domenica 08 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Appello alla Norvegia: riconoscere la Palestina è una mossa suicida (Video a cura di Giorgio Pavoncello)


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
06.07.2024 Gli iraniani disertano anche il ballottaggio
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 06 luglio 2024
Pagina: 17
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Gli iraniani disertano anche il ballottaggio, non si fidano dei due candidati di regime»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/07/2024, a pag. 17, con il titolo "Gli iraniani disertano anche il ballottaggio, non si fidano dei due candidati di regime" la cronaca di Matteo Legnani.

Il riformatore o il reazionario? Nessuno dei due, tanto sono entrambi scelti da Khamenei e fedeli al regime islamico. E così gli iraniani disertano le urne nelle "elezioni" (farsa) per la scelta del successore del defunto Raisi.

Il primo turno delle elezioni presidenziali iraniane era stato un flop clamoroso, con il 60% degli aventi diritto che si era astenuto dal votare per uno dei quattro candidati in lizza. E ieri, in occasione del ballottaggio, con una mossa disperata intesa ad innalzare il più possibile la partecipazione al voto, le autorità iraniane hanno esteso l'apertura delle urne dalle 18 alle 20.
In palio c’è la successione a Ebrahim Raisi, il presidente deceduto lo scorso 20 maggio nello schianto al suolo dell'elicottero su cui viaggiava. A contendersela c’erano, ieri, i due candidati che avevano ottenuto più voti dopo il primo turno dello scorso 28 giugno, che passerà alla storia per l'affluenza più bassa ad una elezione presidenziale dalla nascita della Repubblica Islamica nel 1979.
Da una parte il 69enne moderato Masoud Pezeshkian, parlamentare dal 2008 e già ministro della Sanità dal 2001 al 2005 con il ”riformista” Mohammad Khatami presidente, che al primo turno aveva ottenuto il 42,5 delle preferenze.
Dall'altra il 58enne ultra-conservatore Saeed Jalili, che era uscito dal voto di sette giorni fa col 38,6 % dei voti. Un autentico “guardiano della rivoluzione islamica” dell'ayatollah Khomeini, già Segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale e capo negoziatore sul nucleare dell’Iran dal 2007 al 2013, quando il Paese era preda del fanatismo islamico di Mahmoud Ahmadinejad.
L’esito della contesa (che potrebbe conoscersi già nella giornata di oggi) è di difficile previsione, visto il margine esiguo che lo scorso 28 giugno aveva diviso i due candidati. La gran parte della comunità internazionale, ovviamente, guarda con favore ad una affermazione di Pezeshkian, che renderebbe più agevole il confronto con l’Iran sui temi del nucleare, del petrolio e dell’ordine in Medio Oriente.
Ma ieri, tanto dalle opposizioni al regime in esilio all’estero quanto dallo scià in esilio Reza Pahlavi (figlio del sovrano detronizzato da Khomeini nel 1979) sono arrivati veementi appelli all’astensione, come unico strumento per «smascherare le varie facce di quello che è sempre e comunque un regime estremista, violento e affamatore, che in 45 anni ha reso l’Iran un paese più povero, più infelice e più pericoloso».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT