domenica 08 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Appello alla Norvegia: riconoscere la Palestina è una mossa suicida (Video a cura di Giorgio Pavoncello)


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
19.07.2024 UE, il bidone verde
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 19 luglio 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Il bidone verde»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 19/07/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Il bidone verde", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Ursula von der Leyen e Greta Thunberg. Grazie all'appoggio dei Verdi nella nuova maggioranza europea, ora avremo programmi ecologisti sempre più irrealistici e costosi (per noi). E anche l'atteggiamento ostile nei confronti di Israele non cambierà. A giugno gli elettori europei hanno bocciato sonoramente i Verdi e gli altri partiti che sostenevano il loro programma. Ma il voto è stato ignorato.

Sbagliare è umano, perseverare è Ursula. Dopo aver trascorso gli ultimi due anni della vecchia legislatura europea (sia pure poco, male, in ritardo e a questo punto possiamo concludere: senza crederci e senza volerlo davvero) a tentare di ridimensionare e transennare i devastanti effetti del “pacchetto Timmermans”, o comunque dopo aver raccontato agli elettori europei che in prima battuta si era esagerato con il gretinismo e che no, questo errore non sarebbe assolutamente stato commesso di nuovo, che ha fatto ieri la presidente uscente (e rientrante) della Commissione Ue? Con la stessa faccia e la stessa acconciatura di sempre, nel suo discorso di insediamento della nuova legislatura europea, è tornata alla casella di partenza senza fare un plissé e ha rilanciato pari pari il medesimo Green Deal con le sue assurde scadenze e gli inevitabili effetti di desertificazione industriale, di attacco ai posti di lavoro, di depauperamento del patrimonio delle famiglie e delle imprese europee.
Ecco la frase più emblematica: «Inseriremo il nostro obiettivo del 90% di taglio delle emissioni di gas serra per il 2040 nella nostra legge europea sul clima. Le nostre aziende devono pianificare già oggi i loro investimenti per il prossimo decennio. E non si tratta solo di affari».

OBIETTIVI IMPOSSIBILI

Morale: tutto il mondo va in direzione opposta; Cina e India continuano a bruciare carbone come se non ci fosse un domani; gli Usa sono da tempo avviatissimi su una strada di indipendenza (e sovrabbondanza) energetica.
Mentre l’Europa – in un colpo solo – si impicca a obiettivi impossibili; quand’anche li realizzasse, contribuirebbe in misura minima al raggiungimento di obiettivi globali compromessi dalle opposte scelte altrui; ma nel frattempo – in una serie di settori decisivi: si pensi solo all’automotive – decide volontariamente il proprio suicidio.
Non solo. Il saldo dell’operazione è autolesionistico ai limiti del masochismo anche nei confronti degli elettori dei 27 paesi membri. Ma come? Per tutta la campagna elettorale pre Europee (a partire dai popolari tedeschi!) le leadership politiche avevano giurato di archiviare l’ecofondamentalismo, e poi – un minuto dopo la chiusura delle urne – hanno approvato un programma improntato a quello stesso estremismo?
Tra l’altro, la maggioranza ottenuta dalla von der Leyen (401 voti) rende determinanti i voti dei verdi, i quali hanno immediatamente rivendicato il loro ruolo decisivo, autodefinendosi «quarta forza della maggioranza» (oltre a popolari, socialisti e macronisti) e hanno incentrato la loro comunicazione esattamente quel pilastro programmatico: «Abbiamo ottenuto impegni sul Green Deal».

E NOI PAGHIAMO

Poi è arrivata l’ulteriore, e a questo punto fondata, minaccia degli ecologisti: «Ma il nostro lavoro sta solo iniziando adesso. Dobbiamo far finire l’era dei combustibili fossili». Ovviamente a spese dei contribuenti, delle imprese, dei lavoratori e dei proprietari di case dei 27 paesi europei.
Non occorre un indovino per immaginare le future scene di questo film dell’orrore: rabbia tra i cittadini, rilancio delle formazioni di estrema sinistra (in chiave pro Green Deal) e di quelle di estrema destra (in chiave contraria: si pensi ad Afd che potrà ad esempio azzannare alla gola la Cdu tedesca dopo questo cedimento), e un declino industriale ed economico europeo che verrà ulteriormente accelerato e reso pressoché irreversibile. C’è del Timmermans in questa von der Leyen.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT