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Il Giornale Rassegna Stampa
28.06.2024 Occidente ignavo. E’ una questione di vita o di morte
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 28 giugno 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Occidente ignavo. È una questione di vita o di morte»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 28/06/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Occidente ignavo. È una questione di vita o di morte".


Fiamma Nirenstein

Raid nel sud del Libano, in risposta ai continui attacchi di Hezbollah contro Israele. La comunità internazionale, Usa in testa, oltre a chiedere di evitare l'escalation, non trova niente di meglio da fare che evacuare i propri cittadini da Beirut. Per quasi 20 anni la comunità internazionale ha lasciato che Hezbollah violasse la risoluzione 1701 (che ne imponeva il ritiro a nord del fiume Litani) e si riarmasse.

Il ritratto della debolezza del mondo occidentale è stato ieri completato dalla richiesta degli USA ai suoi cittadini di lasciare il Libano di fronte al rischio di guerra fra gli hezbollah e Israele. Si è un rischio terribile, meglio scappare… buona idea. Biden segue una serie di altri Paesi in fuga, fra loro grandi nazioni come la Germania e il Canada, piccoli Paesi come l’Olanda. Il mondo che non ha trovato niente da ridire al fatto che una grande forza terrorista pilotata dall’Iran si sia lanciata nel combattimento contro Israele al fianco di Hamas subito il 7 di ottobre, dopo la peggiore strage antisemita dalla Shoah… scappa. Da nove mesi è sembrato normale che dal nord gli Hezbollah cogliessero l’occasione di un’alleanza pratica fra sciiti e sunniti con Hamas, dunque sull’uccidere i bambini davanti alle madri, le madri davanti ai figli, sullo stupro e l’incendio.

E che ne dovesse derivare, insieme alla tragedia dell’attacco da Gaza, anche lo sgombero dei kibbutz e delle città del nord, così che Israele fosse stretto in una morsa di terrore e miseria e i suoi soldati fossero costretti a dividere la loro solitaria, instancabile difesa del Paese fra due fronti. Normale, imbattibile anche il destino di distruzione possibile della bellissima terra del Libano nelle grinfie di Hezbollah: tutti hanno avuto paura del loro odio e riverenza per il loro nesso con l’Iran, nessuno ha saputo e voluto affrontarlo, neanche a parole. Fa specie pensare che la visita di Hochstein, l’inviato americano, abbia avuto un punto alto nella richiesta di una “Urgent de-escalation” a Nabib Berri, il presidente del Parlamento che in realtà è notoriamente molto legato a Nasrallah.

Nel 2006, dopo una guerra seguita a un’aggressione accompagnata da crudeli rapimenti, l’11 agosto l’ONU votò all’unanimità la risoluzione 1701 secondo la quale Nasrallah avrebbe ritirato le sue forze dal confine con Israele oltre il fiume Litani, per essere rimpiazzato dall’esercito libanese e dall’UNIFIL. Ma non è accaduto, anche se Hezbollah dichiarò di accettare l’accordo: il confine ha seguitato a essere il luogo da cui la minaccia si affaccia direttamente su Israele sopra e sottoterra attraverso una fitta rete di gallerie e porta missili e un terrorismo feroce come quello di Hamas. Dal confine viene lanciato un campionario dei 250mila missili, almeno, che l’Iran ha fornito anche agli Hezbollah, il suo braccio destro della conquista non solo del Medio Oriente ma nell’attacco messianico al mondo ebraico e cristiano. Dal sette di ottobre lo sport internazionale più diffuso è stato quello di cercare di fermare Israele, non di far pesare la forza dei Paesi più importanti per far rispettare la risoluzione. Questo nel mentre invece l’ONU si agitava in tutte le direzioni per bloccare Israele dal rispondere a Hamas, a Hezbollah, e quindi sullo sfondo all’Iran.

Quello che accadrà adesso è difficile da prevedere: di certo Israele non può permettersi di seguitare ad avere, piccola com’è, quasi centomila sfollati, kibbutz e città importanti come Kiriat Shmona abbandonate, le case e le scuole vuote, gli uffici, le ricerche, le cliniche, la magnifica agricoltura locale in rovina. La gente è importante per lo Stato Ebraico, e nessuno veramente fuori di Israele capisce che quando Gallant dice che il Libano sarà il primo a soffrirne e minaccia la guerra, non lo fa a cuor leggero, ma non può fare altrimenti. Altrimenti è la vita stessa del Paese in pericolo, un’aggressione dal cielo e sulla terra molto peggiore di quella di Hamas. Questo è il tavolo da gioco, per la vita e per la morte: basta far tornare a casa i propri cittadini alla coscienza occidentale?

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