Una voce d'Israele racconta la barriera di difesa una difesa contro il terrorismo
Testata: Il Giornale Data: 26 agosto 2003 Pagina: 1 Autore: Ehud Gol Titolo: «Solo un muro può salvare i nostri figli dai kamikaze»
Riportiamo l'articolo dell'ambasciatore d'Israele in Italia, Ehud Gol, sulla barriera di sicurezza che si va costruendo in Israele. Si chiama barriera di sicurezza e se qualcuno pensa che questo sia ciò che noi israeliani sognavamo per il nostro futuro, si sbaglia di grosso. E' un'aberrazione, siamo d'accordo. So che le critiche nei confronti della decisione del governo israeliano di costruire la barriera provengono da un generale sentimento di ostilità e disaffezione verso ogni forma di separazione. Andiamo tutti ripetendo che nel mondo di oggi non ci sono più confini e che siamo tutti parte di un grande villaggio globale. Noi israeliani, in quanto cittadini del mondo libero, non siamo estranei a tali aspirazioni libertarie. Solo che, diversamente da tutti gli altri, abbiamo un problema nell'applicazione pratica dell'idea del villaggio senza confini: viviamo nel Terrore. E così, mentre i nostri amici europei si sentono offesi dall'idea che in qualche parte del mondo qualcuno stia costruendo una barriera, noi ci sentiamo stanchi, profondamente stanchi di raccogliere i corpi mutilati dei nostri connazionali per le strade di Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Qui in Europa le barriere non servono perché non si vive nel mirino dei terroristi. Invece in Israele solo qualche giorno fa abbiamo seppellito altri sei bambini insieme a quindici adulti, le cui vite sono state spezzate dagli uomini-bomba di Hamas. Il terrorismo palestinese non ci ha lasciato altra possibilità. I palestinesi non solo non hanno fermato il terrorismo ma non hanno nemmeno iniziato a combatterlo. Gli abbiamo dato tempo e fiducia, abbiamo liberato prigionieri ed evacuato villaggi nella speranza che in cambio smantellassero le infrastrutture del terrore, come previsto dalla Road Map. Sin dall'inizio dell'attuale campagna terroristica palestinese nel settembre del 2000, abbiamo visto morire 841 dei nostri cittadini, un attacco dopo l'altro. Di questi, 27 sono stati uccisi nel corso di ciò che i palestinesi chiamano "cessate il fuoco". Bisognava assolutamente trovare un modo per impedire al terrorismo palestinese di mietere altre vittime. E noi abbiamo deciso di tenerci lontani dalle basi degli uomini-bomba. Secondo l'ex Ministro Ehud Barak, la barriera di sicurezza avrebbe potuto salvare almeno 500 vite umane. Ad esempio, per compiere l'attacco del 12 agosto nella cittadina di Rosh Ha'ayin i terroristi, provenienti da Nablus, si sono diretti in macchina verso sud, hanno girato intorno alla barriera dove i lavori sono fermi e poi hanno continuato verso nord-ovest. Non ci vuole uno stratega per capire che se la tanto criticata barriera fosse stata completata, questi signori non avrebbero potuto compiere la micidiale missione. Alcuni dicono che vogliamo solo sovvertire lo status quo. In realtà la barriera di sicurezza non ha alcun valore politico. Tra l'altro, se solo la linea seguisse i confini del '67 non ci sarebbe tanto clamore. Dicono che vogliamo spossessare i palestinesi. Invece il percorso è studiato in modo da intralciare il minor numero possibile di proprietà. Solo poche famiglie palestinesi sono toccate dal progetto e queste sono state fornite di tutti gli strumenti utili ad esporre le proprie esigenze e sollevare eccezioni. La Corte Suprema, adita da privati, in diversi casi neimesi recenti ha ordinato alle autorità israeliane di cambiare percorso pur di non danneggiare le proprietà palestinesi. In ogni caso, i privati che abbiano ceduto terreni hanno diritto ad un giusto indennizzo. Dicono che stiamo costruendo un nuovo muro di Berlino. In realtà solo 8 dei 140 km sono costituiti da blocchi di cemento, necessari per impedire attacchi con armi da fuoco. Per il resto la barriera è formata da una striscia di territorio recintato e sorvegliato con mezzi elettronici e pattugliamenti. Dicono che stiamo circondando i palestinesi. In realtà loro saranno liberi di muoversi all'interno dei territori o di attraversare il confine orientale. E' noi stessi che stiamo ingabbiando. Eppure, siamo convinti che questa soluzione, per quanto dolorosa, debba essere perseguita perchè consentirà di salvare vite umane e quindi di garantire ad Israele quella sicurezza che permette di andare avanti con i negoziati. La barriera di sicureza è un mezzo per evitare che i terroristi uccidano altri bambini. E' nostro dovere proteggerli; impedirci di adempiere a questo obbligo morale significa disprezzare la vita degli israeliani. Le infiltrazioni di terroristi da Gaza sono state minimizzate grazie ad una barriera protettiva esistente sin dall'inizio della campagna palestinese. Dobbiamo applicare il modello difensivo di Gaza anche alla Cisgiordania. La nostra storia ci insegna che una barriera può salvare vite umane. La storia del mondo ci dimostra che quando i popoli divisi diventano buoni vicini, le barriere si abbattono in poche ore. Anche se per voi cittadini è difficile mettervi nei nostri panni, anche se le vostre case, le vostre strade, i vostri autobus e i vostri figli non sono bersagli che camminano per centinaia di uomini-bomba, mi auguro che possiate comprendere e sostenere la nostra esigenza vitale di tenerci lontani dal mirino del terrorismo.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Giornale. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.