a intensificare la guerra contro Israele. Israele non ha conflitti di confine né con l’Iran, né con il Libano, né con lo Yemen. Il pretesto palestinese non regge, poiché l’asse del male non vuole una soluzione o due stati per due popoli, e certamente non supporta nessuna delle iniziative di pace presentate negli ultimi decenni. Al contrario, l’Iran ha finanziato e continuerà a finanziare qualsiasi entità palestinese che impedisca, mediante il terrorismo, ogni tentativo di raggiungere un compromesso. Dopotutto l’asse del male, a volte lo stesso Iran, finanzia in Occidente i gruppi che urlano “dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Libera in stile iraniano, ovviamente. Avrebbe potuto andare diversamente, e senza bisogno di precipitarsi in guerra. Le sanzioni imposte all’Iran in seguito alla cancellazione dell’accordo nucleare nel 2017 causarono gravi danni economici, 200 miliardi di dollari entro la fine del 2019 come ha ammesso l’allora presidente iraniano Hassan Rouhani, e una diminuzione del 28% delle spese per la difesa. Il mantenimento delle sanzioni avrebbe reso l’Iran molto più debole. Quelli furono i giorni in cui il popolo iraniano iniziò a ribellarsi. Ma invece del sostegno, ricevette una pedata. Giacché, con il cambio di amministrazione negli Stati Uniti, cambiò anche la politica. Subito dopo essersi insediata alla Casa Bianca, l’amministrazione Biden ha adottato una serie di misure, tra cui la revoca delle sanzioni e lo scongelamento di molti miliardi. Il regime iraniano si è rafforzato. Parte dei fondi è andata a finanziare gli eserciti gregari dell’asse del male. Più missili, più droni. E naturalmente, investimenti più massicci nello sviluppo militare, che hanno reso l’Iran uno stato sulla soglia del nucleare e un produttore di droni a livello mondiale. Dobbiamo rendere omaggio agli Stati Uniti e a Biden per i generosi rinforzi militari inviati nella regione a protezione di Israele e degli interessi degli Stati Uniti. E certamente per il ponte aereo che ha assistito Israele nelle prime settimane dopo il 7 ottobre. Ma è difficile sottrarsi alla valutazione che una politica più dura nei confronti dell’Iran avrebbe impedito questa crescente aggressività. Il mantenimento delle sanzioni avrebbe impedito l’arroganza con cui gli Houthi bloccano lo stretto di Bab al-Mandeb, interrompendo il commercio mondiale e facendo lievitare i prezzi a livello globale. Ma i paesi del mondo libero hanno voluto insistere con la politica dell’appeasement (acquiescenza). Il costo di quella politica non fa che salire. E così ci avviamo verso lo scontro incombente. L’appeasement non è un male di per sé, tranne quando è unilaterale. È un male quando incoraggia il terrorismo e l’ideologia dello sterminio. Questo è esattamente ciò che è successo con l’asse del male negli ultimi anni. L’appeasement ha portato all’aggressione. (Da: YnetNews, 10.8.24)
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