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israele.net Rassegna Stampa
14.07.2024 Le false accuse a Israele di
Analisi di Tammy Caner

Testata: israele.net
Data: 14 luglio 2024
Pagina: 1
Autore: Tammy Caner
Titolo: «Le false accuse a Israele di genocidio per fame si basano su dati incompleti e ingannevoli»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Tammy Caner tradotta da Jerusalem Post dal titolo "Le false accuse a Israele di 'genocidio per fame' si basano su dati incompleti e ingannevoli".

Tammy Caner
IDF announces closed military zone at ...
Un convoglio di aiuti umanitari entra a Gaza attraverso il valico Kerem Shalom. Un arretrato di 1.150 camion carichi di aiuti umanitari è in attesa di essere ritirato sul versante palestinese del valico che si trova tra Israele e il sud della striscia di Gaza. Lo ha comunicato mercoledì il Coordinatore israeliano per le attività governative nei Territori, aggiungendo che altri 50 camion di aiuti sono in attesa di essere ritirati dal lato palestinese del valico di Erez, nel nord di Gaza. Hamas gestisce di fatto la distribuzione degli aiuti che dovrebbe essere effettuata dalle Nazioni Unite attraverso Unrwa. Ecco dove nascono i dati falsi dei media italiani.

A nove mesi dagli orribili eventi del 7 ottobre e dall’inizio della guerra, mentre 120 ostaggi sono ancora prigionieri di Hamas e le Forze di Difesa israeliane continuano le operazioni nella striscia di Gaza contro Hamas e altre organizzazioni terroristiche, Israele ribadisce il proprio impegno a consentire e agevolare il trasferimento celere e senza ostacoli nella striscia di Gaza degli aiuti umanitari destinati ai civili. Tuttavia, Israele viene accusato di negare intenzionalmente l’ingresso di aiuti umanitari, fino ad accusarlo di perseguire uno sterminio per fame della popolazione palestinese. Queste affermazioni si basano su rapporti delle Nazioni Unite circa la situazione umanitaria nella striscia di Gaza. Dall’inizio della guerra, l’Ufficio Onu per il Coordinamento degli affari umanitari (OCHA) pubblica il numero di camion umanitari che entrano a Gaza, sostenendo che gli aiuti che raggiungono l’area sono gravemente carenti. Sulla base dei dati dell’OCHA, l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) – un’iniziativa congiunta di paesi, agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali ong che analizzano le situazioni di insicurezza alimentare e malnutrizione – aveva dichiarato a marzo che “la carestia è imminente” nel nord di Gaza. I dati dell’OCHA e le conclusioni dell’IPC sono stati ripresi in dichiarazioni e rapporti di vari funzionari delle Nazioni Unite per avvertire che migliaia di persone a Gaza sarebbero morte di fame se non si fosse raggiunto un cessate il fuoco immediato. 17 maggio: camion di aiuti umanitari provenienti dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale entrano nella striscia di Gaza attraverso il pontile galleggiante A loro volta, questi rapporti hanno portato a una serie di ordinanze provvisorie emesse dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’Aia, nell’ambito del procedimento per genocidio intentato dal Sud Africa contro Israele, e alla richiesta da parte del Procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, di mandati d’arresto a carico del primo ministro e del ministro della difesa israeliani. Secondo l’OCHA, tra lo scoppio della guerra e la fine di giugno sono entrati nella striscia di Gaza poco più di 28.000 camion umanitari. Queste cifre differiscono significativamente da quelle del Coordinamento delle attività governative israeliane nei Territori (COGAT), secondo il quale i camion di aiuti entrati a Gaza nello stesso periodo sono più di 38.000: una discrepanza di quasi 10.000 camion di aiuti. Dunque, chi ha ragione: Israele o l’Onu? Quanti aiuti sono realmente entrati a Gaza? C’è carestia a Gaza? L’Onu, un’organizzazione pensata per essere neutrale, si sta intenzionalmente adoperando contro Israele? Un esame dei rapporti delle Nazioni Unite rivela che essi si basano su dati incompleti provenienti da fonti di Gaza. Dal 7 ottobre, l’Unrwa è responsabile per conto dell’Onu della raccolta di dati sugli aiuti umanitari che entrano a Gaza. L’Unrwa raccoglie dati solo sugli aiuti che entrano nella striscia di Gaza su camion che attraversano i valichi di frontiera meridionali di Kerem Shalom e Rafah, dove sono di stanza i suoi rappresentanti, e solo sui camion che vengono osservati e conteggiati dai suoi rappresentanti mentre si trovano sul posto. Di conseguenza, i rapporti dell’OCHA non tengono conto degli aiuti paracadutati da vari paesi nella striscia di Gaza, degli aiuti consegnati tramite il molo galleggiante JLOTS creato dagli Stati Uniti e degli aiuti trasportati su camion che entrano a Gaza da nord, dove non sono di stanza i rappresentanti dell’Unrwa. 9 aprile, mercato all’aperto a Rafah (striscia di Gaza) Inoltre, nei rapporti dell’OCHA non sono inclusi gli aiuti provenienti attraverso Kerem Shalom e Rafah ma raccolti da altre organizzazioni, altre agenzie delle Nazioni Unite, ong internazionali, singoli paesi e dal settore privato. Ancora. Nei rapporti dell’OCHA non sono incluse le forniture del Programma Alimentare Mondiale (WFP), le consegne di farina ai panifici nel nord di Gaza nonché quelle di gas e carburante. A differenza dell’OCHA, i rapporti del Coordinamento israeliano COGAT riportano i dati di tutti i camion umanitari che entrano nella striscia per conto di tutte le agenzie delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie, di singoli paesi e del settore privato, e da tutti i valichi, sia a sud che a nord. La forte dipendenza delle Nazioni Unite dai dati dell’Unrwa si traduce in una comprensione incompleta e inaffidabile del flusso di aiuti a Gaza. Ciò che colpisce particolarmente è che l’OCHA ha consapevolmente nascosto il fatto che non pubblicava l’intero ammontare degli aiuti entrati Gaza. Fino a maggio, infatti, l’OCHA non aveva rivelato il fatto che la fonte primaria dei suoi dati è l’Unrwa e non aveva precisato che i suoi dati riportano solo una parte dei camion umanitari che entrano nella striscia di Gaza. Facendo affidamento sui rapporti errati dell’OCHA, le valutazioni dell’IPC hanno fornito una visione fuorviante della situazione della fame, che è stata successivamente smentita dal rapporto del 4 giugno del Famine Review Committee (FRC) della stessa IPC. 17 aprile: venditore di shawarma nel sud della striscia di Gaza Il Famine Review Committee non ha trovato prove di carestia a Gaza, evidenziando significative lacune nei dati e prove non verificate nel precedente rapporto dell’IPC. Ha inoltre rilevato discrepanze con altre fonti e ha sottolineato che il contenuto nutrizionale degli aiuti che entrano a Gaza supera le linee guida internazionali. In tal modo, l’Onu ha di per sé contribuito alla falsa accusa a Israele di praticare una politica “per la fame” e alla demonizzazione di Israele, attribuendo a Israele tutta la responsabilità della crisi umanitaria. Ha inoltre contribuito all’adozione di misure legali contro Israele nei tribunali internazionali e ha dato a Hamas un incentivo per aggravare la crisi e allontanare ulteriormente la fine della guerra. È importante riconoscere che la carenza di provviste nella striscia di Gaza – una infelice condizione che è intrinseca per qualsiasi popolazione che si trovi ad affrontare una situazione di guerra – non significa che vi sia una situazione di carestia e fame diffusa nella striscia, e certamente non una situazione di carestia e fame provocata intenzionalmente. I dati completi indicano che gli aiuti che entrano a Gaza soddisfano i requisiti minimi e che nella zona non c’è carenza di cibo. Al contrario dei rapporti delle Nazioni Unite e delle previsioni dell’IPC, i dati completi sono coerenti con la situazione sul campo come appare evidente dalle immagini di mercati forniti, dal calo dei prezzi delle provviste a Gaza e dal rapporto della Famine Review Committee, che smentisce le previsioni di carestia. Tutto ciò dimostra che Israele adempie ai propri obblighi secondo il diritto internazionale. Ma ciò nonostante, l’Onu continua a diffondere false affermazioni su fame e inedia. Procuratori generali e organi giudiziari internazionali che vogliono formulare conclusioni sulla portata degli aiuti e sullo stato della fame nella striscia di Gaza dovrebbero esaminare tutti i dati, compresi quelli contenuti nei rapporti israeliani, verificarli e trattare con serietà le discrepanze tra cifre contrastanti. L’analisi dimostra che non è possibile ottenere un quadro completo e affidabile dell’entità degli aiuti e dello stato di fame della popolazione sulla base dei dati delle Nazioni Unite o delle rilevazioni dell’IPC, e certamente non è possibile sulla base dei loro rapporti attribuire a Israele l’intenzione di indurre la morte per fame e accusare i suoi leader di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, non ultima l’assurda accusa a Israele di perseguire un genocidio. (Da: Jerusalem Post, 9.7.24)

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