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La Repubblica Rassegna Stampa
17.07.2024 Ostaggi, ecco la loro prigionia
Cronaca di Rossella Tercatin

Testata: La Repubblica
Data: 17 luglio 2024
Pagina: 14
Autore: Rossella Tercatin
Titolo: «I parenti degli ostaggi diffondono nuove foto: Ecco la loro prigionia»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/07/2024, a pag. 14, con il titolo "I parenti degli ostaggi diffondono nuove foto: Ecco la loro prigionia" la cronaca di Rossella Tercatin.

Immagine correlata
Rossella Tercatin
I parenti degli ostaggi diffondono nuove foto: “Ecco la loro prigionia” -  la Repubblica
Le immagini recentemente pubblicate da Idf che documentano le condizioni disumane in cui vivono gli ostaggi. Feriti e umiliati, le donne sottoposte a violenza sessuale, dovrebbero sconvolgere il mondo, il fronte progressista e quella parte di sinistra che solo a parole è devota alla protezione dei diritti umani.

Ferite, bende e sguardi spaventati. Le immagini della prigionia delle cinque soldatesse israeliane rapite il 7 ottobre fotografano l’angoscia di Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy nelle mani di Hamas.Le ragazze, tra i 19 e i 20 anni, stavano svolgendo il servizio di leva. Le prime quattro appaiono in una stanza sedute su materassini per terra. Di Naama è stata pubblicata un’immagine separata. Le foto risalgono a diversi mesi fa e sono state ritrovate dall’esercito israeliano nella Striscia. A sceglierle di diffonderle oggi sono state le famiglie nella speranzadi mantenere viva l’attenzione sul dramma degli ostaggi che ad oggi sono ancora 120. «Potete vedere Karina e le sue amiche nei loro primi giorni di reclusione», ha detto con voce rotta il padre, Albert Ariev. «Karina con uno sguardo esausto e disperato, ha una fasciatura sulla testa. Sulla gamba si possono vedere macchie di sanguefresco. Ci sono i segni delle manette e il gonfiore sui polsi indica che è stata legata per molto tempo». Già a maggio le famiglie avevano reso pubblico il video del rapimento del 7 ottobre. Dopo 284 giorni trascorsi nei tunnel di Gaza, i genitori sono tornati ad appellarsi al primo ministro Benjamin Netanyahu — che si prepara a volare negli Usa la settimana prossima per tenere un discorso al Congresso — per chiedere un accordo che riporti a casa le figlie. «Il premier mi ha chiesto di unirmi a lui», ha dichiarato Ayelet Levy Shachar, madre di Naama. «Gli ho spiegato che non mi è possibile e che non mi sentirò a mio agio con lui finché non avrò visto che i negoziati saranno completati». Nella stessa giornata Netanyahu è stato contestato con fischi e urla alla commemorazione per i soldati caduti nell’operazione Margine Protettivo contro Gaza nel 2014. Intanto, secondo laCnn , la Cia ritiene che il leader di Hamas Yahya Sinwar stia sperimentando una pressione crescente da parte dei suoi per accettare l’accordo per il cessate il fuoco. Il direttore William Burns avrebbe dichiarato che sebbene Sinwar non tema di essere ucciso, la frustrazione dei palestinesi nei suoi confronti per la morte e distruzione subiti da Gaza stia aumentando a dismisura. Secondo fonti della Striscia ieri i bombardamentiisraeliani hanno provocato la morte di 57 persone. Burns avrebbe detto che la chance di un accordo è la più alta da mesi a questa parte. Un discorso che fa eco al messaggio rivolto alle famiglie degli ostaggi dal ministro della Difesa Yoav Gallant, secondo cui il risultato è più vicino che mai. «È fondamentale fare ogni sforzo prima del viaggio del premier a Washington. Dopo, sarà molto più difficile». Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, l’Idf sarebbe sempre più convinta che il capo dell’ala militare di Hamas Muhammad Deif sia rimasto effettivamente ucciso nel raid israeliano dello scorso sabato. Uno sviluppo che potrebbe favorire il raggiungimento del cessate il fuoco in virtù dell’indebolimento del gruppo terrorista. In Israele nel frattempo alcuni manifestanti ultraortodossi hanno bloccato l’autostrada 4 vicino alla città di Bnei Brak, per protestare contro il tentativo di arruolare gli studenti delle yeshivot (scuole rabbiniche) finora esenti dalla leva, per alleviare la carenza di soldati durante la guerra.

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