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Deborah Fait
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Houti, uno dei tanti fronti dell'Iran per colpire Israele 20/07/2024

Houti, uno dei tanti fronti dell'Iran per colpire Israele
Diario di guerra di Deborah Fait

Il drone killer degli Houthi sul cielo di Tel Aviv. Ha provocato 1 morto e 10 feriti, sfuggendo alla difesa aerea israeliana. Quello dello Yemen è uno dei tanti fronti aperti dall'Iran contro Israele.

I terroristi Houti hanno rivendicato l’attacco a Tel Aviv. All’alba di venerdì mattina una forte esplosione ha gettato nel terrore gli abitanti di Tel Aviv e dintorni. Si è sentita, e le case hanno tremato, anche a chilometri di distanza. Un drone esplosivo, come le centinaia finora intercettate verso Eilat, ha percorso 2100 km per finire su un palazzo di Ben Yehuda, una via centrale di Tel Aviv. Una persona è stata uccisa da una scheggia e altre 10 sono rimaste ferite. Da Israele News, su Telegram: “Israele non conferma ancora ufficialmente che gli Houthi siano i responsabili del lancio dell'UAV su Tel Aviv, ma l'aeronautica militare dovrà ancora indagare sul percorso che ha seguito e su come è riuscita a eludere i sistemi di rilevamento e i radar. La distanza tra Tel Aviv e il porto di Hodeidah nello Yemen (uno dei principali centri di potere degli Houthi) è di 2.100 km. Si tratta di un guasto dei sistemi di rilevamento, ed è estremamente significativo perché se il bersaglio sospetto non viene rilevato, non è nemmeno possibile tentare di intercettarlo. Ecco perché l'IDF ha annunciato sia una "indagine approfondita" sia il rafforzamento delle pattuglie aeree nei cieli del Paese”. Si sospetta che il black out informatico che ha colpito mezzo mondo sia stato uno dei fattori.  L’Iran, anche grazie ai soldi ricevuti dall’amministrazione Biden, ha ormi molti fronti da cui colpire Israele. Hamas al sud, Houti al sud-est, Hezbollah a nord e a Est i palestinesi che occupano Giudea e Samaria (detta erroneamente Cisgiordania). Israele è come fosse chiuso in una scatola che brucia da ogni lato, con ai confini orde di belve feroci e assetate del nostro sangue che urlano, con i loro degni compari occidentali, “Palestina libera dal fiume al mare”. Israele si difende con tutte le sue forze. Dopo anni di guerre e terrorismo (dal 1948), dal 2006 è stata colpita da decina di migliaia di missili, fino ad arrivare alle stragi disumane del 7 ottobre. Aggiungiamo le migliaia di missili che ci piombano sulla testa da Hezbollah, il solito terrorismo dalla Giudea e, per concludere,  centinaia di missili, per ora, perché sono destinati a aumentare, dallo Yemen. Se fosse colpito anche l’aeroporto saremmo in trappola. Sfido ogni persona di buon senso a pensare, seppur lontanamente, che Israele non dovrebbe difendersi. Eppure ce ne sono, e sono tanti quelli che mancano di buon senso e di ogni tipo di empatia nei confronti di un paese da sempre sotto attacco con il chiaro intento di venire distrutto. L’Iran ha deciso la data che libererà il mondo da Israele, il 2040. Se andiamo avanti così, mettendo anche in conto, la complicità dell’Occidente con i nostri assassini, sarà anche prima. Sono quasi sempre ottimista ma in questo momento è inevitabile essere presi dallo sconforto. Si, abbiamo uno dei migliori eserciti del mondo, un’intelligence ritenuta la migliore del mondo, nonostante abbia fatto cilecca il 7 ottobre con tutte le orribili conseguenze che sappiamo, gli israeliani sono un popolo forte e sempre ottimista. Fino al 2023 Israele, nonostante tutto, era annoverato tra i 10 paesi più felici del mondo. Da quanto sta accadendo sembra che i nostri nemici, vicini e lontani, tentino di darci l’81esimo colpo. Mi spiego, i nazisti erano solti ammazzare gli ebrei anche a suon di bastonate,  l’essere umano resisteva fino all’ottantesimo colpo, all’ottantunesimo moriva. Finora Israele ha resistito a tutti i colpi ricevuti e così deve continuare. Ma non sono solo i terroristi che tentano di distruggerci, hanno dalla loro parte anche la propaganda antisemita della sinistra mondiale, complice dei nazisti palestinesi. Per anni i media e la politica di una certa sinistra antisemita hanno strombazzato che Gaza fosse “una prigione a cielo aperto” nascondendo, vilmente, la verità, cioè che Gaza , fino al 7 ottobre, era completamente autonoma e libera di governarsi come voleva. Se nel 2006 i suoi abitanti hanno scelto di eleggere i nazisti di Hamas non è certamente colpa di Israele. Allo scoppio della guerra le menzogne della propaganda pro Hamas si sono moltiplicate: i palestinesi muoiono di fame, c’è la carestia, manca l’acqua, Israele affama i palestinesi. Ebbene, dal 7 ottobre sono entrati nella Striscia 38.000 Tir colmi di viveri, acqua e medicinali. Basta vedere le immagini dei mercati sui cui banchi è esposto ogni ben di Dio. Ma i nostri nemici occidentali non vedono, accecati dall’odio, credono solo ai falsi e assurdi proclami di Hamas. Tra le altre accuse di cui si riempiono la bocca c’è l’assurdità del genocidio basandosi sui numeri rilasciati dai terroristi.  Se Hamas usa nascondersi e si traveste per non distinguersi dagli abitanti normali, se Hamas si fa scudo dei bambini, se Hamas ha scavato tunnel sotto abitazioni civili, scuole e ospedali, sarebbe ora di accusare questi nazisti, non Israele. Naturalmente nessuno accenna alle centinaia di migliaia di morti fatti da arabi contro arabi in Siria, in Yemen, in Iraq. Quelli non fanno testo, è Israele, solo Israele, che deve essere perseguito, anche penalmente dai tribunali  internazionali, perché si difende. Parlando con le persone che conosco, qui in Israele,  percepisco una certa dose di sconforto ma, soprattutto, di incomprensione. “ Perché ce l’hanno tanto con noi?” Le famiglie i cui figli sono all’estero per studio o per lavoro hanno paura che accada loro qualcosa. Una coppia, dopo una vacanza in Italia, si è vista arrivare una mail piena di offese contro gli ebrei e di auguri di morte semplicemente perché aveva dato voto 7 anziché 9 a un airB&B di cui erano stati ospiti. Dalle bombe, dai droni, dal terrorismo, bene o male, ci si può difendere ma davanti all’odio violento, incomprensibile, implacabile   del resto del mondo, si resta attoniti, senza parole.  

Deborah Fait
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