L'avviso di Pechino alla Nato. Occidente, svegliati! Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 08 luglio 2024 Pagina: 24 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «L'avviso di Pechino alla Nato»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 08/07/2024, a pag. 24, con il titolo "L'avviso di Pechino alla Nato", l'analisi di Gianni Vernetti.
A poche ore dall’avvio del vertice Nato di Washington DC, la Repubblica Popolare Cinese ha annunciato la realizzazione di manovre militari congiunte fra l’esercito di Pechino e quello della Bielorussia nel cuore dell’Europa. Le esercitazione militari congiunte “Eagle Assault-2024” si terranno dall’8 al 19 luglio vicino alla città di Brest a pochi chilometri dalla frontiera della Polonia e dell’Ucraina, alle porte dunque dell’Alleanza Atlantica e a pochi chilometri della frontiera dell’Ucraina.
La dichiarazione congiunta dei due eserciti ha sottolineato il duplice obiettivo di queste prime e inedite esercitazioni: “aumentare l’interoperabilità, rafforzare la cooperazione fra le due forze armate” e persino “fornire un contributo alla pace ed alla stabilità regionale”. L’annuncio ha seguito di poche ore l’ingresso della Bielorussia nella Shanghai Cooperation Organisation (Sco), che da diversi anni Pechino tenta di trasformare da semplice forum sulla sicurezza euroasiatica a vera e propria organizzazione di difesa e sicurezza, alternativa e competitiva dell’Alleanza Atlantica.
Ma con le esercitazione militari che iniziano oggi, Pechino compie un oggettivo salto di qualità inviando proprie truppe al confine della Nato e nel cuore dell’Europa, il giorno prima del vertice dell’alleanza atlantica.
Il segnale della Cina e dello stato vassallo di Mosca, la Bielorussia, alla Nato è chiaro: siamo alle porte dell’Europa, e l’Asse fra le Autocrazie è oramai una realtà, politica e militare.
Per i 32 paesi dell’alleanza atlantica la minaccia di Pechino all’ordine internazionale fondate sulle regole e sui diritti, da oggi assume contorni nuovi, con il dispiegamento, per quanto provvisorio, di truppe cinesi sul suolo europeo, unitamente al sostegno cinese all’impegno bellico della Russia in Ucraina: cooperazione fra le intelligence russe e cinesi, attacchi cyber, massicce campagne di disinformazione in Europa e negli Usa, azioni di coercizione economiche verso paesi molto esposti sul fianco orientale, come la Lituania e la Rep ubblica Ceca. In più Pechino ha sabotato la Conferenza di Pace sull’Ucraina dello scorso giugno in Svizzera, esercitando pressioni su molti Paesi per evitarne la partecipazione; sostiene lo sforzo bellico russo con la fornitura di tecnologie “dual use”, a partire da migliaia di droni commerciali facilmente modificabili, semiconduttori emacchinari utensili per la produzione bellica; senza contare le ingenti quantità di “smokeless powder” fornite a Mosca dall’azienda di stato cinese Poly Technologies, grazie alla quale la Russia potrà produrre fino a 80 milioni di munizioni.
Dall’inizio della guerra gli investimenti cinesi in Russia sono quadruplicati in particolare nel settore bancario ed energetico garantendo a Mosca il “fiato” necessario per uscire dalla morsa delle sanzioni occidentali. La presenza dell’esercito cinese in Bielorussia rende evidente come il teatro europeo ed euro-mediterraneo e quello dell’indo-pacifico sianofortemente interconnessi e che Pechino rappresenti una minaccia crescente per l’intero Occidente.
Come ha dichiarato ieri il primo ministro giapponese Fumio Kishida alWall Street Journal , riprendendo il suo speech al vertice Nato-IP4 dello scorso anno a Vilnius (Nato + Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda), “l’Ucraina oggi potrebbe essere l’Asia orientale di domani”, sottolineando la necessità di un contemporaneo impegno dell’Alleanza in Europa e nell’Indo-Pacifico. Ma la “prima” delle esercitazioni militari cinesi è l’ultimo capitolo di una strategia di sfida nei confronti dell’Occidente promossa da tempo da parte di Pechino.
La nuova Via della Seta non è stata certo, come enunciato spesso dalla narrazione di regime, un “contributo della saggezza cinese allo sviluppo mondiale”, ma l’esportazione di un modello autoritario, finanziariamente insostenibile e spesso con progetti infrastrutturali affiancati da opachi accordi securitari, a cominciare dall’uso duale di molte strutture portuali che hanno accolto investimenti cinesi, da Sri Lanka, al Pakistan, alla Cambogia, alla Tanzania.
L’occupazione illegale da parte della Cina del Mar Cinese Meridionale ed il rischio crescente di un conflitto con le Filippine; le provocazioni militari cinesi nello stretto di Taiwan e la retorica bellica di Pechino sulla riunificazione con ogni mezzo fra Taiwan e la Cina continentale, completano il quadro di una Cina sempre più assertiva, che si candida ad essere la forza trainante di quell’Asse delle Autocrazie, che sta cercando di indebolire l’Occidente su più fronti possibili.
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