La stampa ebraica in Italia Nathan Greppi
Giuntina euro 18
Da tempo avvertivo l’esigenza di un testo che analizzasse in modo esaustivo l’evoluzione dell’informazione ebraica in Italia, dalla nascita fino ai giorni nostri, per approfondire la dinamicità culturale di una popolazione che si è rivelata capace, in ogni epoca, di intercettare i cambiamenti storici, politici e sociali in cui è stata coinvolta.
Dal 31 maggio è in libreria l’ottimo contributo di Nathan Greppi laureato in Beni culturali e in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale, oltre che collaboratore con i media della Comunità ebraica di Milano e con la rubrica di cultura ebraica di RAI 3 Sorgente di vita. “La stampa ebraica in Italia”, edito da Giuntina nasce inizialmente come tesi di laurea e si prefigge lo scopo di raccontare come i periodici ebraici in Italia si siano sviluppati nel corso del tempo partendo dalle prime riviste sorte all’epoca dei moti risorgimentali, ai quali molti ebrei presero parte per ottenere quelle libertà negate per secoli, a come si siano poi evoluti dopo l’Unità d’Italia passando per gli anni delle Leggi razziali che ne interruppero le pubblicazioni, fino ad arrivare all’epoca digitale che ha visto nascere diversi siti web e pubblicazioni online, ampliando in tal modo il pubblico di lettori.
Se in Europa la stampa ebraica ha radici antiche e la prima rivista di questo genere, la Gazeta de Amsterdam nasce intorno al 1672, in Italia si sviluppa con l’emancipazione delle comunità ebraiche nei vari stati in cui era suddivisa la penisola a metà dell’800 che, grazie al regio decreto n. 688 dello Statuto Albertino (29 marzo 1848), ottennero diritti civili e politici dopo secoli di discriminazioni.
Diviso in cinque sezioni, arricchite da un’accurata premessa storica che analizza il contesto in cui nascono le riviste ebraiche, il saggio mette in luce il ruolo della stampa come strumento di aggregazione sociale per mantenere unita la comunità, tenuto conto che il processo di integrazione si accompagnava al timore dell’assimilazione e quindi al rischio di perdere la propria identità ebraica.
Greppi si addentra nella disamina di alcune riviste come la “Rivista Israelitica” fondata a Parma nel 1845 di grande importanza per la storia degli ebrei italiani in quanto testimoniava già allora il desiderio di prendere parte alla nascita di un’Italia unita, dove avrebbero ottenuto diritti e libertà, o come il periodico “L’educatore Israelita” fondato a Vercelli nel 1853 da due rabbini con chiari fini pedagogici.
Nella seconda metà dell’Ottocento la stampa ebraica continua ad essere gestita più che da giornalisti da rabbini e accademici e proprio in questo periodo la nascita del sionismo comporta un acceso dibattito nei giornali tra due visioni contrapposte: una maggioranza “secondo cui l’integrazione nelle società occidentali fosse la strada da seguire” e una minoranza rappresentata da diversi intellettuali e attivisti che vedono nella creazione di uno Stato-nazione un’opportunità per porre fine a millenni di persecuzioni.
In questo contesto storico due riviste in particolare intercettano il pensiero degli ebrei italiani: Il Vessillo israelitico di Casale Monferrato - che sotto la guida del rabbino Flaminio Servi continua le pubblicazioni fino al 1922, anno della Marcia su Roma – si oppone decisamente al sionismo e Il Corriere israelitico fondato nel 1862 a Trieste che nel 1896, con l’entrata nella redazione del rabbino e pensatore toscano Dante Lattes, diventa il primo giornale in Italia a sostenere la causa sionista cercando di illustrarne gli scopi e i valori in particolar modo fra i giovani.
Arriviamo al capitolo de “La Grande Guerra, il fascismo e la Shoah (1916-1943)” in cui Greppi riflette sul crearsi all’interno delle comunità ebraiche di posizioni contrapposte alla Prima guerra mondiale fra interventisti e antinterventisti, mentre con l’entrata in vigore delle Leggi razziali del 1938 e la sistematica persecuzione degli ebrei a seguito della quale diversi direttori e collaboratori di giornali ebraici furono deportati o presero parte alla Resistenza, la stampa ebraica cessò le pubblicazioni, potendo rinascere solo dopo la fine della guerra. Dalla fusione di due giornali nasce il 7 gennaio 1916 “Israel” fondato da Dante Lattes e Alfonso Pacifici che furono anche co-direttori: “Una peculiarità di questo giornale – scrive Greppi – fu che esso non si rivolse unicamente al pubblico ebraico…ma anche ai non ebrei, al fine di contrastare i pregiudizi e gli stereotipi con i quali vedevano il popolo ebraico”. Ad Israel è legata una pubblicazione attiva ancora oggi “La Rassegna Mensile di Israel” che pubblica saggi di storia, attualità e cultura ebraica.
L’Israel e la Rassegna vengono soppressi nel 1938, poco dopo l’entrata in vigore delle Leggi Razziali, “ma non prima di essersi espressi con rigore e fermezza contro il razzismo che si stava diffondendo…”
Con la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il ritorno degli ebrei italiani dai campi di sterminio diventa essenziale ricostruire le comunità. In tale contesto un ruolo fondamentale è svolto dalla stampa e la nascita nel giugno 1945 del Bollettino della Comunità Israelitica di Milano diventa essenziale. L’obiettivo del Bollettino, nato da un’idea di Raffaele Cantoni, è quello di riportare i nomi degli ebrei sopravvissuti e diramare i messaggi di coloro che cercavano i familiari dispersi. Anche La Rassegna Mensile di Israel riprende le pubblicazioni dopo la guerra nell’aprile 1948, edita dall’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane e, in seguito, in collaborazione con la casa editrice Giuntina.
Come la Comunità di Milano anche quella di Roma si è dotata negli anni dei suoi organi di stampa: Shalom, che nasce nel novembre 1967 ed è tuttora pubblicato, annovera come prima direttrice Lia Levi, autrice di romanzi pluripremiati. Il mensile, che ha sempre raccontato l’ebraismo italiano e internazionale nella cronaca, politica e cultura, prende una posizione decisa contro l’antisionismo dilagante nei media italiani dopo la Guerra dei Sei giorni.
Con la nascita dello Stato di Israele si modifica l’approccio del mondo ebraico alla causa sionista. La stampa intercetta questi mutamenti e nel contempo riporta gli eventi delle guerre arabo-israeliane, gli effetti della cacciata degli ebrei dai paesi arabi e il loro arrivo nel nostro Paese con un inevitabile impatto anche sulla composizione delle comunità ebraiche italiane.
Nell’ultimo capitolo Greppi ci dà contezza della rivoluzione tecnologica e sociale che tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 ha investito il mondo dell’informazione cambiando il modo di vivere e di lavorare delle persone.
Con l’avvento di internet, che coinvolge anche l’informazione ebraica, nascono siti, blog, podcast e canali social in grado di raggiungere un pubblico più ampio, non solo ebraico, che sui social a volte è maggioritario. Le stesse testate ebraiche tradizionali si organizzano dotandosi di propri siti e pagine social. Al punto che nel luglio 1996 Sorgente di vita, la rubrica di vita e cultura ebraica, fondata nel gennaio 1973 e in onda su RAI 3, dedica un servizio proprio ai siti internet ebraici.
In particolare, l’autore si sofferma, fra gli altri, su uno dei più antichi siti in Italia ancora attivi che si occupano di mondo ebraico e Israele, “Informazione corretta”, fondato nel 2001 da Angelo Pezzana e Fiamma Nirenstein, con lo scopo di assicurare ai lettori una giusta informazione su Israele e mondo arabo.
Greppi ricorda inoltre come dal gennaio 2008 sia attivo il mensile Pagine ebraiche, organo ufficiale dell’UCEI assieme al sito Moked, un giornale attualmente diretto da Daniele Mosseri, che riporta le principali notizie sull’ebraismo italiano e internazionale, coprendone ogni aspetto, dalla cronaca, alla politica senza dimenticare l’ampio spazio riservato alla cultura.
In questa congiuntura storica che vede Israele coinvolta in una guerra non voluta, dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, tutte le testate ebraiche italiane, di destra e di sinistra, si sono unite nel sostenere Israele e la loro presenza in un momento tanto difficile è di fondamentale importanza nel denunciare le manifestazioni di antisemitismo scoppiate in questo periodo soprattutto in Occidente.
Il prezioso lavoro svolto da Nathan Greppi, dallo stile divulgativo e di agevole lettura, ci ricorda che in un’epoca di cambiamenti e di individualismo diffuso i media “rivestono un ruolo imprescindibile nel preservare la coesione sociale degli ebrei italiani” pur mantenendo uno sguardo aperto sul mondo che li circonda.
Giorgia Greco