Iran: votano in pochi, i riformisti puntano al ballottaggio Commento di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 29 giugno 2024 Pagina: 13 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Iran, votano in pochi i riformisti puntano al ballottaggio»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/06/2024, a pag. 13, con il titolo "Iran: votano in pochi, i riformisti puntano al ballottaggio", il commento di Gabriella Colarusso.
La scommessa del Nezam, il Sistema, era riportare gli iraniani alle urne dopo il crollo storico dell’affluenza nelle precedenti elezioni e il divorzio politico con i giovani e le donne del Movimento. Un “test importante”, l’ha definito ieri la Guida Ali Khamenei, esortando gli iraniani a votare per il nuovo presidente, dopo la morte di Ebrahim Raisi. I risultati ufficiali arriveranno oggi, ma dai primi dati non-ufficiali sembra che il malcontento abbia prevalso. La partecipazione sarebbe in linea con quel 48% che nel 2021 consegnò la vittoria a Raisi, il dato di affluenza più basso nella storia della Repubblica Islamica. Nonostante questa volta il potente consiglio dei Guardiani, nominato per metà da Khamenei, abbia consentito la candidatura di un riformista, dopo anni di confino politico-elettorale, proprio per cercare di aumentare l’affluenza. Salvo sorprese dai conteggi, dunque, si andrà al ballottaggio venerdì prossimo. Il riformista Masoud Pezeshkian dovrebbe farcela, ma le sue possibilità di successo dipendono molto da chi sarà lo sfidante, se il conservatore pragmatico Qalibaf o l’ultraradicale Saeed Jalili. Pezeshkian, 69 anni, medico ed ex ministro della Salute, si è presentato come candidato fedele a Khamenei e moderato, non ha parlato di riforme costituzionali ma ha puntato sull’onestà e la buona amministrazione, provando a cavalcare alcuni temi cari ai giovani iraniani come l’opposizione al velo obbligatorio, su cui ha promesso più aperture. Sul piano internazionale invece ha promesso la riapertura del negoziato con l’Occidente, non solo sul nucleare ma anche per riammettere l’Iran nel sistema Fatf, che richiederebbe riforme per la trasparenza finanziaria, a cui gli ultraconservatori si sono sempre opposti. Ha il sostegno dell’apparato riformista, dall’ex presidente Khatami all’ex ministro degli esteri Zarif, e dei loro sostenitori anche giovani, ma non dell’ala più movimentista e di tutta quella società civile che chiede riforme democratiche. Mousavi, l’ex leader dell’Onda verde ai domiciliari dal 2011, si è unito agli astensionisti, boicottando il voto. Lo stesso hanno fatto molti ragazzi del Movimento Donna, Vita,Libertà. «Non crediamo più nella possibilità di un cambiamento », dice lapidario Ali, 30 anni, di Teheran. Pezeshkian dovrà convincerli se vuole provare a strappare la presidenza ai conservatori, che sono arrivati divisi al primo turno e questo potrebbe aver favorito il falco Jalili, teorico della cosiddetta “economia di resistenza” e contrario ai negoziati con l’Occidente, pur essendo statolui stesso capo negoziatore durante la presidenza Ahmadinejad. C’è chi pensa che fu proprio la durezza delle sue posizioni a guadagnare all’Iran un’ondata di sanzioni. Le sue posizioni preoccupano anche molti conservatori. Con lui Pezeshkian potrebbe vincere. Sarebbe meno probabile invece con Mohammad Qalibaf, l’attuale speaker del Parlamento che è scivolato su diverse accuse di corruzione e sullo “scandalo del baby shower”. In un’intervista tv sua figlia ha difeso un costoso viaggio di famiglia in Turchia durante la gravidanza per comprare regali per il bambino in arrivo, peraltro festeggiato con una tipica festa americana. Ma Qalibaf ha il sostegno di un pezzo importante dei Pasdaran ed è un pragmatico vicino ai centristi su alcuni temi. Per Pezeshkian sarebbe più difficile spuntarla.
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