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Il Foglio Rassegna Stampa
24.06.2024 Ruth Wisse: la gentilezza verso il male è autodistruzione
Commento di Ruth Wisse

Testata: Il Foglio
Data: 24 giugno 2024
Pagina: III
Autore: Ruth Wisse
Titolo: «La gentilezza verso il male e autodistruzione»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/06/2024, a pag. III, con il titolo "La gentilezza verso il male e autodistruzione" il commento di Ruth Wisse pubblicato sul Wall Street Journal (traduzione e cura di Giulio Meotti).

Ruth Wisse
Pacifismo in Israele. Ad essere gentili con i crudeli, si finisce con l'autodistruggersi. Ci sono molti esempi nella storia dei rapporti fra Israele e i terroristi palestinesi. Come nella storia di Sinwar, salvato da un medico israeliano (quando era in prigione) e poi scarcerato, ora a capo dei terroristi di Gaza e mente del 7 Ottobre. O dei molti israeliani del Sud che avevano accolto abitanti di Gaza nelle loro comunità, per poi essere barbaramente assassinati il 7 Ottobre. Israele, svegliati, meno prigioni, più eliminazioni sul posto.

Il più importante dei detti yiddish di mia madre era: ‘A rakhman oyf gazlonim iz a gazlen oyf rakhmonim’. Si traduce approssimativamente in ‘la gentilezza verso il crudele è crudeltà verso il gentile’” scrive sul Wall Street Journal Ruth Wisse di Harvard. “Il liberale che mostra compassione verso i malfattori finisce per fare del male a chi è misericordioso e buono. Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha trascorso 22 anni nelle carceri israeliane per aver pianificato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani e l’omicidio di quattro palestinesi sospettati di collaborare con Israele. Dopo il 7 ottobre, l’ex dentista della prigione la cui diagnosi salvò la vita del signor Sinwar, e il cui nipote Hamas aveva ucciso, ha detto ai media tedeschi che, avendo conosciuto il signor Sinwar come paziente, si era opposto al suo rilascio. ‘So quanto è crudele’. Gli israeliani sapevano che molti dei terroristi condannati che liberavano in seguito allo scambio di ostaggi se ne andavano con una consapevolezza delle vulnerabilità dei loro rapitori e si impegnavano nuovamente nel terrorismo. Molti degli israeliani massacrati il 7 ottobre avevano accolto gli abitanti di Gaza nelle loro comunità e nelle loro case. La riluttanza a imporre la pena di morte, la convinzione di salvare vite umane ad ogni costo e una cultura politica accomodante hanno reso gli ebrei il popolo più liberale e più facilmente bersaglio del Medio Oriente. Quanto più Israele ha cercato di incoraggiare l’autogoverno palestinese, anche ritirandosi da Gaza nel 2005, tanto più i leader palestinesi hanno fomentato la violenza, culminando nelle crudeltà di Hamas. Quando una civiltà amante della pace asseconda i suoi aspiranti distruttori, crea uno squilibrio morale che deve finire con la sua stessa distruzione. Israele sta imparando a caro prezzo che la parte più difficile nel proteggere la democrazia liberale è fermare i malvagi prima che massacrino i puri e i buoni. Gli Stati Uniti si muovono nella direzione opposta. Per due secoli, dal fascismo in Germania all’islamismo in Iran, la guerra contro la democrazia liberale è stata combattuta attraverso le guerre contro gli ebrei. Israele somiglia di più agli Stati Uniti nei suoi valori fondamentali e nella grinta imprenditoriale, rendendolo un utile bersaglio per procura dell’America, come la controfigura del protagonista finché non arriva il momento di girare la sua scena. Dietro ogni ‘morte a Israele’ c’è la minaccia per l’America. Non siamo negli anni ’30, quando i fascisti arrivarono in America per inveire contro gli ebrei prima che qualcuno potesse prevedere quali atrocità li avrebbero aspettati. I terroristi hanno attrezzato la popolazione civile di Gaza come un'enorme trappola esplosiva che gli israeliani avrebbero dovuto far esplodere nel tentativo di salvare i loro ostaggi e neutralizzare i colpevoli. Sinwar si è vantato del fatto che i palestinesi siano ‘sacrifici necessari’ affinché l’Occidente continui ad incolpare Israele per la sua barbarie, e molti lo accontentano. Il detto di mia madre fa risalire la sua origine al Talmud, in cui Rabbi Elazar commenta la decisione di Saul di risparmiare il re Amalek, l’archetipo ebraico del male. Ora vedremo se Washington può imparare da quella saggezza, non sempre messa in pratica, per affrontare coloro che cercano il dominio non solo dal Giordano al Mediterraneo, ma dal mare americano al mare splendente”.

(Traduzione di Giulio Meotti)


lettere@ilfoglio.it

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