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La Stampa Rassegna Stampa
13.07.2024 Clima d’odio contro noi universitari ebrei
Analisi di Flavia Amabile

Testata: La Stampa
Data: 13 luglio 2024
Pagina: 11
Autore: Flavia Amabile
Titolo: «Clima d'odio contro noi universitari ebrei molti lasciano gli studi e vanno in Israele»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/07/2024, a pag. 11 con il titolo "Clima d'odio contro noi universitari ebrei molti lasciano gli studi e vanno in Israele", l'analisi di Flavia Amabile.

Flavia Amabile
Flavia Amabile
Israele-Palestina, Fiorentini: “Nelle Università i facinorosi creano un clima  d'odio contro gli ebrei” - Canale 3
Cresce l'allarme negli atenei italiani: secondo l'Ugei (Unione dei Giovani Ebrei Italiani), due giovani ebrei su tre hanno assistito o sono stati vittime di atteggiamenti antisemiti

L'antisemitismo è in crescita. Soprattutto nelle università. Lo certificano i dati dell'Ugei, l'Unione giovani ebrei italiani e le voci di studentesse e studenti. Ad affermarlo sono più di otto giovani ebrei su dieci, di età compresa fra i 18 e i 35 anni, residenti in Italia. Accade oggi come sei mesi fa, subito dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, quando un primo sondaggio aveva già reso evidente la profonda preoccupazione presente tra i giovani ebrei italiani. Gli atenei italiani sono diventati l'epicentro di un crescente clima di odio e intolleranza, con il 71% degli studenti ebrei che non si sente sicuro nell'esprimere la propria identità ebraica, e un 86% riferisce timore nell'esprimere opinioni relative a Israele. Inoltre, più di due terzi dei partecipanti alla ricerca ha assistito o è stato vittima di atteggiamenti antisemiti da parte dei compagni di corso, mentre il 35% ha osservato tali comportamenti persino da parte dei docenti. Il sondaggio registra poi una forte insoddisfazione verso la risposta delle istituzioni italiane agli episodi di antisemitismo, con il 39% del campione che la ritiene insufficiente e il 33% scarsa. Anna Tognotti ha 23 anni, frequenta il primo anno di magistrale al Politecnico di Milano ed è consigliera dell'Ugei. «Sono ebrea e italiana al cento per cento: voglio sentirmi libera di avere un legame forte con Israele e di dire che l'Italia è il mio Paese. In questi mesi ho conosciuto tantissimi studenti israeliani che non sono andati più a lezione, alcuni hanno deciso di smettere di studiare, altri sono tornati in Israele a causa del pesante clima che si respira nelle università italiane per chi è ebreo. Tutti gli studenti ebrei italiani con cui ho parlato mi hanno raccontato di aver evitato di indossare segni di identità come la kippah e di essere molto a disagio quando durante gli esami vengono chiamati davanti a tutti se hanno nomi e cognomi che possono rendere evidente la loro origine. È la conseguenza di questo clima difficile: prima del 7 ottobre i casi di antisemitismo esistevano ma erano isolati, ora sono ripetuti». Ioel Roccas ha 24 anni , studia Discipline Etnoantropologiche alla Sapienza di Roma ed è vicepresidente dell'Ugei. «Sono stati mesi complicati, soprattutto gli ultimi. Bisogna abbandonare l'idea che l'antisemitismo sia solo una questione razziale, in realtà è una questione ormai culturale, un fiume carsico che scorre senza quasi che ce ne rendiamo conto e la sua contaminazione è trasversale, va da destra a sinistra. È antisemitismo citare come avviene in molte manifestazioni la frase "from the river to the sea" perché è una frase che nega l'autodeterminazione del popolo ebraico ma non tutti lo sanno. Spesso si parla sulla base di pregiudizi che pensavamo che fossero sconfitti e che invece sono ancora dominanti. Prima identifichiamo le diverse forme di antisemitismo prima saremo in grado di trovare una soluzione a una piaga che la società ha difficoltà ad estirpare». L'Ugei ha messo a disposizione di studentesse e studenti una linea dedicata. Hanno raccolto 60 casi di antisemitismo. Si va dalla bacheca dell'Università Roma Tre dove a gennaio è apparso un cartello in cui si definiva Israele «uno stato occupante, discriminatorio, violento che porta l'apartheid in Palestina e porta avanti una terribile pulizia etnica», racconta Roccas. Oppure - continua Roccas - « le storie pubblicate sui social da una studentessa dell'università Unicamillus che inneggiavano a Hitler e al genocidio oppure altre, sempre sui social, in cui uno studente scriveva "sporca la tua razza ebreo". E poi a dicembre fuori dall'università di Firenze è apparsa una stella di David equiparata a una svastica». «Il quadro che emerge è di una crescente preoccupazione tra i giovani ebrei italiani, che si sentono giudicati e discriminati a causa della loro identità. Chiediamo un impegno concreto e immediato da parte di tutte le componenti della società per combattere l'antisemitismo in ogni sua forma», commenta Luca Spizzichino, presidente dell'Ugei. «Non possiamo permettere che l'odio e la discriminazione diventino la norma, è fondamentale infatti garantire la sicurezza e la libertà di espressione di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede», aggiunge, sottolineando come l'Ugei «continuerà a lottare per i giovani ebrei affinché possano esprimere liberamente la propria identità».

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