Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Repubblica Rassegna Stampa
09.07.2024 Varsavia: Pronti a difendere l’Ucrania
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 09 luglio 2024
Pagina: 2
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «La mossa di Varsavia: Pronti a difendere i cieli dell’Ucraina»

Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 09/07/2024, a pag. 2, con il titolo "La mossa di Varsavia: Pronti a difendere i cieli dell’Ucraina" l'analisi di Gianluca Di Feo.

Immagine correlata
 Gianluca Di Feo
Volodymyr Zelenskyy met with Donald Tusk in Kyiv: I am grateful for  Poland's readiness to start working on a bilateral agreement on security  commitments — Official website of the President of Ukraine
Sarebbe il primo intervento diretto di un paese Nato, Donald Tusk spinge per un coordinamento con gli altri partner per difendere i cieli ucraini

La priorità per l’Ucraina è la difesa aerea. Andry Yermak, il capo dell’ufficio presidenziale di Kiev, è molto chiaro sulle richieste agli alleati: «Chiediamo al summit di Washington azioni su questo punto concrete e reali: ne abbiamo bisogno ora». La prima risposta sembra arrivare da Varsavia, con una soluzione potenzialmente rivoluzionaria: la Polonia è pronta a intercettare i missili diretti verso il suo territorio, abbattendoli nel cielo ucraino. Si tratterebbe del primo intervento diretto nella guerra di un Paese della Nato: un’operazione molto simile alla “no fly zone” proposta nel marzo 2022 e respinta allora con decisione dalla Casa Bianca perché carica di rischi. Il timore era – e resta – che si sarebbe corso il pericolo di allargare il conflitto. Zelensky nel presentare sui social l’accordo siglato con il premier polacco Tusk è stato netto: «Questo documento senza precedenti include una disposizione per l’abbattimento nello spazio aereo ucraino di missili e droni russi che vengono lanciati in direzione della Polonia». Nella successiva conferenza stampa, il presidente invece ha parlato di «un meccanismo che sta venendo studiato ». E anche Tusk ha precisato: «La Polonia è aperta all’idea di abbattere i missili russi diretti verso il territorio della Nato mentre si trovano ancora sull’Ucraina. Abbiamo bisogno però di una cooperazione all’interno dell’Alleanza su questo, perché tali azioni richiedono una responsabilità congiunta della Nato». Più volte negli ultimi mesi i cruise e le armi ipersoniche scagliate da Mosca hanno puntato verso la Polonia e poi invertito la rotta in prossimità del confine per colpire i reali obiettivi, in modo da confondere gli intercettori ucraini. Una tattica che ha spesso fatto scattare la massima allerta a Varsavia, provocando il decollo dei suoi jet. Dal punto di vista militare, lo “scudo polacco” sarebbe la soluzione perfetta per l’Ucraina. Garantirebbe la protezione delle regioni occidentali, dove sono concentrate moltedelle aziende belliche, dei campi di addestramento e dei magazzini che smistano gli aiuti occidentali. E dove si trovano gli aeroporti destinati a ospitare i primi caccia F-16, di cui è prevista la consegna entro questo mese: infrastrutture bersagliate ieri e che ormai sono costantemente sotto tiro. Una “cupola” fornita da Varsavia sull’Ovest inoltre permetterebbe di spostare verso la prima linea le batterie contraeree impegnate in quell’area, in maniera da contrastare i raid dei Sukhoi di Mosca che smantellano con le bombe plananti le postazioni difensive. La coperta ucraina è terribilmente corta. Lo si è visto con gli attacchi di ieri – tre ondate in un giorno – che oltre a devastare l’ospedale pediatrico hanno inflitto danni gravi alle industrie e alle centrali energetiche, aumentando i black out nelle città. Ma il peso maggiore si registra nel Donbass, dove la continua e lenta avanzata russa viene permessa dai cacciabombardieri che cancellano le roccaforti nemiche, restando a distanza di sicurezza: non ne è stato abbattuto neppure uno. Sono queste armi che piovono dal cielo, di cui il Cremlino era privo all’inizio della guerra, ad avere cambiato i rapporti di forza sul campo di battaglia e costretto gli ucraini ad abbandonare posizioni importanti nel Donetsk la scorsa settimana. Il premier Tusk si è detto disponibile anche a consegnare gli ultimi caccia Mig 29 ancora in servizio con la sua aviazione: velivoli sovietici aggiornati con strumentazioni moderne, che sarebbero preziosi per rinforzare le esauste squadriglie di Kiev. In cambio però chiede che la Nato si faccia carico dei rimpiazzi. C’è un secondo settore di crisi che permette l’offensiva russa: la carenza di reclute lascia i difensori senza riserve per reagire agli assalti. Ieri è stata annunciata la creazione di una “legione” formata con ucraini emigrati in Polonia, addestrati ed equipaggiati da Varsavia: potrà accogliere pure stranieri e, in linea teorica, può diventare un modo legale per mandare volontari europei a sostenere la resistenza. Pure in questo caso, però, i rischi di escalation sono significativi.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui