Sinistra in estasi per il voto in Francia Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 09 luglio 2024 Pagina: 1/3 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «I party-giani sfascisti alla perenne ricerca di un papa straniero»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/07/2024, a pag. 1/3, con il titolo "I party-giani sfascisti alla perenne ricerca di un papa straniero", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
È fatta: la nostra sinistra è finalmente pronta per la “lezione francese”. Angelo Bonelli, ispiratissimo e coi sassi in tasca, già canta la Marsigliese; il tradizionale busto di Marianna verrà sostituito da una gigantografia di Ilaria Salis; al posto del berretto frigio verranno fornite chiavi passepartout per entrare negli alloggi da occupare; mentre Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, pur appesantiti da pancetta e maniglie dell’amore, si contendono guizzanti la maglia di Kylian Mbappé.
Elly Schlein, nel frattempo, si è chiusa al Nazareno per studiare il piano sfascia-bilancio di Mélenchon: tutti in pensione, sussidi a go-go, salario minimo. Allegria: dev’essere stato già archiviato quel Patto di stabilità europeo, orrido per noi di Libero, ma che ancora qualche settimana fa veniva decantato dagli strateghi del progressismo, da Gentiloni in giù. Sarà interessante scoprire la compatibilità tra quei vincoli di austerità e le misure di spesa pubblica selvaggia annunciate dal Fronte popolare.
Ma sono dettagli rispetto alla “festa di democrazia” che si prepara anche a Roma, dopo Parigi. Restano da ordinare un po’ di bandiere palestinesi, e un assortimento di altri vessilli (africani, mediorientali, va tutto bene).
Basta che non ci sia il tricolore. Un po’ com’è accaduto l’altra sera a Parigi durante il lungo comizio (quasi castrista, nel senso di Fidel: per argomenti e durata) di Mélenchon, quando è stato necessario attendere una buona ora prima di veder comparire una isolatissima bandiera nazionale francese in mezzo a un tripudio di simboli proPal.
Si scherza? Fino a un certo punto. Anche perché – almeno ieri, poi domani sarà un altro giorno, come insegnava Rossella O’hara – un Macron in versione Maria Antonietta ha schiaffeggiato il popolo di sinistra blindando provvisoriamente il pupillo Attal nella posizione di primo ministro.
E' tutto fantastico, e nulla deve guastare la gioia dei nostri party-giani. L’altra sera, neanche dieci minuti dopo la diffusione degli exit poll, un Mélenchon dai toni padronali aveva invitato Macron a «chinare il capo» e Attal ad andarsene. Il tecnocrate-sovrano, per il momento, ha fatto esattamente il contrario (come si dice in francese: «Io so’ io e voi non siete eccetera eccetera»?). Eppure il nostro clan italico dei marsigliesi ci dice che va tutto bene: forza Macron e forza Mélenchon, bravi tutti, l’importante è aver fermato l’«onda nera».
Amici di Libero, come vedete, si cerca di scherzare: attività al momento non vietata né tassata, e dunque ne approfittiamo. Ma la sostanza è tutt’altro che divertente: una sinistra che è perennemente in cerca di un papa straniero e di un mitico “modello” estero, una coalizione progressista che perde in casa ma vince sempre in trasferta, dall’altra sera esulta freneticamente senza l’ombra di un dubbio, anche davanti a un quadro di purissimo caos creato dal proprio beniamino Macron.
Scorrete all’interno del nostro giornale i vari scenari che sono a questo punto sul tavolo del presidente francese. Sono uno peggiore dell’altro, e oscillano dalla sottomissione a Mélenchon (e alla sua accozzaglia di comunisti, filoislamisti e antisemiti) all’estremo opposto rappresentato da un governo di minoranza costruito sommando i macronisti e la parte non “melenchoniana” del Fronte popolare. In quest’ultimo caso saremmo in presenza di una disperata blindatura tecnocratica nel palazzo, lasciando fuori – a sinistra e a destra – circa il 70% degli elettori francesi.
Ma i nostri macronisti italici si spellano le mani, applaudono, chiedono il bis.
Uno scrive che Emmanuel è «magico», un altro che è un «grande alchimista».
Forse sta proprio qui la “lezione” che hanno appreso: come incendiare e paralizzare un paese nello stesso momento.
E' quello che si ripromettono di fare anche in Italia, non appena le circostanze glielo consentiranno. C’è poco da stare allegri.
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