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Il Foglio Rassegna Stampa
12.07.2024 Nato: solo parole a favore dell’Ucraina
Editoriale di Claudio Cerasa

Testata: Il Foglio
Data: 12 luglio 2024
Pagina: 1
Autore: Claudio Cerasa
Titolo: «Non basta dirsi a favore dell’Ucraina solo a parole. Il vertice della Nato mostra le ipocrisie del governo quando parla di difesa (e di Kyiv)»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/07/2024, a pag. 1, con il titolo "Non basta dirsi a favore dell’Ucraina solo a parole. Il vertice della Nato mostra le ipocrisie del governo quando parla di difesa (e di Kyiv)" l'editoriale del direttore Claudio Cerasa.

ClaudioCerasa
Claudio Cerasa

Vertice Nato a Washington. Per l'Ucraina tanto sostegno a parole, ma pochi i fatti. Le parole non bastano a far vincere la guerra a Zelensky, che, da solo, sta difendendo la sicurezza dell'Europa.

Whatever it takes. La notizia più importante della tre giorni di vertice della Nato riguarda senza ombra di dubbio la volontà, da parte dei paesi che fanno parte dell’Alleanza atlantica, di continuare a sostenere con tutti i mezzi a disposizione una democrazia speciale, come quella ucraina, che si trova da più di due anni aggredita da un criminale di guerra chiamato Vladimir Putin. Il whatever it takes della Nato coincide con lo stanziamento di una quota ulteriore di finanziamenti messa a disposizione di Volodymyr Zelensky, circa 40 miliardi di euro di assistenza per il prossimo anno, che si somma ai 60 miliardi di dollari già stanziati dagli Stati Uniti, che si sommano ai 50 miliardi di euro di prestiti annunciati al G7 in Puglia, che si sommano ai 50 miliardi di euro contenuti all’interno di uno strumento finanziario ideato dall’Unione europea finalizzato al sostegno per la ricostruzione dell’Ucraina. Dal vertice della Nato a Washington l’Italia ne esce parzialmente bene e parzialmente male. Parzialmente male perché in Europa l’Italia è una delle pecore nere sul tema della difesa della Nato ed è, insieme con Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Croazia, uno dei pochi paesi che spendono meno del due per cento del pil a favore della Difesa (nel 2023, l’Italia ha speso 28,6 miliardi di euro, una cifra inferiore di 10 miliardi a quella che avrebbe dovuto spendere se avesse rispettato la soglia del due per cento indicata dalla Nato, cioè 39,2 miliardi). Ne esce parzialmente bene invece perché nonostante il fatto che la soglia del due per cento è previsto che venga raggiunta entro il 2028 e nonostante il Def abbia previsto un leggero calo della spesa dedicata alla Difesa per il 2024 (attualmente è all’1,46 per cento, la previsione per l’anno in corso è dell’1,45) ieri Giorgia Meloni ha confermato che l’Italia arriverà nel 2025 all’1,6 per cento del pil, per le spese della Difesa, e l’intenzione di fare di più, e non di meno, è certamente una notizia positiva, almeno agli occhi di tutti coloro che sono convinti che in un mondo instabile, minacciato dai regimi autoritari, investire nella Difesa significa semplicemente proteggere se stessi. Fare un passo nella giusta direzione è importante ma farlo in modo così timido è un indizio di un problema più grande che merita di essere analizzato: ma un paese, come l’Italia, guidato da una presidente del Consiglio che considera cruciale l’atlantismo, che considera cruciale la difesa dell’Ucraina, che considera cruciale la difesa militare di un paese che come il resto d’Europa è esposto a numerose e potenziali minacce esterne può ritenersi soddisfatto, in questo campo, dall’aumento di uno zero virgola due per cento del pil delle spese militari? Il whatever it takes italiano per proteggere l’Ucraina, e proteggere se stessa, passa dai soldi, ovviamente, ma passa anche da una consapevolezza diversa, dalla volontà di ragionare sui temi che riguardano la Difesa senza più ipocrisia. E’ ipocrita per esempio, come fatto in questi giorni dal bravo ministro Giancarlo Giorgetti, dire che il problema delle spese militari in Italia è un problema legato alla contabilità non alla volontà: se fosse possibile scorporare dal calcolo del debito le spese militari, dice Giorgetti, non ci sarebbero problemi, e l’Italia lo farebbe.

 

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