Gaza, cristiani scudi umani Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 04 luglio 2024 Pagina: 1/4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Cristiani, scudi umani»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/07/2024, a pag. 1/4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: “Cristiani, scudi umani”.
Giulio Meotti
“Sono un cristiano di Gaza e da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia il nostro numero è diminuito da duemila a cinquecento”. Così dice al Foglio, da una località segreta in Cisgiordania, un cristiano di Gaza aiutato dal Center for Peace and Communications, nel cui board siede anche Dennis Ross. Rivelarne nome e cognome sarebbe mettergli un mirino dietro la schiena. A Gaza i cristiani erano presenti fin dall’alba del cristianesimo e del passaggio della Sacra famiglia verso l’Egitto. San Porfirio è morto il 420 e le sue reliquie si trovano nella chiesa greco-ortodossa di Gaza. Ma i cristiani che vivono sotto il controllo dell’Autorità palestinese e a Gaza sono oggi una popolazione residuale e vulnerabile.
Nel 2007, un anno dopo l’arrivo di Hamas, l’ultima libreria cristiana di Gaza fu bombardata due volte. Il suo proprietario, Rami Ayyad, un uomo profondamente religioso, fu rapito, torturato e ucciso da estremisti islamici. Per anni aveva ricevuto minacce di morte dai jihadisti. Nel 2012, i cristiani hanno organizzato una protesta pubblica dopo che due cristiani erano stati convertiti con la forza all’islam. Huda Al-Amash, la madre di uno dei convertiti, Ramez, ha dichiarato: “Se le cose restano così, non ci saranno più cristiani a Gaza”. Intervenne anche l’arcivescovo di Gaza, Alexious.
“Durante questa guerra, Hamas sfrutta quello che rimane della presenza cristiana”, ci racconta il cristiano di Gaza ora esule sotto l’Autorità palestinese. “Il numero prima del 2007, quando Hamas ha preso il potere, era di 3.500, molti entravano e uscivano da Gaza. Dopo il 7 ottobre è di 500. I cristiani palestinesi, anche sotto l’Autorità palestinese, sono sempre stati trattati come cittadini di serie B. Anche se sotto Hamas va peggio che con l’Anp. Hamas in pubblico parla dei cristiani come di una diaspora, non li considera come parte della comunità palestinese. Ad esempio, i suoi miliziani si trincerano intorno alle chiese, alle case cristiane e agli edifici dove vivono i cristiani. Lo fanno perché ritengono questi luoghi sicuri e pensano di potersi nascondere lì e di non essere attaccati. Noi cristiani cerchiamo di preservare le nostre tradizioni, ma Hamas prova a fermarci. Ci sono sempre stati scontri fra Hamas e i cristiani. Avevamo una organizzazione di scout giovanile e siamo sempre stati attaccati. Quando eravamo a Gaza ci lanciavano pietre, picchiavano alla porta e ci impedivano di usare le campane della chiesa la domenica, perché sapevano che c’era la preghiera in chiesa quel giorno, e questo era un problema per loro. E se volevi andare in uno spazio pubblico, anche solo per prendere un caffè sulla spiaggia, se la gente sapeva che eri cristiano, ti cacciavano”.
Non ha dubbi sul 7 ottobre: “Quello che hanno fatto è disgustoso. Da quando sono arrivati al potere, tutto ciò che hanno fatto è stato spargere sangue. Hanno portato la guerra al popolo palestinese. Tutte queste guerre… Riuscite a immaginate che un palestinese di 28 anni ha vissuto cinque guerre a Gaza? Che tipo di vita gli resta? Provate a pensare se mi sposassi, cosa dovrei dire ai miei figli? Che vita avrei?”.
Attacca la naivëté occidentale. “Come cristiani, non siamo d’accordo con i governi europei e occidentali: quando un gruppo islamista sale al potere, per i cristiani significa persecuzione. Più Hamas è forte, più i cristiani saranno colpiti. E’ importante avere un governo moderato e non islamista. Hamas fa parte dei Fratelli musulmani e il 7 ottobre voleva dare una dimostrazione di potere anche con le uccisioni, voleva atterrire Israele e la comunità internazionale assassinando più persone possibile. Hamas il 7 ottobre voleva distruggere ogni opportunità di pace e normalizzazione fra i paesi arabi e Israele e fra israeliani e palestinesi. Voleva distruggere ogni possibile accordo. Voleva anche mostrare al mondo che solo Hamas prende decisioni per i palestinesi”.
Anche se a Hamas non interessano nemmeno le vite dei palestinesi. Yahya Sinwar ha definito la loro morte un sacrificio necessario. “Anche quando hanno preso Gaza nel 2007, Hamas lo ha fatto uccidendo. Nelle strade di Gaza non lo sapete ma ci sono manifestazioni contro Hamas. Il 7 ottobre sapevano che ci sarebbe stata una guerra aperta. A loro cento, mille o centomila morti palestinesi non interessano”.
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