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Libero Rassegna Stampa
19.07.2024 Genova: inutile show della sinistra
Commento di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 19 luglio 2024
Pagina: 1/8
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: «L'inutile piazzata dei manettari anti-Toti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/07/2024, a pag. 1/8, con il titolo "L'inutile piazzata dei manettari anti-Toti" il commento di Pietro Senaldi.

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Pietro Senaldi

Erano solo 2000 i manifestanti di sinistra che hanno chiesto le dimissioni di Toti. E sì che avevano il viaggio spesato dal partito. Una protesta manettara contro un uomo che è agli arresti da due mesi benché non sia neppure rinviato a giudizio.

Visioni ristrette ma forca allargata. La parte manettara e retriva della sinistra si è ritrovata ieri pomeriggio in piazza a Genova per sputare su un uomo agli arresti da oltre due mesi, benché neppure rinviato a giudizio. Da Giuseppe Conte a Nicola Fratoianni, da Angelo Bonelli a Elly Schlein fino, peccato, all’ex ministro della Giustizia, lo spezzino Andrea Orlando, candidato in pectore dei progressisti alla presidenza della Regione. Tutti a spiegare che la magistratura va rispettata, ma a emettere una sentenza di condanna prima dei giudici. Non è una gran mossa chiedere la ghigliottina giudiziaria di chi si aspira a sostituire.
Giovanni Toti deve dimettersi, non importa se innocente o colpevole. Fratoianni lo chiede come «atto d’amore per i liguri, a cui deve restituire il diritto di scegliere». Deve dimettersi perché, essendo agli arresti, non può ben governare.
Ma il tribuno della sinistra non è avvezzo alla democrazia. I liguri hanno già votato ed è il palco di forca allargata che, chiedendo a Toti di concludere il proprio mandato anzitempo, non li rispetta. E non è responsabilità del presidente della Regione se è impossibilitato a governare al meglio, ma piuttosto di chi lo tiene agli arresti anche se i presupposti giuridici per farlo sono ogni giorno più traballanti.

CHI SEQUESTRA?

Il verde Bonelli chiede a Toti di non sequestrare la democrazia; ma è la procura che la sta sequestrando, non chi è stato eletto ed è innocente fino a prova contraria e, per dettato della Costituzione, ha diritto a restare libero fino a sentenza definitiva. E poi, diciamolo: Toti agli arresti, perfino se avesse piedi e mani legati dietro la schiena, sarebbe più attivo e utile alla Liguria di un presidente figlio di Schlein e compagni in totale libertà. Questo lo dice la storia della Regione, dove la sinistra ha governato per decenni, portando al declino un territorio ricco e industriale, e dove all’attuale presidente sono bastati nove anni per far ripartire tutto e regalare a questa terra un nuovo splendore e un futuro.
«Restituiamo alla Liguria il futuro», era il titolo dell’adunata forcaiola di ieri. Ma alla Liguria il futuro l’hanno tolto le giunte rosse e l’hanno restituito proprio Toti e la sua maggioranza di centrodestra.
I cittadini di Genova lo sanno bene. C’erano i pullman gratis, che la sinistra pagava a chi era disposto a venire da ogni angolo della Liguria fino in piazza De Ferrari per chiedere la testa del governatore. C’erano quattro leader nazionali sul palco. Ma sotto il palco, si sono radunati in molti meno del previsto. La manifestazione è stata un mezzo flop, visto i nomi di cartello sul palco. Quattro gatti di numero ad ascoltare quattro sciacalli; che avevano poco da dire, e ancora meno da criticare, infatti hanno avuto il pregio della brevità, infarcita di luoghi comuni.
Giuseppe Conte è al solito un po’ patetico. Ah, quando c’ero io, è il senso del suo intervento, allora sì che eravamo tutti felicemente giustizialisti, e via con l’elenco delle nefandezze del suo Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Chiude Elly Schlein, che chiaramente della vicenda Toti sa quasi zero e ne approfitta per fare un comizio politico: qui va tutto male, il centrodestra sgoverna, è un disastro, votateci.
Peccato che da nove anni, ogni volta che votano, gli elettori liguri ribadiscano il contrario.
Ma il sigillo vero alla giornata lo mette il convitato di pietra, la Procura e l’ufficio del giudice preliminare di Genova, ormai sono una sola cosa, impossibile distinguerli. A oltre settanta giorni dagli arresti del presidente e casualmente (?) a poche ore dalla piazzata rossa, i magistrati allargano l’inchiesta. Disposti ulteriori arresti domiciliari e contestato a Toti un nuovo reato: finanziamento illecito. Per fatti emersi di recente? Macché... La vicenda è sempre la stessa: gli spot sulla tv locale Primo Canale in favore della lista per Marco Bucci sindaco, sostenuta da Toti. Li ha di fatto finanziati Esselunga, al quale la giunta del governatore ha aperto le porte della Regione, prima vittima del monopolio delle Coop rosse, rinunciando a spazi che aveva comprato per sé. Poi l’emittente locale, che il presidente finanziava come Regione, li ha trasmessi in misura notevolmente superiore rispetto al numero pattuito e pagato.

FATTI NOTI

Tutti fatti noti e che la Procura aveva contestato in un primo momento come corruzione, ma che ieri sono diventati anche finanziamento illecito, giusto per dare l’illusione ottica che tenere il governatore agli arresti in questi due mesi è servito a qualcosa in termini di indagine. C’è chi, a torto o a ragione, nelle aule di giustizia di Genova ritiene questa coincidenza come un uso spregiudicato da parte dei magistrati dei mezzi che il codice di procedura penale fornisce loro. In effetti, presentarsi con una nuova accusa nel giorno in cui tutta la sinistra nazionale si ritrova in città per autocandidarsi a sostituire Toti non è una mossa illuminata per chi ci tiene a far credere all’opinione pubblica che questa inchiesta non c’entra nulla con la politica e non nasconde un golpe giudiziario per ritinteggiare di rosso la Regione. Ma forse, in Procura e in Tribunale, a questa cosa non tiene nessuno. La battaglia della verginità politica, da quelle parti, è data persa da un pezzo.

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