domenica 08 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Appello alla Norvegia: riconoscere la Palestina è una mossa suicida (Video a cura di Giorgio Pavoncello)


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
12.07.2024 Francia: gli ebrei se ne vanno
Analisi di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 12 luglio 2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Da domenica, 2000 ebrei francesi hanno chiesto di lasciare il paese»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/07/2024, a pag. 15, con il titolo "Da domenica, 2000 ebrei francesi hanno chiesto di lasciare il paese", l'analisi di Amedeo Ardenza.

Comunità ebraica francese sotto assedio. Dalla vittoria di Mélenchon si sente minacciata come se fosse in guerra, per l'affermazione del partito che incarna il nuovo antisemitismo. Ora in duemila hanno chiesto di lasciare il paese, in pochi giorni.

Che cosa accomuna ebrei e italiani più di altri popoli? Ciascuno ha la propria diaspora, con comunità quasi in ogni angolo del globo. Una diaspora antichissima per il popolo ebraico, disperso per la prima volta nel 597 a.C.
dal sovrano babilonese Nabucodonosor II che conquistò il Regno di Giuda.
Circa sette secoli dopo la storia si ripete con gli ebrei sconfitti dall’Impero romano e tradotti in ceppi a Roma, come poi raffigurato dall’arco di Tito. La storia della diaspora italiana è molto più recente: inizia più o meno con l’Unità d’Italia e non è legata a deportazioni né a sconfitte militari: gli italiani partono alla “conquista” degli Usa, del Sudamerica, dell’Australia ma anche di Francia, Belgio e Germania soprattutto per migliorare la propria posizione economica. Fine delle similitudini. Perché se in gran parte gli italiani non ci pensano nemmeno di lasciare Ottawa, New York, San Paolo o Canberra per tornare a vivere in Italia, per gli ebrei è vero l’esatto contrario: non solo l’ebreo osservante prega tre volte al giorno rivolto verso Gerusalemme, ma tanto i laici quanto i religiosi guardano a Israele come all’agognata casa ancestrale.
È stato l’ebreo ungherese Theodor Herzl a teorizzare il diritto degli ebrei all’autodeterminazione e a chiamarlo “sionismo”. Dopo di lui c’è chi ha rielaborato questa dottrina in senso religioso, laico, socialista o revisionista (si chiama così quello più nazionalista).
A mantenere accesa la fiamma dell’aliyah (della “salita” verso Israele) ha molto contribuito l’antisemitismo: oggi, 128 anni dopo la pubblicazione del suo “Judenstaat”, i fatti continuano a dare ragione a Herzl: l’Europa non è ancora un posto sicuro per gli ebrei.

LA PAURA

Lo spiega con chiarezza il rapporto pubblicato ieri dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea (FRA) sulle esperienze e le percezioni dell'antisemitismo degli ebrei. Lo studio è frutto di un sondaggio su 8.000 ebrei di età superiore ai 16 anni, condotto prima del pogrom antiebraico scatenato da Hamas lo “ scorso 7 ottobre, ma include anche informazioni fornite da organizzazioni ebraiche dopo quel “sabato nero”. La FRA ha scoperto che gli ebrei hanno sperimentato più incidenti antisemiti dall'ottobre 2023, con alcune organizzazioni che hanno riportato un aumento di oltre il 400%.
Secondo il rapporto, il 76% degli intervistati ha nascosto la propria identità "almeno occasionalmente" e il 34% è stato riluttante a visitare eventi o siti ebraici perché non si sentiva al sicuro. Il 60% si dice insoddisfatto della risposta del governo nazionale mentre il massimo senso di insicurezza (il 74% degli intervistati) è percepito in Francia.

MEGLIO LA GUERRA

Non è dunque un caso ma, anzi, una conferma empirica quanto scrive Rachel Binhas sulla rivista francese Marianne: ossia che nei pochi giorni dal secondo turno delle legislative in Francia del 7 luglio a oggi, duemila ebrei francesi avrebbero presentato domanda per fare l’aliyah, ossia andare a vivere in Israele. Lasciandosi alle spalle un Paese fra i più solidi e sviluppati al mondo per atterrare in una realtà piccola, litigiosa, instabile, ma soprattutto in guerra aperta con Hamas al sud e impegnato in una guerra non dichiarata con Hezbollah al nord. Chi glielo fa fare agli ebrei francesi? I dati parlano da soli: «In Francia», scrive Binhas, «secondo un rapporto della Commissione nazionale per i diritti dell’uomo (Cncdh) gli atti antisemiti sono aumentati del 284% nel 2023, passando da 436 a 1.676». Numeri che fanno tremare i polsi agli ebrei d’Oltralpe: se l’affermazione al primo turno del Rassemblement National di Marine Le Pen ricorda ad alcuni il poco raccomandabile Front National di suo padre, Jean-Marie Le Pen, la vittoria al secondo turno del Nuovo Fronte Popolare con un Jean-Luc Mélenchon in odore di antisemitismo circondato da collaboratori ferocemente antisraeliani ha fatto rompere gli indugi a tanti ebrei di Francia. Meglio minacciati da Hamas ma protetti da Israele che vivere in un Paese dove un partito antisemita può vincere le elezioni.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT