Putin e le debolezze dell’Occidente Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 23 giugno 2024 Pagina: 1/25 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Asia, Putin all’offensiva sulle orme di Krusciov»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/06/2024, a pag. 1/25, con il titolo "Asia, Putin all’offensiva sulle orme di Krusciov" l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Con una scelta di tempo mirata a sfruttare le debolezze dell’Occidente, Vladimir Putin si è recato in Nord Corea e Vietnam con l’intenzione di trasformare l’Estremo Oriente in un nuovo fronte della sfida alle democrazie, seguendo le orme del leader sovietico Nikita Krusciov.
L’ultima visita di Putin a Pyongyang risaliva al 2000 e da allora il Cremlino aveva sempre sostenuto la posizione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulle sanzioni contro l’arsenale nucleare nordcoreano, ma tutto ciò è stato rottamato dall’abbraccio avvenuto questa settimana con Kim Jong Un, frutto della volontà di arruolarlo nella contrapposizione globale alle democrazie. Il “patto strategico” firmato è rigorosamente segreto ma, per ammissione dei due leader, include la “mutua assistenza militare in caso di attacco” e ciò significa, come spiega Stephen Sestanovich cremlinologo del “Council on Foreign Relations” di New York, che si profila uno scambio: Pyongyang fornirà munizioni di artiglieria e missili a corta gittata nordcoreani per le truppe russe impegnate in Ucraina mentre in cambio Mosca farà avere petrolio e assistenza per perfezionare l’uso delle armi di distruzione di massa con cui Kim minaccia Sud Corea, Giappone e soprattutto gli Stati Uniti.
Ma non è tutto perché il timore di Washington è che Kim faccia anche un passo in più: offrendo a Putin volontari per combattere nelle trincee lungo il Dnepr.
Come riassume Rahm Emanuel, ambasciatore americano a Tokyo, Putin viola le sanzioni internazionali contro la Nord Corea perché il suo intento è trasformare la Russia nel Paese guida del fronte degli “Stati canaglia” per sabotare ovunque le relazioni internazionali. Se Mosca ha già stretto un’alleanza militare con Teheran — da cui riceve i droni-kamikaze che impiega in Ucraina ed a cui fornisce assistenza balistica — ora farà lo stesso con Pyongyang per aprire un nuovo fronte di pressione contro gli Stati Uniti, che ha definito una “dittatura neocoloniale mondiale”. Perché come lo sviluppo del programma missilistico iraniano tiene in bilico l’intero Medio Oriente, obbligando il Pentagono a schierare portaerei e difese antibalistiche a protezione degli alleati regionali, così l’arsenale atomico nordcoreano non solo mette a rischio la stabilità dell’Estremo Oriente ma è capace di proiettare una minaccia non convenzionale direttamente sul territorio degli Stati Uniti, dalle coste dell’Alaska alla California. Da qui l’opinione che Alexander Gabuev, direttore del “Carnegie Russia Eurasia Center”, affida alNew York Times sulla scelta di Putin di “esercitare pressione contro l’Occidente anche in Asia” facendo leva in maniera assai spregiudicata sull’arsenale nucleare nordcoreano a pochi giorni di distanza dalle sue dichiarazioni sul “ripensamento” in atto sull’uso delle armi atomiche russe, lasciando intendere di essere incline ad adoperare quelle tattiche per operazioni militari limitate su un singolo teatro di battaglia al fine di raggiungere particolari obiettivi.
La tappa in Vietnam è un altro tassello di questo approccio russo all’Estremo Oriente perché Hanoi ha bisogno di rimodernare le forze militari — soprattutto aeree e navali — e Mosca può dargliele a prezzi e condizioni più favorevoli dell’Occidente, per sostenerla anche nelle tensioni bilaterali con Pechino. E qui c’è un’altra novità dell’offensiva asiatica di Putin perché l’accordo di mutua assistenza militare con Pyongyang è un’evidente invasione di campo nello spazio strategico cinese e lascia intendere che il Cremlino vuole dimostrare anche a Xi Jinping di essere l’unico leader in grado di mettersi alla guida di un fronte globaleanti-occidentale. Ecco come nasce la freddezza di Pechino verso il patto russo-nordcoreano. Ed ora Xi deve affrontare un bivio: sostenere oppure ostacolare il protagonismo russo lungo i suoi confini.
Il tutto è avvenuto con una formidabile scelta di tempo perché Putin si è presentato a Pyongyang mentre l’Ue è nel bel mezzo di una difficile fase di transizione dopo il voto per l’Europarlamento, alla Nato è in corso il cambio di segretario generale e gli Stati Uniti stanno per entrare nella fase più calda della campagna presidenziale con il primo dibattito tv Biden-Trump. Ovvero, Putin accelera perché percepisce che le democrazie sono nel bel mezzo di una difficile fase di passaggio politico e ciò consente a Mosca di accumulare vantaggio ovunque possibile: avanzando con le truppe verso Kharkiv in Ucraina, spingendo l’Iran ad aumentare l’attività militare di Hezbollah contro Israele, insediandosi in Niger nel cuore del Sahel, corteggiando la Tunisia di Kais Saied ed ora anche creando un’alleanza militare con la Nord Corea dotata di armi nucleari. Ed è ragionevole prevedere che quest’accelerazione strategica di Putin continuerà fino alle elezioni americane del 5 novembre, con l’obiettivo di acquistare massima forza nei confronti del prossimo inquilino della Casa Bianca, chiunque egli sia.
Ma non è tutto perché l’accordo Putin-Kim ha un precedente nel 1961 quando fu l’allora leader sovietico Krusciov a siglare l’intesa di “amicizia, cooperazione e mutua assistenza” con Pyongyang. Anche allora Mosca era protagonista di un’offensiva su più fronti contro l’Occidente: il primo test nucleare, la costruzione del Muro di Berlino e l’incontro fallimentare con John F. Kennedy a Vienna ci ricordano che Krusciov sfruttò il patto con la Nord Corea per estendere una rete internazionale di crisi, al fine di assediare gli Usa e le democrazie. La Storia ci dice che quella scelta di Krusciov sarebbe stata seguita, mesi dopo, dalla crisi dei missili a Cuba ovvero il momento più pericoloso della Guerra Fredda.
In attesa di sapere se Putin andrà nella stessa direzione sarebbe un grave errore per Nato e Unione Europea ignorare i pericoli globali che discendono dal patto di mutua assistenza militare Russia-Nord Corea.
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