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Libero Rassegna Stampa
08.07.2024 Macron ha gettato la Francia nel caos
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 08 luglio 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Lo sfascista dell'Eliseo ha fatto male i suoi conti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 08/07/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Lo sfascista dell'Eliseo ha fatto male i suoi conti ", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Macron ha vinto la sua battaglia, ma a discapito della sicurezza e della stabilità in Francia. Le elezioni anticipate che lui ha voluto hanno permesso all'antisemita e islamofilo Mélenchon di vincere la maggioranza relativa. E garantiscono anni di instabilità, senza nessuna maggioranza di governo.

L’operazione del chirurgo Emmanuel Macron è perfettamente riuscita: peccato che il paziente (la democrazia francese) sia moribondo.
Per fermare i (presunti) fascisti di Marine Le Pen e Jordan Bardella, si è infatti decretato il trionfo politico dei comunisti, degli antisemiti e dei filoislamisti messi insieme da Jean-Luc Mélenchon, il quale – come prima reazione, neanche dieci minuti dopo la diffusione degli exit poll – ha invitato Macron a “chinare il capo”, ha rifiutato qualunque negoziato con i macronisti, ha rivendicato il diritto di guidare il governo, e ha ribadito un programma che qui in Italia farebbe impallidire perfino le posizioni pro tasse e anti mercato di Nicola Fratoianni e Ilaria Salis.
Mettiamola così. Era possibile contemporaneamente incendiare e paralizzare un paese? Era saggio e democraticamente sano darsi come unico obiettivo politico quello di demonizzare selvaggiamente il nemico? Aveva senso che a fare tutto questo fosse il Presidente della Repubblica?
Era ragionevole inseguire questo obiettivo anche a costo di vanificare un assetto costituzionale che in Francia era stato concepito – molti decenni fa – proprio per assicurare la governabilità invece del caos?
La risposta che Emmanuel Macron ha dato a queste domande è stata quattro volte affermativa.
Inutile girarci intorno: il caos e la paralisi che ora la Francia sarà costretta a sperimentare non sono il frutto di circostanze imprevedibili, di un’evenienza inattesa, ma rappresentano il preciso scopo cinicamente perseguito dall’inquilino dell’Eliseo, che da oggi sarà bene chiamare il Grande Sfascista.

COME NERONE

Per tentare di assicurarsi un minimo di futuro politico, il piromane Macron ha sacrificato tutto: la funzionalità del sistema, il suo stesso ex primo ministro Gabriel Attal (più popolare di lui, dunque forse a sua volta reputato un’insidia, nell’egocentrismo del capo), e probabilmente – da domattina – la tenuta delle Borse e dei titoli francesi, essendo Parigi gravata da un debito pubblico rilevantissimo.
Rispetto a tutto questo, le proposte di Melenchon su pensioni, welfare e salario minimo, che sfascerebbero in poche settimane il bilancio pubblico, sono una specie di bomba a orologeria.
Nel frattempo, nelle more di questo disastro domestico, Macron, in combutta con il cancelliere tedesco Scholz (a sua volta doppiato alle Europee dalle forze di opposizione), ha giocato la medesima carta a livello europeo, forzando nei tempi e nella formula politica la partita per i nuovi organigrammi Ue. Troppo forte era per lui l’esigenza di tentare di marginalizzare Giorgia Meloni: la quale, vista dall’Eliseo, era ed è un incubo perché prefigurava la possibilità di una “melonizzazione” futura della Le Pen.
Tutto questo ha spinto Macron alla sua operazione spregiudicatissima. I più fanatici (e meno avveduti) tra i macronisti italici – già da ieri sera – hanno iniziato a festeggiare per lo spariglio riuscito, per l’interdizione realizzata, per l’”onda nera” fermata.
Ma si tratta di un’esultanza miope, per non dire politicamente cieca. Si sono infatti manifestate due potenti malattie, da mettere interamente sul conto di Macron.
La prima: l’autentica esplosione dell’estrema sinistra che si è registrata nelle urne, con le altre componenti del Fronte popolare che sono state letteralmente cannibalizzate da Mélenchon.
Macron ha dunque scosso l’albero, ma la copiosa raccolta dei frutti l’hanno fatta gli estremisti di sinistra. Di più: Macron si è fatto accecare dalla prospettiva (effettivamente realizzata) di fermare la destra. Ma non ha ragionato sulle conseguenze, e su chi ora avrà in mano la golden share della politica francese.

RADICALIZZAZIONE

La seconda: a questo punto, essendo stato bruscamente arrestato il cammino del Rassemblement National, sembra probabile che il duo Le Pen-Bardella finirà per indurire il proprio messaggio politico (a Parigi come a Bruxelles), l’opposto della “melonizzazione” evocata prima. Morale: c’è da attendersi – grazie a Macron – una radicalizzazione pure su quel versante.
Semmai, ma questa è materia per riflessioni più distese, anche in Italia alcuni protagonisti della nostra destra farebbero bene a riflettere sul “modello Rassemblement National”, rivelatosi ancora una volta facilmente battibile e soprattutto demonizzabile.
Ed è stata saggia Giorgia Meloni, finora, a partire dalla politica estera, a battere strade tutt’affatto diverse.
E intanto, da stamattina, a Parigi, formare un governo sarà un’impresa impossibile: una maggioranza praticabile – in questo momento – non c’è e non si vede all’orizzonte. A meno che macronisti e cosiddetti riformisti non accettino di essere umiliati e soggiogati da Melenchon.
E allora, tornando a Macron e ai suoi, sta proprio qui il danno creato dagli alchimisti di palazzo, anzi dagli apprendisti stregoni. Come definirli? Hanno parlato e straparlato di “fascismo”, ma non si sono accorti di essersi meritati loro un’etichetta altrettanto squalificante: quella di “sfascisti”.

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