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Il Foglio Rassegna Stampa
10.07.2024 Ebrei francesi, venite in Israele
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 10 luglio 2024
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «'Ebrei francesi, venite in Israele, non c’è tempo'. Ma partire o restare dipende da cosa farà il tartufo Mélenchon»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/07/2024, a pag. 1, il commento di Giulio Meotti dal titolo: “'Ebrei francesi, venite in Israele, non c’è tempo'. Ma partire o restare dipende da cosa farà il tartufo Mélenchon”.

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Manifestazione di solidarietà agli ebrei francesi dopo il delitto Mireille Knoll, uno dei tanti episodi di antisemitismo violento in Francia. Ma al di là di queste espressioni di vicinanza ufficiali, vince Mélenchon che raduna nel suo partito tutto il peggio del nuovo antisemitismo islamico e di estrema sinistra. Per gli ebrei francesi, se Mélenchon va al governo, non resta che fuggire in Israele.

Dopo il risultato delle elezioni francesi, Avigdor Lieberman, ex ministro e leader di Yisrael Beiteinu, ha invitato gli ebrei francesi a fare aliyah prima che sia troppo tardi. “Invito gli ebrei francesi a lasciare la Francia e a emigrare in Israele, non c’è tempo”, ha detto Lieberman. Intanto Sharren Haskel, membro della Knesset, ha rivelato che la nonna è stata aggredita e picchiata in Francia. “Mia nonna, 88 anni, è stata aggredita da delinquenti arabi e non ho speranza che le autorità francesi siano in grado di affrontare la cosa”, ha scritto Haskel, deputato dell’opposizione a Benjamin Netanyahu, invitando gli ebrei della diaspora ad andare in Israele, la loro “patria nazionale, culturale e storica”. La nonna di Haskel stava uscendo di casa nella Val d’Oise, a nord di Parigi, quando una persona le ha dato un pugno in faccia, rompendole un dente e facendola cadere a terra, al grido di “sporca ebrea”. Molti ebrei francesi hanno le valigie pronte dopo il secondo turno e il successo del Nuovo fronte popolare, di cui Jean-Luc Mélenchon è uno dei capi. Dopo l’attacco del 7 ottobre, gli Insoumises di Mélenchon si sono rifiutati di definire Hamas “gruppo terrorista”. Poi Mélenchon ha definito come “residuale” l’antisemitismo in Francia, in un paese dove, come dice Ariel Kandel, direttore di Qualita, organizzazione per gli immigrati francesi in Israele, “undici ebrei sono stati assassinati negli ultimi anni e 15 mila ebrei vengono aggrediti ogni anno”. “La fazione di Mélenchon è alle porte del potere e incarna la principale minaccia per la Repubblica” scrive Bernard-Henri Lévy sul Point. Lo definisce “un Tartufo marxista-leninista assetato di potere”. Intanto i capi delle comunità ebraiche suonano l’allarme. “Non c’è futuro per gli ebrei in Francia”, dice David Saada, ex direttore del Fondo sociale ebraico. Il presidente del Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebraiche (Crif) Yonathan Arfi è più prudente: “Non sappiamo che tipo di governo avremo, tutto ciò che accadrà agli ebrei dipende dal governo che verrà formato”. Moshe Sebbag, rabbino capo della Sinagoga della Vittoria di Parigi, ha detto che “sembra che la Francia non abbia futuro per gli ebrei” e consiglia ai giovani di partire per Israele. La filosofa cattolica Chantal Delsol spiega che per la prima volta dal caso Dreyfus la sinistra radicale ha deciso che il suo antisemitismo non è più una colpa morale, ma un segno di progresso. Intanto, i capi delle comunità i figli li hanno mandati a vivere in Israele. Joël Mergui, presidente del Consistoire de Paris, l’organo responsabile delle funzioni religiose, rivela che tutti e quattro i suoi figli sono in Israele. Di Meyer Habib, ex parlamentare e vicepresidente delle comunità ebraiche, due dei quattro figli vivono in Israele. Come tutti gli otto figli del rabbino capo di Parigi, Michel Gugenheim.

Sul Figaro, Samuel Fitoussi vira sull’ironia: “Nel 2027 al secondo turno si contrappongono Rima Hassan (europarlamentare di Mélenchon) e Marine Le Pen. Il Monde pubblica un editoriale per spiegare che l’omofobia, la misoginia e l’antisemitismo della France insoumise sono sentimenti progressisti. La misura di punta del programma di Hassan (la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele) mette a disagio una parte della sinistra, ma evitano di criticarla per non fare il gioco dei cattivi. Viene eletta Hassan. La Francia tira un sospiro di sollievo: a Matignon non arriva Jordan Bardella, ma Yahya Sinwar”.

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