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Libero Rassegna Stampa
24.07.2024 Netanyahu ricomincia da Trump
Cronaca di Giovanni Longoni

Testata: Libero
Data: 24 luglio 2024
Pagina: 1/15
Autore: Giovanni Longoni
Titolo: «Netanyahu ricomincia da Trump. Poi, se c'è tempo, vedrà gli altri»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/07/2024, a pag. 1/15, con il titolo "Netanyahu ricomincia da Trump. Poi, se c'è tempo, vedrà gli altri", cronaca di Giovanni Longoni.

Giovanni Longoni.
Giovanni Longoni

Stanco di inseguire invano Joe Biden e Kamala Harris, il premier israeliano Netanyahu si incontra con Trump. Quando era presidente, i rapporti fra Usa e Israele erano ottimi. 

Stanco di inseguire Kamala Harris e Joe Biden, presidente e vice in carica, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sbarcato in America due giorni fa, non si è perso d’animo e ha organizzato un incontro con Donald Trump.
Il candidato repubblicano sta assumendo tratti messianici per molti leader stranieri infastiditi da una leadership democratica a dir poco distratta dai problemi interni al partito. In Ucraina la guerra è giunta a un sanguinoso stallo? Orban e Zelensky, diavolo e acquasanta, si rivolgono al tycoon; il primo è volato in Florida ancor prima di Netanyahu mentre il leader del Paese invaso da Putin ha invitato più volte Donald a Kiev. Stavolta è il premier dello Stato ebraico a cercare un interlocutore a Washington, la capitale dello storico e fedele alleato di Gerusalemme.
Biden però ha marcato visita. Aveva il covid - vero o diplomatico - hanno fatto sapere a Bibi. Che, come è noto, non ha un grande rapporto personale con l’attuale presidente. E allora parlerò con Kamala, si sarà detto. La donna che potrebbe guidare il Paese più forte al mondo. Ma la Harris non ha avuto ancora tempo per l’alleato: sorry, impegni precedenti, hanno fatto sapere dallo staff vicepresidenziale. Comportamento «deludente», secondo fonti governative israeliane raccolte dal britannico Telegraph. Dove era Kamala? A Indianapolis per un evento organizzato dalla confraternita afroamericana Zeta Phi Beta. Poi ha aggiunto un giro a fare i primi comizi da candidata democratica. Bibi, che è pieno di difetti ma di sicuro è un gran signore, non ha fatto notare l’incongruenza e si è messo in attesa di un invito. Che al momento dalla Casa Bianca non è ancora arrivato. Anzi, davanti alla sede presidenziale sono apparsi ieri sera i cartelli e le bandiere dei manifestanti pro-Palestina.
È stato invece Trump ad annunciare che il summit con Netanyahu si terrà: venerdì a Mar-a-Lago, Palm Beach.
«Non vedevo l’ora di dargli il benvenuto» dice Donald. Netanyahu lo ha definito «il più grande amico che Israele abbia mai avuto» e lo ha elogiato per aver sostenuto «inequivocabilmente» Israele quando era alla Casa Bianca.
Per gli israeliani, che rispettano Biden per il sostegno militare che non ha mai fatto mancare loro, Trump resta però un gigante fra i presidenti del XXI secolo. Ovviamente per gli Accordi di Abramo. Ma il rapporto fra i due leader non è più l’idillio dei primi tempi: dopo le presidenziali del 2020, quando Netanyahu bruciò tutti i leader mondiali sul tempo e si congratulò con Biden per la sua vittoria, Trump non la prese bene.
Il miliardario dedicò un sonoro vaffa all’israeliano. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, Trump non ha voluto dire se aveva parlato con l’ex amico.
Inizialmente la stampa israeliana ipotizzava l’incontro fra i due per domani, giovedì, mentre venerdì avrebbe dovuto incontrare Biden e la Harris.
Netanyahu a questo punto dovrebbe restare a Washington anche nel fine settimana. Non è nemmeno escluso che l’incontro tra Biden, riapparso miracolosamente, e Netanyahu possa avvenire già nella mattina di domani.
Bibi non ha problemi a riempire le giornate: prima del discorso al Congresso, il premier ha avuto alcuni difficili incontri con ostaggi liberati e familiari di gente ancora nelle grinfie di Hamas. «Il momento più difficile che ho vissuto in prigionia è stato quando ho ascoltato la radio e ti ho sentito dire che la guerra sarebbe stata lunga. Ho pensato: “Non uscirò di qui”. È stato un punto di rottura per me». Lo ha detto in lacrime l’ex ostaggio NoaArgamani a Netanyahu. Per la giovane, liberata il mese scorso con un’operazione delle forze speciali, i 120 ostaggi ancora nelle mani di Hamas «devono essere riportati a casa il più rapidamente possibile, prima che sia troppo tardi».
Prima della partenza per Washington, Argamani è stata criticata da diversi parenti degli ostaggi in Israele per essersi unita alla delegazione di Netanyahu.
Il tema degli ostaggi e un piano diplomatico Usa per liberarli potrebbe secondo alcuni essere il piano che Biden ha in testa per chiudere con onore il suo mandato. Putroppo per tutti, potrebbe essere la più grande delle tante illusioni di Joe.

 


lettere@liberoquotidiano.it

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