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La Stampa Rassegna Stampa
28.06.2024 Israele e l'allarme Iran
Commento di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 28 giugno 2024
Pagina: 14
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Israele e l'allarme Iran, se ci attacca dal Libano radiamo al suolo Beirut»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/06/2024, a pag. 14, con il titolo "Israele e l'allarme Iran, se ci attacca dal Libano radiamo al suolo Beirut", il commento di Fabiana Magrì.

Fabiana Magrì
Fabiana Magrì
Risultato immagine per hezbollah
La presenza minacciosa di Hezbollah nel sud del Libano potrebbe causare una guerra aperta che in queste ore sembra sempre più vicina. Le conseguenze per il Libano sarebbero devastanti ma anche per Israele, in cui circa 60.000 cittadini del nord rimangono sfollati

i giorno e di notte, sui mezzi corazzati lungo le strade di montagna e a piedi in mezzo ai boschi del Nord di Israele. Le truppe israeliane hanno completato una serie di simulazioni di combattimenti contro Hezbollah. La società civile non resta a guardare. I principali ospedali della Galilea si stanno attrezzando per far fronte alle conseguenze di una drammatica possibile escalation lungo il confine tra lo Stato ebraico e il Libano. Al momento non sono state intraprese azioni concrete – ad eccezione dell'ordine di aumentare le scorte di sangue – ma è stato attivato il tam tam di verifiche e disposizioni, da parte del ministero della Sanità, sullo stato di prontezza e organizzazione rispetto a uno scenario che potrebbe comportare il richiamo del personale medico e sanitario in prima linea, come riservisti. Tutto può intervenire a scuotere lo status quo che si è creato otto mesi fa sul confine settentrionale. «Sembra che una guerra tra Israele e Libano non sia una questione di se, ma di quando» per Omer Dostri, ricercatore israeliano in strategia e sicurezza. Al Jerusalem Post ha detto che Israele non ha altra scelta se non quella di «sconfiggere militarmente Hezbollah», perché «una soluzione politica con il Libano non è in vista, nonostante i numerosi sforzi internazionali e degli Stati Uniti». Sulla stessa lunghezza d'onda, l'intelligence Usa – secondo la testata Politico – stima che il rischio dello scoppio dello scontro su larga scala sia più alto che mai. Sarebbe questione di settimane, se non si raggiungerà un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi. Il ministro della Difesa Yoav Gallant, pur insistendo che il governo preferisce una soluzione diplomatica, ha chiarito che l'esercito israeliano è in grado di riportare il Libano «all'età della pietra» in qualsiasi conflitto con le forze di Hezbollah. Non vede «considerazioni strategiche in una guerra totale» il vicerettore dell'Università di Tel Aviv, Eyal Zisser. Sebbene, ammette al JPost, «è difficile dire per cosa opteranno i decisori politici», ritiene che Tsahal sia «pronto nel caso in cui un approccio diplomatico fallisca». Gerald Steinberg, professore esperto in negoziazione dei conflitti all'università Bar Ilan, ritiene che riuscire a convincere l'Iran «che la sua sopravvivenza sta nel porre fine agli attacchi di Hezbollah» sia «la chiave della deterrenza». Su questo punto si è espresso anche il primo ministro Benjamin Netanyahu: «Teheran – ha detto – non minaccia solo noi ma è sulla buona strada per conquistare il Medio Oriente». Il capo dell'aviazione israeliana, Tomer Bar, ha dichiarato, a proposito di Hezbollah, che «la soluzione definitiva è attaccare il nemico nel suo territorio». Si è anche pronunciato su Hamas, assicurando che l'organizzazione «sarà presto sconfitta». Ma mentre l'operazione a Rafah è data quasi per conclusa, ieri Tsahal è tornato a Sujaia, nel centro della Striscia. I raid aerei e i tank hanno causato sette morti e decine di feriti, dopo gli avvisi ai residenti di evacuare verso le zone umanitarie a Sud. 

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