Un chiaro invito all'assassinio degli ebrei in una rivista belga
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/an-open-call-to-murder-jews-in-a-belgian-magazine/
Herman Brusselmans, scrittore belga, sulla rivista Humo scrive un articolo in cui dice che a causa della guerra a Gaza è: “così arrabbiato che vorrei conficcare un coltello nella gola di ogni ebreo che incontro.” E' uno degli articoli più antisemiti pubblicato in Europa e ricorda il clima di odio contro la comunità ebraica che si scatenò dopo l'occupazione nazista del Belgio.
Poco meno di un anno dopo che la Germania nazista aveva invaso il Belgio nel maggio 1940, gli ebrei della città di Anversa, dove all'epoca viveva poco più del 50% degli ebrei del Paese, furono vittime di un pogrom. La violenza del 10 aprile 1941 fu perpetrata dai sostenitori di un'organizzazione nazista fiamminga sotto lo sguardo di approvazione degli ufficiali tedeschi. “Attaccarono due sinagoghe e la casa di un rabbino”, secondo un resoconto pubblicato da Yad Vashem, il memoriale nazionale israeliano della Shoah, “e non furono impediti né dai vigili del fuoco né dalla polizia.” Paul-Henri Rips, che aveva 11 anni quando fu testimone del pogrom, ricordava che la sinagoga che suo padre aveva contribuito a fondare venne incendiata dalla folla. “Ora, mentre mi trovavo in un angolo, tutto ciò che vidi fu un mucchio di libri di preghiere, dei rotoli della Torah e le tende dell'arca che bruciavano sul marciapiede, mentre dallo stesso edificio che stava bruciando si levavano alte le fiamme,” scrisse in una successiva autobiografia. “Sebbene i vigili del fuoco fossero presenti, membri del Vlaamsch Nationaal Verbond (VNV, l'Unione nazionale fiamminga) e ufficiali tedeschi che si trovavano lì nei pressi impedirono loro di spegnere l'incendio.”
La folla di Anversa era rimasta eccitata dalla proiezione del feroce film di propaganda del partito nazista "Der ewige Jude" (“L'ebreo errante”). Girato nei ghetti di Lodz e Varsavia in Polonia, il film, diretto dal cineasta nazista Fritz Hippler, raffigurava gli ebrei con un fisico grottesco e moralmente depravati, dei topi in veste umana decisi a dominare il mondo.
Un anno dopo, la deportazione degli ebrei belgi ad Auschwitz e in altri campi di concentramento iniziò sul serio. Il tanfo di quell'atmosfera nociva e fomentatrice di pogrom pervade l'ultima edizione di Humo , un settimanale in lingua fiamminga che si spaccia per una rivista satirica.
Uno dei suoi più assidui collaboratori, Herman Brusselmans, 66 anni ha pubblicato una rubrica che è una forte candidata per l'articolo più pericolosamente antisemita apparso online e in forma cartacea nei 10 mesi trascorsi da quando il pogrom di Hamas nel sud di Israele ha scatenato una nuova ondata di odio a livello planetario, nei confronti degli ebrei. Perché, nonostante tutti i contenuti orribili a cui siamo stati esposti durante questo periodo, gli appelli espliciti alla violenza al di fuori dei post sui social media sono stati rari. Non è stato così per Brusselmans, che ha scritto candidamente in una pubblicazione che gode di una buona circolazione in Belgio, che le azioni delle Forze di difesa israeliane a Gaza lo hanno reso “così arrabbiato che vorrei conficcare un coltello nella gola di ogni ebreo che incontro.” Dovevano sentirsi così i nazisti fiamminghi nell'aprile del 1941, quando uscirono dal cinema a caccia di ebrei e carichi dell'odio trasmesso dal film di Hippler. Come il 99,9% degli americani, e probabilmente degli europei fuori dal Belgio, non avevo mai sentito parlare di Brusselmans prima che apparisse la sua esortazione a uccidere gli ebrei. A giudicare dalla sua fotografia e dal suo stile di scrittura, lo si immagina piuttosto come un narratore spiritoso e un commentatore sociale orgogliosamente svincolato dalle convenzioni.
I capelli lunghi e arruffati incorniciano un viso spigoloso che ti scruta da dietro occhiali neri dalla montatura spessa. Non l'ho sentito parlare, ma immagino che la sua voce sia stata resa opportunamente roca dalle sigarette che fuma. Hermann potrebbe essere un baby-boomer, così suggerisce la sua foto, ma va d’accordo con i ragazzini. Ehi, è anche divertente. Solo che non lo è. Davvero, seriamente non lo è. Leggendo il resto dell'articolo, mi sono ritrovato a chiedermi se la carenza di editorialisti decenti in Belgio sia così grave da aver bisogno di questo tizio per riempire lo spazio. Per cominciare, è chiaramente un misogino e un omofobo che condivide quella inquietante inclinazione europea per l'umorismo da caserma.
Nei paragrafi tortuosi che precedono la sua confessione di voler pugnalare gli ebrei, ci dice che sta lavorando a una nuova "raccolta" dei suoi scritti con l'affascinante titolo “Pieno di cacca con una donna brutta.” Poi, racconta di aver visto un uomo anziano vestito male camminare per strada e riflette se questo sfortunato signore avesse una moglie che si è suicidata, una figlia rimasta incinta all'età di 13 anni e un figlio che è "così gay che molti altri gay gli hanno detto: 'Non esagerare, Alain’.” Tornando ancora una volta all'aspetto dell'uomo, egli offre qualche consiglio sartoriale: "Tagliati i piedi, bastardo, così ti libererai di quegli stupidi sandali.”
Se non fossi stato avvisato in anticipo di quel che stava per succedere, avrei smesso di leggere subito dopo aver incontrato quelle righe. Ma ho continuato, scoprendo che Brusselmans era preoccupato per un'imminente Terza Guerra Mondiale. Ovviamente entrano in scena gli ebrei.
È tutta colpa di un “piccolo, grasso e calvo ebreo che porta il sinistro nome di Bibi Netanyahu e che per qualche ragione vuole assicurarsi che l'intero mondo arabo venga spazzato via.”
Questa descrizione del primo ministro israeliano evoca le caricature degli ebrei pubblicate su squallide riviste naziste come Der Stürmer. A questo punto, Brusselmans si trasforma da uno scolaretto insolente tutto immerso nella sua ansia sessuale, nel propagandista nazista Josef Goebbels, che farnetica sull'"esercito israeliano di m***a” che uccide bambini palestinesi. Immaginando la sua ragazza e suo figlio sepolti sotto le macerie di Gaza, lui dichiara che una tale vista gli farebbe allungare la mano verso il coltello più vicino per conficcarlo nell'ebreo più vicino.
Se questo articolo fosse apparso 30 anni fa, avremmo probabilmente liquidato Brusselmans come un fallito amareggiato, così sopraffatto dalle sue nevrosi da proiettarle sugli altri.
Dopotutto, l'antisemitismo offre una casa naturale a sociopatici come questo, consentendo loro di eludere le vere ragioni della loro mancanza di successo professionale, della loro incapacità di formare relazioni significative, della loro fissazione nel denigrare chi li circonda e della fastidiosa consapevolezza che non appena lasciano lo sgabello del bar, tutti quelli che restano esprimono sollievo per il fatto che lo "stronzo" se ne sia andato.
Ma viviamo in tempi diversi, in un ambiente in cui un appello al pogrom può essere riformulato come una critica penetrante. Il dolore causato dall'antisemitismo contemporaneo è in parte radicato nel fatto che non possiamo ignorarlo. Qualcuno come Brusselmans lo capisce e lo coglie. Da quando è stata pubblicata quella miserabile rubrica, l'Associazione ebraica europea ha annunciato un procedimento legale contro Brusselmans e Humo per istigazione. Come ha sottolineato Assita Kanko, membro belga del Parlamento europeo: “Questo non riguarda la libertà di parola o la satira, questo è un appello alla violenza. È un appello all'omicidio.”
Date le leggi del loro Paese contro l'incitamento all'odio, si deve supporre che i giudici belgi non abbiano altra scelta che darle ragione. Forse Brusselmans si procurerà una condanna in prigione, dove potrà testare come i suoi tentativi di fare umorismo vengono accolti dagli altri detenuti. Forse se la caverà con una multa o con la libertà vigilata. Forse il suo invito a massacrare gli ebrei verrà ignorato del tutto, perché quando si tratta di punire l'antisemitismo nei tribunali, l'Europa di questi tempi incoraggia le aspettative più basse. In tal caso, Herman, stai certo che noi ebrei non dimenticheremo. Sogni d’oro.
Ben Cohen, scrive su Jewish News Syndacate