La mossa giusta Enrico Franceschini
Baldini+Castoldi euro 20
“Il libro ha il potere di dilatare l’animo e costruire mondi nella nostra vita interiore” (Stefan Zweig)
“Gli scacchi mi hanno insegnato che bisogna andare incontro alle sfide: i momenti decisivi in cui, a un certo punto del nostro cammino, scegliamo una strada piuttosto che un’altra consapevoli del fatto che non potremo tornare indietro. Sono vere e proprie svolte, in una partita come nella vita. Ma questa dove mi avrebbe portato? E sarebbe stata l’ultima? …Avanzo la pedina nera davanti alla regina e mi auguro che sia la mossa giusta”.
Questa citazione tratta da “La mossa giusta” (Baldini+Castoldi, collana I Lemuri, pagg. 302) l’ultimo folgorante romanzo di Enrico Franceschini, giornalista e scrittore, storico corrispondente dall’estero per il quotidiano La Repubblica, racchiude il senso più profondo di quella che è stata la vita di Ossip Bernstein, personaggio realmente esistito, uno dei più noti campioni nella storia degli scacchi di cui l’autore con magistrale arte narrativa ripercorre le vicende partendo dalla Russia di fine Ottocento per arrivare a un villaggio dei Pirenei francesi dove il 30 novembre 1962 si chiude la partita a scacchi della vita di Ossip.
La storia di questo ebreo ucraino, campione di scacchi, inizia per il lettore nel 1918 a Odessa. Fino all’anno prima era un ricco e brillante avvocato d’affari con una dimora lussuosa a Mosca dove viveva con l’adorata moglie Vilma e i due figli Isacco e Giacobbe, ma a seguito della rivoluzione di Lenin del 1917 è stato espropriato dei suoi beni e costretto a rifugiarsi da un cugino a Odessa mentre attorno infuria lo scontro tra russi bianchi, fedeli allo zar, e russi rossi, i bolscevichi. Arrestato mentre è in cerca di cibo per la famiglia, sospettato di essere una spia dei bianchi, Ossip si trova davanti a un plotone di esecuzione, pronto per essere fucilato. Riconosciuto come campione di scacchi dall’ufficiale bolscevico Anastas Mikoyan che vuole misurarsi con lui, Ossip si trova a giocare la partita più importante della vita, il cui esito comporterà la salvezza o la condanna a morte. Nonostante l’umiliante sconfitta Mikoyan, figura altrettanto centrale e importante nel romanzo, mantiene la promessa e libera Ossip augurandosi però di poter avere la rivincita e forse il caso, che spesso gioca con gli uomini, potrebbe farli incontrare di nuovo…
La vita dell’ebreo ucraino riprende il suo corso mentre la guerra continua a mietere vittime ma è solo due anni dopo nel 1920 che Ossip insieme alla famiglia lascia l’Ucraina, la terra amata dove è cresciuto e dove nella cittadina di Zythomyr vivono ancora i genitori e fratelli, per imbarcarsi su un mercantile britannico e, passando da Istanbul, giungere a Parigi. Nella capitale francese con la caparbietà che lo caratterizza risale i gradini del successo economico, diventa cittadino francese e continua a giocare a scacchi consapevole, come diceva il campione americano Bobby Fischer che “non è sufficiente fare la mossa giusta, bisogna anche farla al momento giusto”. Nella Parigi degli anni ruggenti l’autore immagina (ed è molto probabile che sia avvenuto!) che Ossip entri in contatto con esponenti illustri del Novecento, artisti, scrittori, giornalisti, pittori come Chagall, Picasso, Dalì, Stein, Hemingway, Zweig con i quali un ricco banchiere si sarebbe potuto facilmente incontrare in una brasserie o in un salotto.
Tuttavia, nel 1929 il crollo della Borsa di Wall Street trascina ancora una volta nel baratro Ossip che assiste impotente al fallimento della sua banca d’affari. Il nostro eroe non ha perso la forza di risalire anche grazie alla sua capacità di giocatore di scacchi che gli consente di guadagnare il necessario per la famiglia. Una nuova tempesta però si abbatte sui Bernstein: i tedeschi hanno raggiunto la capitale francese. Ossip non ha dubbi su cosa aspettarsi soprattutto per gli ebrei come lui perché già dal 1934 gli ebrei subiscono persecuzioni in Germania e anche in Italia dal 1938 Mussolini, alleato dei tedeschi, ha introdotto le leggi razziali. Ha già perso una fortuna quando è crollata la Russia degli zar, sostituita dal bolscevismo, poi un’altra con il tonfo di Wall Street a seguito della Grande Depressione in mezzo mondo. “E ora perde tutto di nuovo mentre crolla la Francia democratica, e con essa l’Europa intera, inghiottita dalle fauci del nazismo…”
Grazie ad alcuni contatti i Bernstein trovano una via d’uscita rocambolesca verso Marsiglia scampando alla deportazione ma il prezzo che pagano è altissimo e comporterà un dolore così lancinante da lasciare una cicatrice indelebile nella loro esistenza.
Mentre Ossip e Vilma partono da Marsiglia per rifugiarsi nella neutrale Spagna franchista, a Barcellona prima e poi nel tranquillo paesino di Saint-Arroman nei Pirenei francesi, il figlio Isacco si imbarca su una nave che fa rotta per l’America dove diventerà un interprete molto apprezzato al seguito del presidente degli Stati Uniti.
Il racconto dell’incredibile vita di Ossip Bernstein ricca di colpi di scena narrati da Franceschini con rara maestria sullo sfondo di una realtà fatta di guerre, complotti, alleanze, rivoluzioni politiche e sociali, crescita economica e crolli finanziari, oltre che di innumerevoli tornei di scacchi che danno al nostro eroe la forza per non cedere dinanzi alle avversità, è affiancata, a capitoli alterni, dall’avvincente storia dell’ufficiale bolscevico, che ha sfidato Ossip al gioco degli scacchi in quel lontano 1918 a Odessa, “un abile e prudente armeno che nel romanzo diventa la sua nemesi”.
In queste pagine conosciamo il percorso di vita di Anastas Ivanovich Mikoyan a fianco di Krusciov di cui è stretto collaboratore e vicepremier e insieme ripercorriamo le vicende storico-politiche della Russia, dalla rivoluzione di Lenin, alla guerra civile, dalla salita al potere di Stalin, il feroce dittatore che oltre agli altri crimini perpetrati nei confronti del suo popolo, ha portato alla disastrosa carestia in Ucraina con milioni di morti, fino all’arrivo di Nikita Krusciov che avvia la destalinizzazione ma invade l’Ungheria e rischia la terza guerra mondiale sulla crisi dei missili a Cuba. E nella difficile sfida tra Kennedy e Krusciov che potrebbe scatenare un conflitto nucleare ancora una volta, come nel gioco degli scacchi, la mossa giusta può cambiare il destino degli uomini…
Nel romanzo l’autore ci porta anche in Israele dove Ossip nel 1958 si reca a visitare Joseph Klausner, il suo vecchio mentore “colui che lo ha indirizzato agli scacchi”, sionista convinto e prozio di Amos Oz, conosciuto quando studiava all’università di Heidelberg che ha scelto di vivere nella terra degli avi per sfuggire all’antisemitismo e contribuire alla nascita di uno stato ebraico: sono pagine memorabili dove il racconto emozionante delle tappe che hanno portato alla nascita dello Stato d’Israele si mescola a quello delle incredibili vicende personali di due ebrei, entrambi non religiosi, entrambi rispettosi delle tradizioni seppur su posizioni politiche diverse.
Nell’ultimo capitolo del libro intitolato “Zugzwang” “posizione finale di una partita a scacchi…” l’autore spiega la genesi di questo libro imperdibile: quando gli è venuta l’idea di scrivere un romanzo sugli scacchi e come ha conosciuto Ossip Bernestein. Sono pagine preziose che ci fanno apprezzare ancor di più un libro destinato a mettere radici nel cuore.
Ci sono scrittori che hanno la capacità di entusiasmare e sorprendere i lettori ad ogni nuovo romanzo. E’ il caso di Enrico Franceschini che nel corso della sua lunga carriera di inviato speciale, di scrittore e saggista ci ha regalato opere interessanti e di valore. Sicuramente oltre a un temperamento curioso e versatile ha inciso in questa sua straordinaria capacità anche i numerosi viaggi, la conoscenza dei paesi e delle città dove ha vissuto e lavorato, oltre che il suo sguardo acuto sempre attento ai grandi cambiamenti della società e la voglia di raccontare la Storia senza pregiudizi o preconcetti. Come ha fatto in questo appassionante romanzo che si può considerare una biografia romanzata oppure un romanzo biografico. Sicuramente un libro che si legge con rispetto e si assapora con lentezza, ricco di storia, di emozioni, di spunti di riflessione che indagano il senso della nostra vita, di citazioni da sottolineare e conservare come perle preziose. Come questa che mi pare custodisca l’essenza della vita di questo ebreo ucraino e di tutto il popolo ebraico: “ …l’importante è non disperarsi. Avere sempre fiducia, non arrendersi al destino. E capire che la cosa più importante è la forza interiore, la speranza nel domani”.
In un momento storico così difficile per il mondo, da due anni l’Ucraina sta combattendo una guerra in difesa della libertà del suo popolo, dall’ottobre 2023 a seguito dell’attacco terroristico di Hamas portato nel cuore di Israele è scoppiata un nuovo conflitto a Gaza, il libro di Enrico Franceschini si rivela di stringente attualità ed è un’occasione imperdibile per approfondire le origini di conflitti che affondano le radici in epoche lontane ma che ancora oggi segnano in modo indelebile la vita delle persone.
Enrico Franceschini ha ricoperto il ruolo di corrispondente per il quotidiano “la Repubblica”, nelle sedi di Londra, New York, Washington, Mosca e Gerusalemme. La sua opera Vivere per scrivere è stata finalista al Premio Estense nel 2018. Tra i suoi libri: Londra Babilonia (Laterza, 2011), Vinca il peggiore. La più bella partita di basket della mia vita (66th and 2nd, 2017), L' uomo della Città Vecchia (Feltrinelli 2017), Vivere per scrivere. 40 romanzieri si raccontano (Laterza, 2018), Bassa marea (Rizzoli, 2019) e Ferragosto (Rizzoli, 2021).
Giorgia Greco