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Libero Rassegna Stampa
22.07.2024 Non si criminalizzano le opinioni
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 22 luglio 2024
Pagina: 1/7
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «E' illiberale e pericoloso proporre lo scioglimento dei partiti politici sgraditi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 22/07/2024, a pag. 1/7, con il titolo "E' illiberale e pericoloso proporre lo scioglimento dei partiti politici sgraditi", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Il pestaggio del giornalista Andrea Joly da parte di violenti militanti di CasaPound è un atto criminale. Ma che c'entra la Meloni, che ha subito condannato l'aggressione? Invece la sinistra ne approfitta per lanciare subito l'allarme fascismo, come se si fosse nel 1924. E chiede lo scioglimento dei partiti di destra. Ma guarda: come mai la sinistra non ha mai chiesto lo sgombero della sede di CasaPound a Roma? Come mai, a Torino, non si chiede lo sgombero del centro sociale Askatasuna, di estrema sinistra, che fa apologia di terrorismo? Il sindaco di Torino aveva addirittura proposto eventi nell'Askatasuna, per abituare gli estremisti al dibattito culturale. Ha ragione Capezzone quando sostiene che le opinioni non devono essere criminalizzate. Ma la vicenda dimostra che la sinistra si comporta peggio della destra e pretende di essere autorizzata a dare ad altri patenti di legittimità.

Secondo un calcolo che è quasi certamente approssimato per difetto, essendo trascorsi circa 200 giorni dall’inizio del 2024, siamo già giunti al quarantesimo “allarme -fascismo” in Italia: un ritmo forsennato di una “mobilitazione democratica” ogni cinque giorni.
Intendiamoci bene: è perfino superfluo ribadire (lo facciamo subito a scanso di qualsiasi equivoco) che l’aggressione da parte di un paio di facinorosi di CasaPound contro un cronista è assolutamente inaccettabile. Ma da qui a sostenere (è successo anche questo, con sprezzo del pericolo e del ridicolo) che saremmo in una specie di riedizione del 1924, ce ne corre. Davvero l’onorevole Furfaro pensa di ergersi a novello Giacomo Matteotti? O qualcuno pensa che le onorevoli Braga e Boldrini siano le staffette partigiane del nostro tempo? O che il mitico Sandro Ruotolo sia una sorta di terzo fratello Rosselli, dopo le gigantesche figure di Carlo e Nello? Ecco, se per caso qualcuno dovesse davvero pensare qualcosa del genere, dovremmo ricondurre la pratica alle conseguenze della calura estiva. E allora il succo della faccenda lo sapete già fino alla noia. Ogni occasione è buona per tentare di fascistizzare Giorgia Meloni (che ovviamente non c’entra nulla con CasaPound), oppure (versione più light) per accreditare l’idea di un “clima” che aiuterebbe e accompagnerebbe questo tipo di bravate. E pure qui c’è più da ridere che da piangere: ma chi lo crea ‘sto clima? Con tre o quattro eccezioni, i giornali italiani sono tutti schierati a sinistra, e sono quelle testate – semmai – a processare e condannare ogni giorno un destro scelto più o meno a caso, organizzando una specie di Piazzale Loreto morale. E ancora: con altre tre o quattro eccezioni, i programmi televisivi di approfondimento (pubblici e privati) sono anch’essi in mano a tenutari e tenutarie di sinistra. L’ospite di destra – in quei contesti – è ammesso o come eroe che deve combattere secondo lo schema “uno contro quattro” o come vittima sacrificale da schiaffeggiare e umiliare a piacere. E allora – torno a chiedere – chi è il creatore di questa pericolosa atmosfera fascisteggiante? Siamo alle comiche. Ciò detto, rimane sul tavolo una questione più delicata. Come carsicamente accade in queste circostanze, anche ieri è tornata a circolare l’idea di un possibile scioglimento autoritativo di Casa Pound, Forza Nuova, e non sodi quali altre organizzazioni accusate di fascismo.
Ora: è già abbastanza surreale che la sinistra, nell’anno di grazia 2024, si appelli alle misure della Legge Scelba. Ma, anche in base a quella normativa, per procedere a uno scioglimento serve o una sentenza che accerti la ricostituzione di un partito fascista (si procedette in questo modo contro Ordine Nuovo) o un intervento autonomo del governo tramite decreto legge.
Nel caso odierno, non c’è una sentenza (e quindi la prima ipotesi non è percorribile), mentre la seconda strada è davvero poco raccomandabile: ma veramente vogliamo stabilire il precedente pericolosissimo di affidare a un governo pro tempore il potere di stabilire chi siano i “nemici della democrazia”? Peraltro (vale per Forza Nuova e CasaPound), queste organizzazioni si sono molte volte presentate alle elezioni, non raccogliendo più di qualche marginale “zero virgola”. Dov’è il problema? Perché si vuole impedire a questi soggetti perfino la possibilità teorica di essere giudicati dagli elettori? Altri ancora, anziché appellarsi alla Legge Scelba, richiamano la più recente Legge Mancino, che ha innovato la normativa precedente estendendola dal tema del fascismo ai cosiddetti crimini d’odio. Ma pure qui – in termini di minima prudenza liberale – siamo su un terreno scivolosissimo: perché un conto è un atto di violenza (che va sempre punito, qualunque sia la sua causa: “politica”, razziale o di criminalità comune), mentre altro conto è criminalizzare un’opinione. Per quanto sgradevole o non condivisibile possa essere un’idea, è altamente illiberale e intrinsecamente autoritario pretendere di impedire che essa possa essere espressa.
Proviamo – a titolo di “test” – a capovolgere la questione. Immaginiamo cosa accadrebbe se il governo Meloni (e noi sconsiglieremmo vivamente un’iniziativa del genere) decidesse di promuovere lo scioglimento d’imperio di tutte le organizzazioni ritenute “estremiste”, sia quelle di destra sia quelle di sinistra. Apriti cielo! E’ fin troppo facile immaginare che a sinistra farebbero le barricate in pochi minuti, sostenendo la non paragonabilità, la non equiparabilità tra “fascisti” e compagni, e quindi – in ultima analisi – facendoci capire quello che già sappiamo: per la sinistra l’essenziale è chiudere la bocca solo a quelli della parte avversa. Ma la democrazia non funziona così: nei paesi civili, l’importante è impedire a tutti di alzare le mani contro chiunque altro, cioè di usare la violenza, mentre ognuno (sissignore: anche i portatori di tesi minoritarie, o spiacevolissime, o perfino repellenti) deve avere la possibilità di esprimere le proprie idee.
Siamo sempre lì, amici di Libero. Gli autoritari, comunisti in testa, hanno a cuore il potere dello stato (loro lo scrivono con la lettera maiuscola, contravvenendo al saggio suggerimento di Luigi Einaudi, che insisteva per la minuscola), e allo stato sono pronti ad attribuire anche la facoltà – discrezionale e arbitraria – di stabilire chi possa parlare e chino. Chi invece ha sensibilità liberale ha a cuore la libertà di ogni individuo (anche del più lontano da sé e dalle proprie idee) e intende proteggerla rispetto agli eventuali abusi dello stato o di una maggioranza pro tempore.
Ps: Perdonerete il post-scriptum autoreferenziale. Quando un anno e mezzo fa alcune centinaia di teppisti rossi, alla Sapienza, si erano dati l’obiettivo di impedire una conferenza alla quale ero invitato, e – in subordine – quello di darmi qualche mazzata rieducativa (non a caso per ore cercarono di sfondare e entrare di prepotenza in un’aula universitaria), tutti i signori di sinistra che ieri hanno parlato e straparlato non dissero una parola, non balbettarono una sillaba, non emisero un sospiro. Hanno dunque la faccia giusta per ergersi a custodi della libertà o hanno per caso la faccia somigliante a un’altra parte del corpo che non posso assolutamente nominare? A voi il giudizio.

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