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Libero Rassegna Stampa
07.07.2024 In arrivo la sinistra sfascista
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 07 luglio 2024
Pagina: 12
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Pur di ostacolare la volontà popolare e fermare i nemici, adesso a sinistra si inventano gli ingegneri del caos»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 07/07/2024, a pag. 12, con il titolo "Pur di ostacolare la volontà popolare e fermare i nemici, adesso a sinistra si inventano gli ingegneri del caos", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Macron quando si è trovato in minoranza, ha seminato caos, convocando elezioni anticipate e preferendo l'ammucchiata con islamo-comunisti pur di non far vincere la Le Pen. In Italia la sinistra sfascista sta imboccando la stessa strada, creando un conglomerato con dentro tutti, dal centro ai comunisti.

C’è qualcosa che oggi sembra unire – purtroppo non nella libertà, non nella migliore tensione verso la democrazia – i mandarini delle sinistre occidentali, da Parigi a Washington, passando per la succursale di Roma.
Si tratta di una radicale e quasi disperata sfiducia nel popolo, che tende a votare in direzione “sbagliata”: il che induce gli oligarchi progressisti a spericolate escogitazioni per bypassare la volontà popolare, per transennarla, perfino per intralciarla.
Con una doppia nemesi, un duplice clamoroso testacoda. Primo: proprio loro, che accusavano gli avversari di essere «imprenditori della paura», sono ora tutti protesi verso un sistematico “project fear”, un progetto volto a spaventare la parte di opinione pubblica a loro più vicina. Così, l’eventuale vittoria degli avversari non è più uno dei due possibili esiti di una normale partita elettorale, ma viene invariabilmente descritta come l’anticamera dell’Apocalisse, la fine della democrazia, il prodromo di un’era oscura e minacciosa.

VICHINGHI DEL CAMPIDOGLIO

Secondo: proprio loro, che amavano descriversi come le forze istituzionali per antonomasia, per i difensori dell’architettura costituzionale dei rispettivi paesi, si sono trasformati – per disperazione – in campioni dell’ostruzione sistematica e della manomissione del campo di gioco per renderlo impraticabile. Ironizzavano sul bizzarro personaggio con le corna che il 6 gennaio 2021 guidò lo scombiccherato assalto al Campidoglio di Washington: ma loro, che invece indossano impeccabili camicie Brooks Brothers, non sono da meno. L’unica differenza è che il folkloristico vichingo forzava da fuori la porta delle istituzioni, mentre loro – barricati come sono – cercano di blindarla da dentro.
Come vuoi definire un presidente francese che si fa architetto del caos, ingegnere della paralisi istituzionale, al solo scopo di evitare che i suoi avversari possano legittimamente governare? Tutta l’azione di Macron nell’ultimo mese (indizione di elezioni-lampo, costruzione di un’unione sacra anti-destra, desistenza sistematica anche con comunisti e filo-islamici) non è stata volta, come sarebbe stato naturale e legittimo, a favorire un governo di segno politico a lui gradito. Al contrario, lui e il suo primo ministro uscente si sono affannati a ripetere che mai governerebbero con le forze del Fronte popolare con le quali – nonostante tutto – convergono disperatamente per tamponare l’auto in corsa di Le Pen e Bardella.
E se questa operazione riuscisse (come ora pare probabile)? Se cioè questa desistenza sistematica impedisse al Rassemblement National di centrare la maggioranza assoluta? Ecco il “capolavoro” (al contrario) di Macron: portare la Francia in un vicolo cieco, in piena paralisi istituzionale, nell’incertezza e nel caos.

VAI COL CASTING

Spostiamoci a Washington, sul lato democratico. Pure lì, secondo i dem, bisogna smuovere mari e monti pur di evitare che il “demonio” Trump vinca. E allora, fino a dieci giorni fa, raccontavano che Biden (il “nonno buono” da contrapporre al “nonno cattivo”) era lucido e pimpante. Dopo di che, quando quella finzione è diventata insostenibile, hanno iniziato a cercare il modo per scaricarlo al più presto travolgendo anche le regole e le prassi del partito democratico stesso. Bene o male, infatti, Biden è il presidente uscente e ha vinto le primarie del suo partito: ma ora non serve più e quindi va liquidato, costi quel che costi. Anche con un “casting” improvvisato e senza regole.
Tutto diventa possibile, se l’unico obiettivo è esorcizzare il demone arancione.
E la periferica succursale di Roma? Mutatis mutandis, la logica è sempre la stessa. Nessuno pensa che un caravanserraglio come quello visto (per limitarci solo all’ultima settimana) prima su un palchetto dell’Anpi e poi alla Corte di Cassazione per depositare un referendum anti-autonomia abbia qualcosa da condividere in positivo. Su tutti i temi decisivi (guerra e politica estera, tasse, welfare, grandi opere, ambiente) quei signori delle sinistre assortite (rosso antico, rosso, rosé, fucsia) litigherebbero selvaggiamente: ma l’unica cosa che conta è contrapporsi a Meloni, senza alcuna prospettiva “construens”.
Appunto, sono ingegneri della paralisi, architetti del caos. In una sola parola: sfascisti.

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