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Libero Rassegna Stampa
07.08.2024 Efraim Inbar: Teheran cercherà di colpire gli impianti nucleari
Intervista di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 07 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Teheran cercherà di colpire gli impianti nucleari»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/08/2024, a pag. 12, con il titolo "Teheran cercherà di colpire gli impianti nucleari", l'analisi di Amedeo Ardenza

Efraim Inbar
La centrale nucleare di Dimona, nel sud di Israele, è uno dei possibili bersagli strategici del prossimo attacco iraniano. Come lo era stato anche nell'attacco del 13 aprile. 

L’atteso attacco dell’Iran e dei suoi alleati contro Israele ha tanti protagonisti e comprimari, regionali e internazionali. Per tracciare un quadro più ampio della regione in queste ore, Libero ha parlato con Efraim Inbar, docente emerito di Scienze Politiche all’Università Bar Ilan e presidente del Jerusalem Institute for Strategy and Security (Jiss). Che tipo di attacco si aspetta il sistema di difesa di Israele questa volta? «Non lo sappiamo con certezza: di certo è i corso in queste ore un intenso lavoro di coordinamento fra le la difesa area di Israele e il Centcom, il Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti». Ad aprile non si erano coordinati solo Israele e gli Stati Uniti ma anche alcuni paesi arabi come la Giordania. Ci sarà ancora una difesa comune? «Da un punto di vista tecnico possiamo certamente sperare in un salto di qualità del coordinamento fra i paesi che hanno respinto l’attacco iraniano di aprile: quel lavoro può essere considerato come uno stress test che si è concluso con successo. Non bisogna però dimenticare che la decisione di difendersi insieme resta strettamente politica: vedremo di nuovo la volontà di unirsi contro quest’aggressione? Le indicazioni ci sono tutte». L’Iran non dovrebbe dichiarare guerra a Israele? «Una volta era così: sono dei gentlemen’s agreement che esistono dal Medioevo: l’Iran invece non dichiara guerra ma annuncia “reazioni”, il che non equivale a una dichiarazione di guerra. D’altro canto sono decenni che da Teheran promettono di annientarci: non credo davvero ci sia bisogno d’altro». Eppure lo statuto delle Nazioni Unite sancisce che nelle loro relazioni i paesi membri dell’Onu debbano astenersi tanto dall'uso della forza quanto dalle minacce di usarla: perché allora nessuno ferma l’Iran? «Perché nessuno presta attenzione all'Onu, che è un'istituzione moralmente fallita e totalmente inefficace quando c'è un conflitto. Le Nazioni Unite sono intervenute nella guerra civile in Siria? Sono intervenute in Ucraina? Possiamo dimenticarci dell’Onu». La Russia è militarmente presente in Siria, un paese che potrebbe unirsi a un attacco contro Israele; la Russia, poi, coltiva anche buone relazioni con l’Iran, dal quale acquista droni per la guerra in Ucraina: come crede che Mosca si posizionerà in uno scenario di guerra Teheran-Gerusalemme? «Io non credo che i russi abbiano interesse a rafforzare ulteriormente l’Iran dal quale, certo, acquistano droni: ma si tratta di una relazione “commerciale”. Credo invece che manterranno un profilo passivo, limitandosi a prese di posizione e dichiarazioni. Non dimentichiamo che anche Israele ha un certo meccanismo di coordinamento con i russi in Siria; un meccanismo che fino a qua ha resistito agli ultimi scossoni». E quanto ai possibili obiettivi iraniani in Israele? Si è parlato dei porti e dell’aeroporto di Tel Aviv, delle centrali elettriche, degli snodi della comunicazione. Inbar risponde con una parola sola: «Dimona». E aggiunge: «La centrale nucleare israeliana è di certo l’obiettivo più simbolico». E lo è tanto di più per gli iraniani il cui programma nucleare nazionale è stato più volte rallentato dagli israeliani con omicidi mirati di fisici e ingegneri, con la diffusione di virus informatici come anche con il furto dei piani di sviluppo. 

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