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israele.net Rassegna Stampa
26.06.2024 Ohibò, dai sondaggi emerge che i palestinesi in gran parte approvano Hamas, il 7 ottobre e la 'lotta armata'
Analisi di Herb Klinon

Testata: israele.net
Data: 26 giugno 2024
Pagina: 1
Autore: Herb Klinon
Titolo: «Ohibò, dai sondaggi emerge che i palestinesi in gran parte approvano Hamas, il 7 ottobre e la lotta armata»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un'analisi di Herb Klinon tradotta dal Jerusalem Post del 17.06.24, dal titolo "Ohibò, dai sondaggi emerge che i palestinesi in gran parte approvano Hamas, il 7 ottobre e la lotta armata".

Herb Klinon, scrive per il Jerusalem Post
Sondaggio: Hamas sconfiggerebbe Abbas ...
Secondo un recente sondaggio la maggioranza dei palestinesi approva la linea di Hamas del 7 ottobre. In questo particolare contesto, la nozione "terra in cambio di pace" determina solamente terrorismo e violenza per Israele e non deve essere la via maestra per raggiungere la pace. Serve un processo di deradicalizzazione profondo e una rieducazione della societá palestinese

Il ricercatore palestinese Khalil Shikaki ha pubblicato mercoledì 12 giugno un sondaggio sugli atteggiamenti dei palestinesi – il terzo dal 7 ottobre – da cui risulta che il 61% dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza preferirebbero vedere Hamas al comando della striscia di Gaza e che il sostegno all’organizzazione terrorista supera di gran lunga quello di Fatah. Nondimeno, il titolo di un articolo in prima pagina sul New York Times della domenica successiva recitava: “Gli abitanti di Gaza esprimono la loro sofferenza sotto Hamas”. Il titolo online dell’articolo era: “Mentre la guerra si trascina, gli abitanti di Gaza sono più disposti ad esprimersi contro Hamas”. In altri termini, pochi giorni dopo che un autorevole sondaggista palestinese, citato come tale a novembre da un’importante firma del New York Times, ha pubblicato un sondaggio che indica una tendenza tra i palestinesi, lo stesso New York Times pubblica un articolo in prima pagina che sembra contraddire i risultati del sondaggio. Mentre il sondaggio mostra un forte sostegno per Hamas tra i palestinesi, l’articolo del New York Times, basato su “interviste a una dozzina di abitanti di Gaza negli ultimi mesi”, delinea una narrazione assai diversa sull’insoddisfazione per il governo di Hamas a Gaza. L’articolo ammette tuttavia che, sebbene oggi misurare l’opinione pubblica a Gaza sia più difficile di quanto non fosse in passato e in alcuni casi emergano risultati contraddittori, in effetti “alcuni recenti sondaggi riflettono a Gaza un debole o parziale sostegno per Hamas e i suoi capi”. L’articolo cita un sondaggio di marzo condotto dall’Institute for Social and Economic Progress ,con sede in Cisgiordania, secondo il quale tre quarti degli intervistati si opponevano ai capi di Hamas Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh.

Circa il ben più recente sondaggio di Shikaki, il giornale afferma: “Altri sondaggi dipingono un quadro più contrastante. Un sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research [di Khalil Shikaki] pubblicato la scorsa settimana mostra che il sostegno a Gaza per i capi di Hamas è leggermente più alto e che la percentuale di soddisfatti per la dirigenza di Hamas nel territorio è aumentata rispetto a dicembre”. Per la verità il sondaggio di Shikaki, a differenza di quello di marzo citato New York Times, rileva che la percentuale di gradimento verso Hamas e Sinwar rimane molto alta. Circa il 65% di tutti i palestinesi intervistati si è dichiarato soddisfatto del comportamento di Sinwar durante questa guerra (il 76% in Cisgiordania e il 50% a Gaza). Secondo un approfondito studio della copertura del New York Times dal 7 ottobre al 7 maggio, condotto dalla giornalista di Maariv Lilac Sigan, sin dall’inizio della guerra il giornale ha presentato un’immagine distorta della situazione con articoli fortemente empatici nei confronti dei palestinesi e fortemente critici nei confronti di Israele. L’articolo sui sondaggi risponde allo stesso schema, giacché viene data ben poca importanza al sondaggio di Shikaki effettuato pochi giorni prima per il fatto che apre delle falle nella rappresentazione complessiva del conflitto sistematicamente adottata dal New York Times. Non solo i risultati del sondaggio non sono in linea con la narrativa della guerra che domina la copertura del New York Times. Essi sono anche in contrasto con alcuni dei presupposti di base che animano anche altri attori, a cominciare dall’amministrazione del presidente Joe Biden, tra cui un concetto che Biden iniziò ad articolare sin dal 20 ottobre in un discorso al popolo americano: Hamas non rappresenta il popolo palestinese.

Bandiere di Hamas in corteo dopo la preghiera del venerdì a Hebron, in Cisgiordania

La maggior parte degli israeliani vorrebbero con tutto il cuore che fosse così. Il problema è che non hanno visto nulla, né ora né nel corso degli anni, che possa avvalorare tale affermazione. Anzi, i dati dei sondaggi indicano che questa ipotesi è solo un pio desiderio. Innanzitutto, secondo il sondaggio il 67% dei palestinesi, compreso un 57% di quelli a Gaza, ritiene che la decisione di Hamas di lanciare l’attacco contro Israele il 7 ottobre sia stata corretta, contro soltanto il 26% che non è d’accordo (il 41% a Gaza). In secondo luogo, il 75% di tutti i palestinesi intervistati, e il 64% di quelli intervistati a Gaza, affermano di essere soddisfatti del comportamento di Hamas durante la guerra: una guerra scatenata da Hamas e che ha portato morte e distruzione terribili all’enclave costiera e ai suoi abitanti. In terzo luogo, alla domanda su quale parte politica preferiscano la maggioranza relativa di tutti i palestinesi intervistati (40%) risponde Hamas, seguita dal 20% di Fatah. A Gaza, Hamas supera Fatah con il 38% contro il 24%, coi rimanenti che non sanno o preferiscono una terza fazione. Un altro assunto gravemente sbagliato – benché sia un pilastro centrale della visione dell’amministrazione americana per il “giorno dopo” – è che una nuova Autorità Palestinese rivitalizzata, con un presidente, un parlamento e un governo appena rieletti, potrebbe prendere il controllo di Gaza. Sarà anche quello che desiderano l’amministrazione Biden e gran parte dell’Occidente, ma non è l’ipotesi favorita dai palestinesi stessi. Secondo questo sondaggio, solo il 16% della popolazione palestinese totale (il 24% nella sola Gaza) desidera questo scenario. Per quanto riguarda l’Autorità Palestinese e il suo presidente Abu Mazen, ben l’89% dei palestinesi vorrebbe che si dimettesse, una percentuale tocca il 94% in Cisgiordania dove Abu Mazen esercita ancora un certo controllo nominale. Il primo ministro Mohammad Mustafa, nominato da Abu Mazen all’inizio di aprile, non se la passa molto meglio nei sondaggi, con solo il 9% dei palestinesi (solo il 6% a Gaza) che si dicono soddisfatti della sua performance. Un’altra ipotesi ampiamente diffusa all’estero, ma non supportata dai sondaggi, è che i palestinesi vogliano semplicemente una soluzione a due stati. Secondo il sondaggio, solo il 32% sostiene la soluzione a due Stati, con percentuali analoghe sia a Gaza che in Cisgiordania. A una domanda sulle varie misure proposte per uscire dalla lunga fase di stallo del processo diplomatico, il 22% sostiene l’abbandono della soluzione a due stati, il 62% dice di “sciogliere l’Autorità Palestinese” e ben il 63% dice di ricorrere a una “intifada armata”. Dopo otto mesi di guerra, il 54% dei palestinesi intervistati in generale, e il 56% dei palestinesi di Gaza, affermano che “il mezzo migliore per raggiungere gli obiettivi palestinesi di porre fine all’occupazione e costruire uno stato indipendente” è mediante “la lotta armata”, contro solo il 25% che opta per i negoziati. È anche interessante notare che tre quarti degli intervistati affermano di essere contrari a un accordo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele quand’anche fosse condizionato all’accettazione da parte di Israele dell’idea di uno stato palestinese e all’adozione di misure concrete per realizzarlo. A fronte della freddezza verso un eventuale disgelo israelo-saudita, i palestinesi intervistati nel sondaggio mostrano grande apprezzamento per lo Yemen, i cui Houthi bersagliano a intermittenza navi commerciali nel Mar Rosso e lanciano missili balistici contro Israele. Alla domanda sul livello di gradimento verso vari attori regionali, l’80% si dichiara soddisfatto della performance dello Yemen durante la guerra, il 57% si dichiara soddisfatto di Hezbollah e solo il 18% dell’Egitto. (Da: Jerusalem Post, 17.6.24)

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