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Libero Rassegna Stampa
12.07.2024 Il museo del comunismo manda in estasi la sinistra
Commento di Francesco Storace

Testata: Libero
Data: 12 luglio 2024
Pagina: 10
Autore: Francesco Storace
Titolo: «Il museo del comunismo manda in estasi la sinistra»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 12/07/2024, a pag. 10, con il titolo "Il museo del comunismo manda in estasi la sinistra", il commento di Francesco Storace.


Francesco Storace

Matera, un museo del comunismo come quelli che c'erano nell'ex Urss. Tanta agiografia, nessun cenno alle decine di milioni di morti dei regimi comunisti di tutto il mondo. E la sinistra va in estasi.

Benvenuti a Matera, provincia di Praga. Qui presto andrà sicuramente FanPage, per un’inchiesta giornalistica sui comunisti che ancora ci sono, dalle nostre parti. Un unicum in Italia, il museo del comunismo e della resistenza. Proprio a Praga c’è un altro museo del comunismo, ma un po’ diverso e non agiografico: con le sue esposizioni si tratta l’argomento seguendo un percorso temporale che è inequivocabile sin dal titolo: “Comunismo: il sogno, la realtà e l’incubo“. A Matera ci ha pensato, anni orsono, l’associazione Karl Marx, e non poteva essere altrimenti.
Esaltando l’orrore.
Se in qualche parte d’Italia ci fosse il museo del fascismo arresterebbero tutta la città. A Matera si può fare, esaltando persino i criminali autentici.
Giorni fa la struttura ha riaperto i battenti dopo la chiusura per i lavori di ampliamento degli spazi e la retorica abbonda: lì «si possono rivivere i momenti più importanti delle vicende italiane, dalla lotta partigiana in Italia con le storie dei suoi protagonisti, passando per manifesti e pubblicazioni. Si va da Karl Marx a Lenin passando da Mao Tse Tung, Antonio Gramsci, Enrico Berlinguer e le vittime del Fascismo come Giacomo Matteotti». Mica è finita: c’è anche spazio «per gli eroi delle grandi rivoluzioni in giro per il mondo, come Dolores Ibárruri ed Ernesto Che Guevara». Oltre ai cimeli sul Pci, non può mancare persino la propaganda sovietica, in originale.
Tentano di modernizzarsi sui social, i comunisti da museo, anche se la loro pagina facebook raccoglie appena 400 seguaci. Si definiscono «la casa privata museo storia del comunismo italiano e internazionale e della resistenza antifascista».
Un’operazione di storia completa del comunismo italiano dovrebbe raccogliere anche documentazione su un particolare tipo di comunisti italiani, tanto per restare al tema: quelle brigate rosse che certo non erano stinchi di santo, ce l’avevano anche col Pci, ma erano terroristi con la matrice molto rossa. Se gliene parli si infuriano, fanno le vittime, ma è ciò che è accaduto.
Anche perché non ricordano mica stinchi di santo, a partire da Mao, il timoniere della lunga marcia cinese. Palmiro Togliatti, più orgoglioso di definirsi cittadino sovietico che italiano. E la galleria dell’orrore raffigurata da Stalin, Lenin, Trotsky, Ho-cimin e Fidel Castro. Gentiluomini d’altro sangue...
Spazio anche all’oggettistica, come quella dei cimeli da ”falce e vinello” della Festa dell’Unità.
In questo incredibile museo, si glorificano pure le divise dell’Armata Rossa, i cui canti riecheggiano il patriottismo sulle note dell’inno nazionale sovietico o dell’Internazionale.
Con una nota di tristezza, che viene dalla vigilia del 25 aprile dello scorso anno. Sulla rete, scolpirono, i resistenti di Matera, una frase che fa accapponare la pelle: «Allora, se pensate che il 25 aprile di oggi e di domani, quale data della Liberazione dal nazifascismo debba essere celebrato in modo diverso, anche a Matera, da quello più tristemente diffuso (e ormai fiacco), che consiste nella retorica di appellarsi a un antifascismo di maniera, quindi soltanto formale (qualche bandiera dell’Anpi provinciale, messa parrocchiale, deposizione di corone di alloro davanti al solito cippo, la sterile autoreferenzialità dei discorsi lunghi e noiosi pronunciati dalle autorità, parate delle associazioni combattentistiche etc.), venite a trovarci al Museo che ha orecchie per ascoltare le vostre parole antifasciste, le vostre storie della Resistenza». Non gli basta mai, manco l’Anpi va più bene...
Provate a modificare simboli, colori, destra e sinistra: comunismo celebrato e consentito, nel Belpaese. Dicono che si tratta di storia e cultura. A noi fa un po’ ribrezzo.

 

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