Ecco la disforia sessuale Commento di Marco Bassani
Testata: Libero Data: 05 agosto 2024 Pagina: 11 Autore: Marco Bassani Titolo: «Dalla lotta al capitalismo al turbo-genderismo»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/08/2024, a pag. 11, con il titolo "Dalla lotta al capitalismo al turbo-genderismo", il commento di Marco Bassani
Queste Olimpiadi passeranno alla storia per una serie di controversie collegate alla fluidità sessuale. La cerimonia di apertura ci ha plasticamente mostrato come forse il cristianesimo conti sempre meno nella società occidentale, ma sia ossessivamente nella mente delle drag queen. Le immagini di Angela Carini che si ritirava in lacrime durante un combattimento con la pugile algerina Imane Khelif, che ha cromosomi xy e aspetto del tutto evidentemente maschile, ha fatto il giro del mondo. Vi è da chiedersi se non si stia creando una nuova divisione di carattere politico e sociale all’interno del panorama politico occidentale, fondata su sesso e genere.
Circa due secoli e mezzo fa inizia in Europa e in America la politica moderna. Si tratta di nuova forma di lotta per il potere, contesa che in prima battuta riguarda sempre meno di una persona su centomila, ma che dalla seconda metà del Settecento prevede il coinvolgimento, almeno potenziale, del popolo intero. Da allora sono state forgiate divisioni di ogni tipo fra la popolazione per favorire l’antagonismo fra classi e contro classi dirigenti.
IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA
Il principio, filosofico prima ancora che giuridico, dell’uguaglianza assoluta si scontrava con la difesa delle diseguaglianze che si erano stratificate nel corso dei secoli. Per quasi duecento anni l’allargamento del suffragio rappresenta il basso continuo dell’Occidente e ogni battaglia per collegare voto e status, diritti e censo diventa semplicemente di retroguardia.
L’irrompere del sistema di fabbrica forza l’orizzonte sociale al punto che la democrazia si ristruttura su di una sola divisione: quella della legittimità del modo capitalistico di produzione della ricchezza. Ma siccome non esiste che un modo di produrre la ricchezza, visto che ogni altro tentativo nella storia ha prodotto solo miseria, nel corso del tempo la divisione ultima diventerà quella familiare per le ultime tre o quattro generazioni: quanto Stato e quanto mercato sono tollerabili in un’economia, almeno formalmente, libera. Negli ultimi decenni, data l’appetibilità assoluta del welfare State, le divisioni si sono concentrate su quanto welfare e per chi. È questo il fondamento anche del dibattito sull’immigrazione, che dopo il crollo del comunismo ha visto due schieramenti in un certo senso inediti.
Nell’ultimo quindicennio, accanto a tutte le divisioni prodotte dalla lotta politica, sopite, ma mai scomparse del tutto, ossia a margine della questione sociale variamente prodotta dall’economia di mercato, ne sta venendo fuori prepotentemente un’altra, che è destinata a mutare lo stato di cose esistenti.
LA NUOVA FRATTURA
Si tratta di una divisione che è una vera rivolta contro la natura ma in fondo anche il socialismo e l’egalitarismo estremo lo erano - e vuole ribaltare un mondo che su questo versante non si era mai posto domande per venticinque secoli. La nuova frattura verte su sesso e genere e sta ormai creando due campi vieppiù ostili. Da un lato vi sono coloro che ritengono che i cuccioli degli uomini vengano al mondo come maschi o femmine (che ovviamente possono sviluppare preferenze sessuali eterodosse, ma ciò è l’eccezione, non la regola) e dall’altro sempre più ampio è il numero di coloro che pensano a un mondo indeciso e impregiudicato dalla Natura e dal Dio della Natura, nel quale ognuno può reinventarsi come meglio crede e nel quale l’intera società debba essere costruita a misura di colui il quale ha la più acuta disforia sessuale. La difesa filosofica del welfare si fonda sull’idea che le istituzioni statali debbano adottare politiche volte a far sì che le differenze di reddito vadano a favore dei meno avvantaggiati.
Oggi si sta facendo strada qualcosa di simile, ma più radicale: la società è tanto più giusta quanto più accomoda esigenze che un tempo avremmo considerato di carattere privato e che oggi devono occupare tutto lo spazio del discorso pubblico. E la disforia sessuale è l’emblema del dramma del nostro tempo.
Se tutto il mondo deve essere ricreato a partire dalle differenze di genere, e se di generi ce ne sono una settantina – ne hanno inventato uno anche per gli uomini intrappolati in corpi da uomini, cisgender, ossia chi vive con una certa tranquillità l’essere nato maschio o femmina – diventa fondamentale creare uno spazio sociale nel quale chi si sente donna sia da tutti riconosciuta come tale, a prescindere dal fatto che il giorno della nascita un ignaro dottore scrisse “maschio” sul suo certificato.
LA BATTAGLIA DEL SESSO
Il campo di battaglia più recente fra queste inconciliabili visioni del mondo sembrano essere gli sport femminili. Gli eredi del gruppo che nel corso del tempo proclamava prima l’uguaglianza assoluta, poi l’intollerabilità del capitalismo come modo di riproduzione dell’esistenza umana sul pianeta, e infine che più Stato sociale c’è e meglio è per tutti, vorrebbero aprire gli sport femminili a tutte le donne, anche se non venute al mondo come tali. I fedeli attardati di un mondo che fu sostengono invece che questo significherebbe la fine degli sport femminili. Il punto è che i “genderisti” hanno in parte ragione. Le differenze sessuali sono frutto (anche) di una costruzione culturale, che però ha consentito alla società di riprodursi e progredire. Più i sessi vengono messi in discussione e più generi vengono alla luce. Il che vuol dire che la cultura ha infinite possibilità di agire su sesso e carattere. Sei ruoli sessuali sono una costruzione culturale, la cultura agisce ancor più violentemente e in modo iconoclasta nel mettere in discussione un mondo di semplici maschi e femmine. E non sono del tutto convinto che una società nella quale i cisgender saranno una minoranza come un’altra avrà alla fine la possibilità di proseguire l’umana avventura sul pianeta.
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