Israele aspetta 7000 ebrei francesi in fuga Analisi di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 08 agosto 2024 Pagina: III Autore: Giulio Meotti Titolo: «Israele aspetta 7000 ebrei francesi in fuga»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/08/2024, a pag. III, il commento di Giulio Meotti dal titolo: “Israele aspetta 7000 ebrei francesi in fuga”.
Giulio Meotti
Considerando i crescenti livelli di antisemitismo, “gli ebrei non avranno più di un decennio in Francia prima di dover andarsene”, ha detto il rabbino Yaacov Bitton di Sarcelles, ma lui e la sua famiglia rimarranno per servire la comunità, “fino alla fine”. Bitton, che dirige la Beth Loubavitch de Sarcelles, ha detto che mentre sperava che la comunità ebraica continuasse per molti anni in Francia, la sua sensazione personale oggi è che gli ebrei “non abbiano più di dieci anni in Francia”. Nelle stesse ore, trecento giorni dopo il pogrom del 7 ottobre, il ministro del’Integrazione e dell’aliyah d’Israele, Ofir Sofer, era al terminal uno dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ad accogliere 160 nuovi immigrati dalla Francia. Tra i nuovi arrivati, Alexia Abitbol, madre di sei figli della comunità di Pavillons-sous-bois, nella Seine-Saint-Denis. Carole e suo marito, Itzik Iaïch, che vivevano nel 16esimo arrondissement di Parigi, hanno parlato con il Times of Israel: “Nel nostro quartiere, dopo il 7 ottobre, ci sono stati atti di antisemitismo. Non vediamo più un futuro per i nostri figli in Francia. C’erano persone che hanno subito violenze vicino a rue Victor Hugo, dove abbiamo avuto l'impressione di vivere in una bolla. Alla fine, sapevamo che vivevamo in una bolla e nonostante ciò, voglio dire, anche a casa, nel nostro piccolo quartiere ebraico, nel nostro angolino tranquillo, gli antisemiti hanno potuto parlare apertamente. Poi, a livello politico, si vede chiaramente che qualcosa è andato storto, dover votare per il Fronte Nazionale per bloccare l'estrema sinistra, è una cosa che non avrei mai immaginato”. Itzik non vuole rivivere quello che hanno vissuto il padre e i suoi nonni nel 1962, quando lasciarono l'Algeria. “Ha lasciato una cicatrice in famiglia e non volevo davvero ritrovarmi nella stessa situazione dei miei nonni e di mio papà. Non credo che accadrà come nel 1962 per gli ebrei francesi, ma siamo un po’ spinti ad andarcene. Non ci viene detto di ‘uscire’, ma ci viene fatto capire chiaramente”.
“Oggi è chiaro che non c’è futuro per gli ebrei in Francia”, aveva appena detto anche il rabbino capo della Grande Sinagoga di Parigi Moshe Sebbag.
“Dico a tutti i giovani di andare in Israele o in un paese più sicuro”.
Un’inchiesta di Bfmtv rivela che settemila ebrei francesi hanno fatto richiesta di emigrazione in Israele dopo il 7 ottobre. Mai così tanti. Se confermati, i numeri supererebbero quelli del 2015, dopo gli attentati di Parigi. Il Ministero israeliano dell’immigrazione ha registrato un impressionante aumento delle richieste di immigrazione dalla Francia dall’inizio della guerra. 6.440 persone hanno aperto pratiche di immigrazione dalla Francia, rispetto alle 1.057 dello stesso periodo dell’anno precedente. Un aumento vertiginoso dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre: più 510 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo cifre ufficiali. Il ministro dell’Immigrazione, Ophir Sofer, ha accolto con entuasiasmo la decisione di questi immigrati di venire in Israele “nonostante il contesto difficile”, sottolineando “la forza del loro impegno sionista”. In totale, quest’anno in Israele sono attesi tremila “Olim Hadashim” francesi (nuovi immigrati), tre volte di più rispetto allo scorso anno. Secondo un sondaggio del Fondo sociale ebraico unito (FSJU) condotto dopo il 7 ottobre e pubblicato a luglio, il 46 per cento di tutti i giovani ebrei francesi (su una comunità di quattrocentomila persone) sarebbe pronto a fare l’aliya in Israele. Per Caroline Yadan, deputata dell’ottava circoscrizione elettorale dei francesi stabiliti fuori della Francia, “gli ebrei non si chiedono se se ne andranno, ma quando se ne andranno”.
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